Requiem for a Real Life

È andato in scena l’11 gennaio all’Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti di Roma, Requiem for Pinocchio, spettacolo diretto e interpretato da Simone Perinelli.

È l’anelito di ribellione che si cela nell’uomo moderno, declinato quale volontà e necessità di – come dice lo stesso Pinocchio-Perinelli – «tornare allo stato naturale delle cose», a un ipotetico passato in cui non ci sarebbero state troppe preoccupazioni, il tema principale, se non l’unico, della rappresentazione tenutasi all’Accademia Popolare dell’Antimafia e dei Diritti di Roma.

Per Pinocchio questo passato spensierato si riferisce alla propria vita originaria da burattino, essendosi reso conto, dalla diretta esperienza di bambino vero, quanto quest’ultima gli stesse stretta e come, per lui, sarebbe addirittura stato meglio avere un cappio al collo al posto di quel «nodo di cravatta» che simboleggia le responsabilità del cittadino del XXI secolo che, pur di sopravvivere alla società, deve seguire dei canoni ben precisi.
La scenografia, che comprende un tavolo, una corda, una maschera da asino e un microfono, trasmette da subito la perenne inquietudine che sarà poi presente durante tutto lo spettacolo. A caratterizzare tale inquietudine, capace di catturare l’attenzione del pubblico, saranno soprattutto le luci – perlopiù bianche e usate come fari puntati sul protagonista – le quali, lasciando il buio intorno e accentuando i connotati del protagonista, riusciranno a enfatizzarne un carattere talmente sovreccitato e insolito da portare a pensarlo quale soggetto con disagi mentali e comportamentali.

Attraverso alcuni aneddoti fedeli alla storia di Collodi, ma rielaborati in chiave negativa e pessimistica (dall’incontro con il Grillo Parlante a quello con la Fata Turchina) e aggiungendo più che celebri citazioni da film, canzoni e opere teatrali (Forrest Gump, il brano Natural Woman e Amleto), Perinelli ripercorre la vita di Pinocchio dal momento in cui, da bambino in carne e ossa, diventa poi uomo comune della nostra società: un uomo che lavora per pagare le rate della propria auto, che cerca l’anima gemella sui social network, che non trova gioia e soddisfazioni nella monotonia in cui, inevitabilmente, prima o poi naufraga.

L’attore, nel suo monologo, impersona allora un Pinocchio un po’ diverso da come lo si conosce. Sì, è un bambino vero, ma si trova a un processo. Il suo processo. E, in tribunale, l’ex burattino esprime da subito e con fare drammatico il desiderio di tornare com’era prima della trasformazione in essere umano. La performance di Perinelli è originale e trasmette efficacemente il topic di Requiem for Pinocchio (l’angoscia di avere una vita-routine e la paura di non riuscire a liberarsene) e, disegnando la precarietà psichica del proprio protagonista, lancia una profonda critica a una modernità che, a causa dello stress infuso in ogni ambito (la famiglia, il lavoro, la vita), conduce a una situazione di instabilità esistenziale.

Una critica, tuttavia, forse eccessiva al modo di vivere che, in Occidente, abbiamo adottato. Si potrà anche essere d’accordo sul fatto che la società contemporanea faccia pressione sul singolo tanto nell’intimità, quanto nelle attività quotidiane; tuttavia adottare un atteggiamento incapace di riconoscere valore e funzione al dovere, e che elogia solo i diritti, rischia di diventare pericolosamente infantile, se non proprio irrispettoso nei confronti di chi, nonostante tutto, cerca di avere una vita comunque appagante. Il desiderio di Pinocchio di tornare burattino è, infatti, non solo impossibile, ma irragionevole, nonché immotivato, perché non è pensabile sollevarsi dalle conseguenze (future) e dalle responsabilità (attuali) delle nostri azioni (passate). Tanto meno si può unilateralmente affermare che l’esistenza sia unicamente un agglomerato di apparenze, forzature e disperazione, o che il compromesso sociale e individuale svolga un ruolo mortificante nei confronti della libertà individuale, quando esso rappresenta non solo un argine nei confronti della prepotenza del più forte, ma anche un pilastro a garanzia del rispetto delle esigenze dell’alterità. Perché anche se «la tua casa non vale niente, il tuo orologio non vale niente, il tuo vestito non vale niente, questa chitarra non vale niente, il tuo contratto non vale niente, la tua esperienza non vale niente, il tuo voto non vale niente, tanto vale provarci comunque. Tanto vale provarci comunque» (Comunque, Ministri).

Lo spettacolo è andato in scena
Àp Teatro Accademia popolare dell’antimafia e dei diritti
via Contardo Ferrini 83, Roma
11 gennaio 2018, ore 21.00

Requiem for Pinocchio
di e con Simone Perinelli
con un estratto di Emporium di Marco Onofrio
aiuto regia e consulenza artistica Isabella Rotolo
progetto grafico e foto di Guido Mencari

Articolo scritto all’interno del percorso di Alternanza Scuola Lavoro condiviso tra l’Associazione Culturale Persinsala e il Liceo Terenzio Mamiani di Roma