Il teatro al tempo della crisi

Va in scena in occasione del 75° anniversario dei rapporti diplomatici tra Santa Sede e Giappone, la doppia performance del maestro Noh Kazufusa Hōshō.

È un ideale tramite tra Oriente e Occidente, quello che anima e muove Teatro Nō: Vatican Kangin Noh, manifestazione di teatro giapponese tradizionale curata dall’Associazione Hōshō, in collaborazione con l’Ambasciata del Giappone presso la Santa Sede, per il 75° anniversario dei rapporti diplomatici tra il Paese del Sol Levante e lo Stato Vaticano.

Inaugurati ufficialmente nel 1942, l’«anno successivo allo scoppiar della guerra del Pacifico» che, dall’attacco di Pearl Harbor, portò al conflitto aperto con gli USA e, infine, al rilascio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, «il rapporto tra il Giappone e la Chiesa Cattolica nacque circa 470 anni fa, quando il gesuita Francesco Saverio nel 1549 visitò nel Giappone meridionale la Provincia di Satsuma». Una «lunga […] storia di contatti» che nei giorni del 23 e del 24 giugno ha visto rinnovare il nobile proposito di «una sempre migliore comprensione […] tra i due Paesi».

Quella orientale e quella occidentale non sono, infatti, semplicisticamente contesti geografici descrivibli nei termini di alterità tra culture e stili di vita. Oriente e Occidente rappresentano polarità autenticamente differenti della vita, due concezioni divergenti dell’individualità e della comunità, due weltanschauung virtuosamente e meravigliosamente inconciliabili nel manifestare la varietà ecologica cui l’umanità potrebbe liberamente anelare, se messa al riparo dalla violenza di un mercato comune che riduce le pulsioni dell’homo sapiens ai connotati del consumatore e all’invasività ideologica di un capitale che, nell’ansia della prestazione, tende ormai a omologare nello smarrimento l’intero genere umano.

Su un elemento cruciale, però, lo scarto sembra ancora essere radicale e in grado di rifrangersi splendidamente – e fortunatamente – nelle diversità delle espressioni artistiche. È il tempo, baratro concettuale con cui la razionalità filosofica si confronta fin dalle proprie origini e che, se nella prospettiva occidentale tende ad assumere le forme della sottrazione e del negativo (perdere tempo, sprecare occasioni, il più bel periodo della mia vita) per poi implodere nell’intimità del rimorso e rimpianto, in quella Noh continua a farsi elemento cardinale, di mezzo in quanto fine di una rappresentazione scenica e, di conseguenza, di trasfigurazione e sublimazione in essa dell’esistenza.

Ben descritti dalle note di regia, la liturgia shintoista Okina e l’interpretazione del celebre episodio evangelico Resurrezione di Cristo presentano un’evidente continuità di linguaggio e mostrano  con chiara coerenza i tópoi drammaturgici di un’antichissima tradizione artistica che si enuclea nelle splendide maschere e nei folgoranti costumi, nella lenta cura dei movimenti e nell’alternanza di frenesia e compostezza nei ritmi (anche vocali), nella gravità delle variazioni musicali e nella drammaticità dell’eleganza coreutica. Okina e Resurrezione di Cristo sono, infatti, due performance scritte e inscenate dall’antica scuola Hōshō fondata nel XV secolo, oggi portata avanti da Kazufusa Hōshō, suo «ventesimo Sōke, ovvero legittimo e unico erede». E se il primo (Okina) «appartiene a una categoria a sé stante, senza una trama vera e proprio […] una rappresentazione rituale in cui gli attori rappresentano delle figure divine che danzano per la pace, la prosperità e la salvezza della terra», il secondo (Resurrezione di Cristo) è «uno spettacolo di Teatro Nō basato su un’opera del missionario tedesco Hermann Heuvers, rappresenato nel 1957», l’unico della suddetta scuola in cui si parli di Cristo.

Proprio dalla densità del tempo (la cui consapevolezza si fa concentrazione assoluta) e da un percorso di autopurificazione (che investe tanto il corpo quanto la mente) che l’attore Noh trae l’energheia (forza) indispensabile per offrire agli astanti la possibilità di un autoascolto interiore durante l’evento spettacolare, così determinando, attraverso esso (il tempo dello spettacolo), le condizioni ermeneutiche di apprendimento dall’esperienza artistica.

Condizioni che, tornando al tentativo di un parallelismo virtuoso tra Oriente e Occidente, riportano alle origini etimologiche di una parola, la crisi (scelta), nei confronti della quale l’individuo e la società occidentale non sembrano ancora essere in grado di confrontarsi costrutivamente, preferendo il suo unilaterale accostamento all’horror vacui e, così facendo, costringendo le proprie manifestazioni artistiche tanto a celarsi dietro una tradizione anacronisticamente legata all’esclusività della parola, quanto a mortificarsi nella continua reiterazione di valori e ideali rassicuranti solo perché indiscutibili e, rispetto ai quali, l’antitetica visione promossa da Kazufusa Hōshō sembra costituire una valida alternativa.

Due mondi a confronto sono, dunque, andati in scena all’interno delle strepitose stanze del Palazzo della Cancelleria, uno, quello Orientale, in canto e azione, l’altro, quello Occidentale, in ascolto e visione. Due mondi antitetici dell’intendere e del volere, così come del concepire e rappresentare la vita attraverso il teatro, la cui dissonanza (tra Occidente e Oriente), sembra ricordarci questa due giorni di Teatro Noh, mostra di avere in sé tutti i crismi dell’essere ponte, piuttosto che muro.

Gli spettacoli sono andati in scena
Palazzo della Cancelleria
Piazza della Cancelleria, 68 – 00186 Roma (Vaticano)
23 giugno 2017 ore 19:00, 24 giugno 2017 ore 17.00

Teatro tradizionale giapponese Nō
Vatican Kangin Noh
Teatro Noh: scuola HŌSHŌ e scuola KONGŌ
con il supporto di Sophia University, Associazione Italo – Giapponese, L’Istituto Giapponese di Cultura in Roma
in collaborazione con Associazione Hōshō
con il Patrocinio di Agency for Cultural Affairs Government of Japan, The Tokyo Club

Nō Resurrezione di Cristo
Cristo: Kazufusa Hōshō
Mary Magdalene: Sotaro Waku
La madre di Jacob: Hajime Tazaki
Angelo della voce: Isa Takeda

Nō Okina
Okina (Shite – attore principale): Kazufusa Hōshō
Senzai: Sotarō Waku
Sanba-sō: Sengorō Shigeyama
Portatore di maschere: Tatsuya Iguchi
Koken: Hiromi Shimada
Direttore di Scena: Nobuharu Sawai,(mihoproject co.)
Direttore d’Allestimento: Kenichi Nomura, (mihoproject co.)