Le donne di Riccardo III

teatro-i-milanoAl teatro i Simona Malato diretta da Giuseppe Massa da vita alle tre donne di Riccardo III in un’opera parziale e personale sugli effetti nefasti del potere. A veicolare l’immagine di uno dei personaggi più malvagi di Shakespeare, il dialetto siciliano.

Un cimitero di specchi: ognuno porta una bandiera.

Ad aprire la scena è l’ex regina Elisabetta, che trascina le piccole bare dei propri figli, una musica tribale in sottofondo. Il corpo dell’attrice usato come grottesco strumento espressionista. Un corpo che dall’inizio alla fine dello spettacolo non smette di raccontare la fatica disumana di sopportare la sofferenza. Un corpo piegato e agonizzante, il corpo vinto e spezzato di chi ha subito l’abbandono, il tradimento, l’assassinio e la privazione degli affetti più cari.

 

La tragedia di Riccardo III è quella del suo odio.

Tre donne protagoniste, tutte interpretate dalla coraggiosa Simona Malato, ognuna facendo eco all’altra e moltiplicandone la tragicità.
La regina Elisabetta, la regina Margherita e la madre, la duchessa di York. Tre immagini viventi di una sciagurata calamità umana che ovunque ha portato disperazione.
La prima costretta nello straziante ricordo dei figli assassinati; la seconda, vedova di Enrico IV, ridotta a vivere di carità all’ombra degli assassini della sua famiglia; e infine, la madre di Riccardo, generatrice e spettatrice di tutto quel male.

Come già fece Shakespeare con il suo personaggio, il regista Giuseppe Massa usa Riccardo III per drammatizzare la malvagità umana e assurgerla a livello assoluto.

Se già Shakespeare aveva costruito sulla figura di Riccardo Plantageneto una impalcatura che si nutriva principalmente di immaginazione, riversando su di esso tutti gli incubi che il potere poteva generare, qui l’esasperazione dei suoi effetti è esponenziale.

 

Quasi una sintesi dei momenti più tragici dell’opera, Massa sceglie la IV scena del IV atto per raccontare in poche battute e tre soli personaggi la crudeltà di Riccardo.

 
Interessante e d’effetto la traduzione del testo in siciliano, tra l’arcaico e il popolare, che estrapola dal testo soprattutto l’aspetto carnale e sanguinario. Uno studio sulla lingua e sulla forza espressiva del dialetto come strumento teatrale capace di dare corpo e materia alla parola poetica.
Un’operazione originale, ambiziosa e parziale al tempo stesso. Parziale perchè si limita a prendere in esame una piccola parte dell’opera senza la pretesa di raccontarla tutta e attraverso tutti i suoi livelli esegetici; ambiziosa perchè in quelle poche battute si concentra in termini universali la mostruosità del Duca di Gloucester.

 

Di notevole suggestione l’utilizzo della maschera con cui è citato in termini fisici il personaggio di Riccardo, che diventa un mostro dalla gestualità rovesciata e convulsa che tuttavia ipnotizza il pubblico come una divinità pagana. Un fascino perverso di ambiguità e doppiezza, lo stesso che lo lega indissolubilmente a quell’universo femminile che ha distrutto e che al contempo lo ha generato.

 

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro i
via Gaudenzio Ferrari, 11 – Milano
fino a lunedì 13 maggio
orari: da lunedì a sabato, ore 21.00 – domenica, ore 17.00 (martedì riposo)

Richard III (overu la nascita du novu putiri)
di William Shakespeare
regia e traduzione in siciliano Gc
con Simona Malato
luci Rudy Laurinavicius
scene e costumi Simone Mannino
aiuto costumista Isabella Stefanelli
foto di scena Simona Scaduto
assistente alla regia Simona D’Amico
produzione Associazione Bogotà in collaborazione con A. C. Scupa e Nostra Signora c.c.d