Il Circo del Terrore

Da venerdì 4 a domenica 20 dicembre, il Rigoletto di Verdi/Brockhaus/Metha arriva all’Opera di Firenze. Tra applausi e contestazioni, prende vita uno spettacolo interessante e mai banale.

Mantova, corte del Duca. Un buffone gobbo e maligno di nome Rigoletto, si prende gioco dei cortigiani per divertire il suo padrone. Egli, tuttavia, non è solo il servo pungente di un padrone libertino: Rigoletto è il padre amorevole (e ossessionato) di una bellissima fanciulla chiamata Gilda.
Il suo unico scopo nella vita è proteggere quell’angelo e per questo motivo la custodisce in gran segreto all’interno di una stanza inaccessibile. Per compiacere il Duca, la tagliente lingua di Rigoletto non risparmia nemmeno la sofferenza di un padre che, al pari suo, ama una figlia ingannata e disonorata. È ormai notte e la terribile maledizione di Monterone squarcia come un fulmine le mura del palazzo e della prigione dorata di Gilda, trascinando i protagonisti del dramma in una spirale di amore, disperazione e morte.
L’ingenua Gilda, per salvare la vita di un uomo vile, morrà tra le braccia del genitore disperato, autore inconsapevole dell’orrendo omicidio.

La regia di Henning Brockhaus, pur ammettendo lampi di genio, non convince del tutto, o almeno non lo fa immediatamente. Come il buon vino, infatti, va fatta decantare.
La corte del Duca viene delineata quasi come un inferno rosso, popolato da strane creature. Rigoletto non sembra l’unico buffone, al contrario, egli è circondato da travestiti, nani, donne discinte e volgari e clown. Lo stesso gobbo è truccato come se fosse un pagliaccio. Non si tratta di un palazzo, ma di un circo infernale dal quale escono mostri biechi e senz’anima.
Unico raggio di luce, perla pura e senza macchia, è Gilda. La giovane donna, candidamente vestita, vive in una cameretta nascosta raggiungibile solo con una scala, dorme in una culla protetta da sbarre e di giorno fa la vezzosa indossando scarpe e cappelli rossi, ma di nascosto e vergognandosene un po’. Il purpureo di quegli oggetti altro non è che l’indizio della corruzione amorosa che di lì a poco la condurrà alla morte.
La casa di Sparafucile e Maddalena non è una casa. È una specie di cumulo di legni, una zattera sospesa sulla trama, sopra la quale si compie il destino dei protagonisti. È qui che il Duca si salva la vita e Gilda sacrifica la sua.
Di grande spessore artistico il cast. Il Rigoletto di Vladimir Stoyanov è un personaggio fortemente sfaccettato capace di apparire tanto antipatico e patetico quanto aggressivo e disperato. L’ottima prova emotiva del baritono è inoltre supportata da una voce salda e profonda, convincente in tutta la tessitura, particolarmente apprezzabile in Cortigiani, vil razza dannata. Julia Novikova (Gilda) ha conquistato consensi e applausi svelando acuti cristallini e fraseggi delicati e coinvolgenti. Assolutamente adeguato anche Ivan Magrì che, nei panni del Duca di Mantova, ha dato prova di una voce piena di armonici e potente tanto nella zona centrale quanto in quella acuta. Magnifica e piena di sensualità la Maddalena di Anna Malavasi. Non è facile entrare nell’opera solo all’ultimo atto e dover convincere il pubblico con poche frasi, ma l’artista mantovana ha raggiunto l’obiettivo e, anche grazie allo splendido timbro di voce, il quartetto finale è risultato pieno di pathos e carico di emozioni. Bella prova anche per Giorgio Giuseppini (Sparafucile), Konstantin Gorny (Monterone) e Chiara Fracasso (Giovanna).
Sul podio fiorentino, l’affezionatissimo Zubin Metha. La sua direzione è apparsa praticamente perfetta. Il suo gesto, pur chiaro e sicuro, ha comunque lasciato spazio all’interpretazione emotiva dei singoli interpreti, e ciò ha conferito ulteriore spessore artistico all’andamento generale dell’opera.
Un Rigoletto, quello in scena all’Opera di Firenze, che nonostante qualche opinabile e stridente ruvidezza registica, coinvolge completamente chi assiste. Uno spettacolo da vedere, anche solo per rimanerne scossi.

Lo spettacolo continua
Opera di Firenze – Teatro del Maggio Musicale Fiorentino

Piazzale Vittorio Gui 1, Firenze
Venerdì 4 dicembre, ore 20:00
Domenica 6 dicembre, ore 15:30
Mercoledì 9 dicembre, ore 20:00
Sabato 12 dicembre, ore 20:00
Martedì 15 dicembre, ore 20:00
Venerdì 18 dicembre, ore 20:00
Domenica 20 dicembre, ore 15:30

Rigoletto
Opera in tre atti di Giuseppe Verdi
Libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma Le Roi s’amuse di Victor Hugo

Direttore Zubin Mehta
Regia Henning Brockhaus
Assistente regia e movimenti coreografici Valentina Escobar
Scene Ezio Toffolutti
Costumi Patricia Toffolutti
Assistente costumista Sara Spoladore
Luci Sergio Rossi
Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Rigoletto Vladimir Stoyanov / Ambrogio Maestri (6, 12, 18/12)
Gilda Julia Novikova / Cristina Poulitsi (6, 12, 18/12)
Duca di Mantova Ivan Magrì / Arturo Chacón-Cruz (6, 12, 18/12)
Sparafucile Giorgio Giuseppini
Maddalena Anna Malavasi
Monterone Konstantin Gorny
Giovanna Chiara Fracasso
Marullo Italo Proferisce
Matteo Borsa Luca Casalin
Conte di Ceprano Nicolò Ceriani
Contessa di Ceprano Sabrina Testa
Un paggio Irene Favro
Un usciere Vito Luciano Roberti
Figurante Giuliano Del Taglia
Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino
Allestimento del Teatro Regio di Parma