Una tomba squisita in cui si servono krapfen

teatro-cooperativa-milano-80x801Al Teatro della Cooperativa, Renato Sarti in forma smagliante mette in scena (en travesti) l’opera di Thomas Bernhard. Il collasso della borghesia in una sorta di ultima cena in cui si servono logiche soffocanti, tradizioni avariate e riso sempre più amaro.

Ritter, Dene, Voss. Sembrerebbe in effetti una filastrocca. Un gioco di parole? Una nenia forse, ma senza suonare affatto rassicurante. Piuttosto, una litania sogghignante che possiede la circolarità del numero perfetto.

Quasi a suggerire sardonicamente la triade tesi, antitesi, sintesi. Insomma, una piccola formula magica ridotta a puro suono in cui sembra racchiusa la crisi e il suo stesso scioglimento. Ma solo apparentemente.

Ritter, Dene, Voss sono tre fratelli che vediamo nel difficile compito di sopravvivere alla alienante borghesia della Vienna tra le due guerre, con tanto di ritratti alle pareti di antenati di tutte le generazioni passate.

Una genia che degli avi ha assorbito la maniera, almeno per quanto riguarda le sorelle Ritter e Dene: l’abitudine alla noia, le discussioni vacue, i pranzi interminabili, i servizi per il tè e gli immancabili krapfen.

Ma soprattutto, dell’ingombrante struttura borghese ormai desueta i tre fratelli hanno ereditato, come un gene guasto in attesa della conclamazione, l’inevitabile tendenza a scivolare nella degenerazione morbosa.

Come un edificio che crolla sulle sue stesse fondamenta, il conformismo del piccolo nucleo familiare non regge e scivola nella perversione, senza farsi mancare qualche incursione nell’incesto vero e proprio.

Ad accendere la miccia della trasgressione il fratello, il filosofo Ludwig, che per liberarsi dal vischioso mondo borghese non trova altra soluzione che rifugiarsi in manicomio.

Prelevato dalla sorella maggiore, che per Ludwig nutre desideri neanche troppo repressi, arriva a casa dove lo attende una lunga cena foriera di discussioni, fraintendimenti, scoppi d’ira e rivelazioni che spoglierà la famiglia di ogni tipo di maschera borghese.

La sorella minore non farà che bere, fumare e leggere il giornale, assistendo con disprezzo allo zelo ottuso con cui la maggiore si prodiga per Ludwig e per mantenere una parvenza di normalità.

Le due donne sono attrici, forse in virtù del fatto che il padre era il direttore del teatro dove adesso fanno poco più che qualche comparsata. Ma sempre in attesa di tornare a calcare le scene.

Ludwig amministra con stentato equilibrio i rapporti con le due sorelle, ognuna soprassedendo all’evidente morbosità che le lega al fratello, tra gelosia e rispetto della forma.

E lui intanto le incalza, le inquieta, le condanna e le tormenta con accanita impertinenza.

Ma il tentativo di smuoverle dalla loro empasse tipicamente borghese cozza con una irresistibile forza d’inerzia, dimostrando come i condizionamenti hanno l’inevitabile potere di inseguire come segugi fin nella tomba.

A restituire con sarcasmo il testo caustico di Thomas Bernhard, i tre attori della Filarmonica Clown, due dei quali en travesti (Piero Lenardon e Valerio Bongiorno) in una resa di irresistibile comicità. Lo spessore corrosivo dell’opera si misura con la costante sfida mossa dal meccanismo della risata, e comico e tragico si contendono la scena con leggerezza ammirevole.

La regia di Renato Sarti delinea con precisione e ironia l’entropia di un sistema sociale che collassa su se stesso e che forse ci parla non solo di un contesto storicamente delineato ma dell’umana dipendenza dalle forme e dai condizionamenti sociali, incapace di liberare realmente il proprio pensiero dal proprio contesto di provenienza, come non ci si libera del nostro stesso DNA.

Lo spettacolo continua:
Teatro della Cooperativa Milano

Via Privata Hermada 8,
Fino a domenica 3 marzo 2013

Ritter, Dene, Voss
di Thomas Bernhard
traduzione Eugenio Bernardi
con Valerio Bongiorno, Piero Lenardon, Carlo Rossi
regia Renato Sarti
scene e costumi Carlo Sala
consulenza Walter Fontanot
coproduzione Teatro della Cooperativa/Teatro degli Incamminati con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto NEXT