Roma chiama arte

Presentata all’Opificio Telecom Italia di Roma, in conferenza stampa, la 27° edizione del Romaeuropa Festival. Si parte il 26 settembre e per due mesi la Capitale si vestirà da metropoli internazionale.

Quando si pensa alle avanguardie artistiche contemporanee l’ultimo posto in cui ci verrebbe in mente di collocarle è Roma. Woody Allen docet, la capitale è stracca, vive all’ombra di ruderi, emblemi del fu classicismo, corre dietro alle facilonerie televisive, trasforma la cultura in un circo di pagliacci e implode dietro una facciata da cartolina. Senza contare il delirio delle problematiche che la infestano, appartamenti inarrivabili, biglietti dei bus aumentati dalla sera alla mattina, strade che sembrano grumi di macchine prepotenti, code, ritardi, scortesia dilaganti. C’è però una falange resistente che non soccombe alla crisi, la dà per scontata, la vede lì, esiste, ma crede esista anche altro, per esempio un mucchietto di soluzioni. Si tratta di sognatori tenaci che tengono bassa la testa per dare senso al proprio tempo. Appartengono a piccole realtà in cantina, ma non solo.
Alla conferenza di presentazione del Romaeuropa Festival si percepiva il fremito degli anticipi, l’atmosfera di chi è pronto a cogliere le nuove tendenze o magari a produrle. Da settembre a novembre prossimi, Roma si farà ospite di un discorso globale, artisti internazionali porteranno sulla scena le proprie opere, e le nuove tecnologie in streaming e on demand raggiungeranno il pubblico di appassionati a portata di wireless. Pura avanguardia.
Il programma del Festival 2012 è imponente. Numerose e prestigiose le istituzioni coinvolte, in una mobilitazione collettiva che ci piace interpretare come un segnale della consapevolezza sull’importanza rivestita dalla cultura. Oltre agli storici partner, Telecom Italia, Ministero dei Beni Culturali, Regione Lazio, Provincia, Comune, Università Roma Tre, Auditorium Conciliazione e Parco della Musica, ambasciate e istituti stranieri, ritrova il contatto con il Teatro Stabile e incrementa la lista di partner con il Teatro Argentina, la Fondazione Musica per Roma e il Macro Testaccio. La mappa cittadina sarà in gran parte scenario degli eventi dislocati nello spazio e nel tempo. Il lavoro per l’organizzazione di un evento di tale portata non poteva avvenire se non in stretta collaborazione, all’insegna della condivisione e con la volontà di mettere al servizio competenze acquisite sul campo. Ogni ente ha poi interpretato il festival secondo la propria visione. Il presidente della fondazione Romeuropa, Monique Veaute, e il direttore artistico, Fabrizio Grifasi, presentano con entusiasmo il fitto programma 2012 decisamente mirato al futuro. Sono loro a gestire la giostra, responsabili delle risorse, degli artisti e coordinatori del consorzio di enti partecipanti. La Veaute parla di crisi, delle difficoltà già incontrate in passato, ma anche della necessità di trovare un punto di ri-partenza, una «rinascita» per trainare la cultura verso il futuro. Il presidente esecutivo di Telecom Italia, Franco Barnabè, al quarto anno di collaborazione, si concentra sul progresso, quello tecnologico. L’azienda si occuperà della sezione Metamondi, ossia la distribuzione in tempo reale sul web di quattro tra gli spettacoli in programma, oltre a supportare le ventinove installazioni presentate in Digital Life 2012, esposte alla Ex GIL di Trastevere, al MACRO Testaccio e All’Opificio Telecom. Dino Gasperini, assessore alle politiche culturali di Roma Capitale, parla di crescita, riferendosi al pubblico in aumento, come agli organizzatori che adottando metodologia lavorativa impeccabile hanno ottenuto la piena disponibilità dalle istituzioni cittadine. Il magnifico rettore della terza università romana insiste sul rinnovamento, in particolare pensando ai giovani. La cultura è il fulcro del discorso di Franco Scaglia, presidente dello Stabile capitolino, che cita esempi virtuosi delle politiche finlandesi e polacche in Europa, sperando in un futuro più florido. Infine, dopo tanta politica amministrativa, arriva il momento di Fabrizio Grifasi che si presta a elencare il nutrito programma composto da quarantatré spettacoli di cui nove prime nazionali, una prima europea e cinque prime mondiali, tutti impossibili da definire secondo un genere, in una sinergia policroma che mescola la danza al teatro, la musica alle figurazioni, la performance alle tecnologie. Una reinterpretazione contemporanea delle sperimentazioni newyorchesi in happening, avvenute negli anni Sessanta con il movimento Fluxus, inaugurato dal compositore John Cage che il Romaeuropa Festival celebra quest’anno, per il doppio anniversario dei cento anni dalla nascita e i venti dalla morte, con una serie di spettacoli a lui dedicati. Un numero spropositato di artisti e tecnici coinvolti, giunti da ogni parte del mondo, Akram Khan da Londra, Fanny Ardant dalla Francia, Rui Horta dal Portogallo, Sasha Waltz dalla Germania, Bill T. Jones da New York, Lemi Ponifasio dalla Nuova Zelanda e poi Ohad Naharin, William Kentridge, Daniel Abreu, Ricci/Forte, la compagnia Virgilio Sieni e ancora tanto altro, in un vivace bollore di creatività da scaldare l’autunno. Sarà possibile seguire l’intera manifestazione anche su Twitter, alla radio, attraverso una collaborazione con Radio Rai3 e il ciclo dedicato a interviste sul palco nella trasmissione Appena fatto, e la programmazione televisiva sul canale europeo Arte. Non resta che stare a vedere, e poi ascoltare, assaporare, sentire, provare sulla pelle.

La conferenza stampa ha avuto luogo:
Opificio Telecom Italia
via dei Magazzini Generali, 20/a – Roma
giovedì 7 giugno, ore 11.30

Romaeuropa Festival 2012
All That We Can Do
da mercoledì 26 settembre a domenica 25 novembre 2012
http://romaeuropa.net/