Un dramma silente che vive della propria sospensione

logo-Teatro-Alla-Scala-80x80Il Teatro alla Scala di Milano ha accolto uno dei grandi capolavori di Sergej Prokof’ev, il Romeo e Giulietta. Il balletto, nella versione di Kenneth MacMillan, ripresa da Julie Lincoln, reinterpreta la tragedia shakespeariana sottraendo l’esplicitazione vocale a vantaggio di un grandioso e perfetto côté visivo. Il risultato? Una goccia d’eternità.

 

Fin dalle primissime scene del Romeo e Giulietta presentato alla Scala di Milano, è chiaro l’intento grandioso, legato ad una rappresentazione classica che mai rimane vittima di un passato chiuso su stesso. Mauro Carosi costruisce una scenografia dettagliata ed evocativa, che fa sorgere Verona in maniera semplice ed immediata. Castelvecchio, la casa di Giulietta emergono rispettando una filologia che si muove con grande cautela tra le descrizioni e l’immaginazione shakespeariane e la città quale è al giorno d’oggi, e che di quelle vestigia fantastiche ne tramanda gli umori tragici e romantici.
Romeo e Giulietta è una storia senza fine, che non ha alcuna intenzione di dirsi finita o di terminare una volta per sempre. La storia possiede un gradiente di indeterminazione e di non completezza che ne dice tanto la sua tragedia quanto la bellezza e l’aspetto romantico.

Ed ecco che alla Scala di Milano ritorna la storia eterna (e qui vogliamo sottolineare la volontà interiore, propria alla storia, di non terminare mai, più che quella di attraversare intatta i secoli) della rivalità tra Montecchi e Capuleti, della Verona tardo medievale e di un amore che può unirsi e completarsi solo nel segreto di un matrimonio rubato e nella sottrazione vicendevole alla vita.

La coreografia di Kenneth MacMillan sublima la storia shakespeariana, attraverso l’inserimento di un discorso silente ed elegante, giocoso e profondamente drammatico. Il lavoro di incastro e di intreccio dei ballerini risulta di altissimo livello, portando la composizione corale ad una presentazione estremamente ricca e vivace. Una coreografia che si fa trasportare dalla musica di un Prokof’ev (magistralmente diretta da Zhang Xian) all’apice della propria vena creativa. Le avanzate dei ballerini assomigliano a cavalcate spettacolari il cui aspetto visivo non può che conquistare gli spettatori. Odette Nicoletti concepisce dei costumi magnifici, che propongono un condensato di storia dell’arte (come non pensare al Pontormo o al Rosso Fiorentino?) e la danza diventa così un vortice di pennellate accompagnate dal côté musicale.

Un balletto che si gioca interamente su toni forti e decisi e che mostra quanto il silenzio giochi un ruolo fondamentale nella concezione di tale arte. Un discorso silente si sviluppa sotto i nostri occhi e l’aspetto vocale perde immediatamente qualsiasi valore poiché viene obliato, lasciato cadere a vantaggio di una logica di forme, colori e suoni: un regime etereo.

Basterebbe la prestazione di Romeo (Angelo Greco) e di Giulietta (Vittoria Valerio) per parlare di qualcosa che tende al sublime, di una volontà ascensionale che si stacca dalla materialità terrena per ambire a luoghi eterni, ma è da sottolineare il lavoro dei solisti e di tutto il corpo di ballo del Teatro alla Scala.

L’aspetto visivo stempera i propri toni con il susseguirsi delle scene e, soprattutto, con il passaggio al secondo atto. Pontormo e Rosso Fiorentino lasciano il passo ad un vellutato rinascimentale, mentre la danza acquisisce qualcosa di circense con un vorticoso gioco sentimentale che sbocca in duelli mortali. Ma prima di assistere alla morte di Mercuzio

per mano di Tebaldo e all’uccisione di quest’ultimo da parte di Romeo che vuole vendicare l’amico, Frate Lorenzo unisce segretamente i due amanti in una cappella che evoca la basilica di San Zeno e la meravigliosa pala mantegnesca concepita per essa. Il doppio duello che seguirà nella scena terza assume i connotati di una vera e propria disciplina sportiva, che necessita un rispetto delle regole e che prevede, necessariamente, un vincitore ed un soccombente.

Il terzo atto condensa tutta la forza della tragedia sheakespeariana. Prokof’ev lavora per brevi pennellate, per rintocchi sonori che agiscono sullo sfondo e che, in maniera lenta ma inesorabile, giungono in primo piano. L’apparente suicidio di Giulietta si consuma in uno scenario essenziale, quasi scarno, mentre quello riuscito di Romeo avviene in un climax drammatico nel quale la magia e i colori scenografici rivestono il ruolo più importante. Paride muore sotto i colpi di Romeo che si toglie la vita poco prima del risveglio di Giulietta. La scelta del suicidio appare quindi l’unica via concepibile per l’amato per ricongiungersi con il suo adorato e la corsa, trascinata, quasi interminabile, della ragazza verso il pugnale, avviene in un’atmosfera gotica, terribile, che annuncia il termine della tragedia che non collima però con la sua chiusura. La storia di Romeo e Giulietta non può terminare poiché la morte mantiene la promessa di un’unione ma sospende l’amore vitale. Romeo cercherà sempre il congiungimento con l’amata, tra duelli, rivalità, fughe e suicidi. La sua tragedia è senza fine poiché non potrà che ricominciare, à nouveau, ancora una volta, in un’immobilità danzante (“danzare o meglio vibrare nell’intimo stando fermi” come afferma Marinella Guatterini).

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro alla Scala
Piazza della Scala – Milano
dal 10 al 23 ottobre 2014

Il Teatro alla Scala presenta
Romeo e Giulietta
coreografia Kenneth MacMillan, ripresa da Julie Lincoln
musica Sergej Prokof’ev
direttore Zhang Xian
scene Mauro Carosi
costumi Odette Nicoletti
luci Marco Filibeck
étoiles Roberto Bolle (10, 13, 16 ott.), Massimo Murru (21, 23 ott.)
artisti ospiti Alina Somova (10, 13, 16 ott.), Natalia Osipova (11, 14s ott.), Marianela Nuñez (21, 23 ott.)
corpo di ballo del Teatro alla Scala diretto da Makhar Vaziev
orchestra del Teatro alla Scala
(la scheda si riferisce all’undicesima rappresentazione avvenuta il 22 ottobre)
Romeo – Angelo Greco
Giulietta – Vittoria Valero
Mercuzio – Antonino Sutera
Tebaldo – Massimo Garon
Benvolio – Marco Agostin
Paride – Riccardo Massimi
Lord Capuleti – Alessandro Grillo
Lady Capuleti – Caroline Westcombe
Il Duca – Matthew Encott
Rosalina – Serena Colombi
La nutrice – Adeline Souletie
Frate Lorenzo – Matthew Endicott
Solista mandolino – Mattia Semperboni
Zingare – Lara Montanaro, Denise Gazzo, Marta Gerani
Lord Montecchi – Giuseppe Conte
Lady Montecchi – Raffaella Benaglia
Amiche di Giulietta – Virna Toppi, Serena Sarnataro, Chiara Fiandra, Lusymary di Stefano, Antonina Chapkina, Giulia Schembri
Produzione Teatro alla Scala