Nel nome del padre

Il Teatro Quirino di Roma chiude la stagione con l’originale adattamento di un classico goldoniano diretto da Gabriele Vacis.

In scena quattro rusteghi, ovvero uomini rustici, non perché incarnazioni di quel romantico “buon selvaggio”, pacifico e incorrotto dalla civiltà e dal progresso, ma perché lontani da qualsiasi tipologia di vivere sociale, da qualsiasi forma di società. Quattro uomini aggressivi, rozzi, egoisti, scossi esclusivamente da esigenze materiali, rivestiti da una corazza dura come quella di un rinoceronte. Quattro uomini che però sono anche mariti e padri. O meglio: due sono mariti, uno è padre, e soltanto l’altro, il mercante Lunardo (un irresistibile Natalino Balasso) unisce entrambe le figure. Ed è proprio Lunardo a essere più degli altri oggetto di critica ed elemento da abbattere. Al centro dello spettacolo vi è infatti la ricerca di una figura paterna degna di questo nome (tanto che alle battute di Goldoni si mescolano i ricordi d’infanzia degli attori), un modello maschile che il figlio possa imitare e poi a esso sostituirsi. Ma nessuno dei quattro rusteghi è all’altezza di questo ruolo: non può instaurarsi alcun passaggio generazionale perché i figli non vogliono assolutamente prendere il posto di tali padri.
Dal punto di vista di oggi potremmo dire che sono delle figure paterne, severe, punitive, rigide, autoritarie, che suscitano timore nei figli, legate a un passato che sta scomparendo. Oggi i compiti di padre e madre non sono più così disgiunti: i padri partecipano al parto, cambiano i bambini, danno loro la poppata, li fanno giocare, dividono con la donna le fatiche e le responsabilità della crescita e dell’educazione dei figli. I ruoli si scambiano continuamente, e non è più insolito vedere un uomo nella veste di madre, così come nello spettacolo i personaggi femminili sono interpretati da attori.
La vicinanza fra la commedia goldoniana e la nostra quotidianità è ben in vista durante tutto lo spettacolo: con una costante amara nota ironica, gli attori entrano ed escono dalle loro parti lasciando raramente il palco, nascondono a mala pena i vestiti moderni sotto panni settecenteschi, si rivolgono direttamente al pubblico, spesso illuminato dalle luci di sala, pronto a farsi coinvolgere e a rispondere con il sorriso.

Lo spettacolo continua:
Teatro Quirino
via delle Vergini, 7 – Roma
fino a domenica 20 maggio
orari: da martedì a sabato ore 20.45, domenica ore 16.45 (lunedì riposo)

Rusteghi – I nemici della civiltà
da I Rusteghi di Carlo Goldoni
traduzione e adattamento Gabriele Vacis, Antonia Spaliviero
regia Gabriele Vacis
con Eugenio Allegri, Mirko Artuso, Natalino Balasso, Jurij Ferrini, Nicola Bremer, Christian Burruano, Alessandro Marini, Daniele Marmi
composizione scene, costumi, luci e scenofonia Roberto Tarasco