Uno spettacolo da perdere la testa!

Genova, maggio 2016, torna dopo 13 anni sul palco genovese il dramma musicale di Richard Strauss di uno dei manifesti letterari del decadentismo europeo per eccellenza: Salome, un unico e significativo atto dal poema di Oscar Wilde.

Dopo l’(in-) successo del Don Giovanni dello scorso gennaio, Rosetta Cucchi si cimenta e ben realizza il progetto della Salome. Se infatti la regia dell’opera di Mozart aveva lasciato insoddisfatto il pubblico, adesso la Cucchi appare pienamente cosciente di libretto, musica e della composizione tutta.
Gerusalemme, reggia di Herodes (Erode): rinchiuso in questa corte il profeta Jochanaan (Giovanni Battista) riesce involontariamente a incantare con la sua profonda e divinatoria voce la bella e sensuale Salome, figlia di Herodias (Erodiade). Salome, dal canto suo, ammalia tutti a corte, compreso il re suo patrigno ed è proprio questa personificazione della sensualità e della passione a costituire il motore del dramma biblico composto da Oscar Wilde nel 1891 e rappresentato solo due anni dopo e fuori dai territori di sua maestà britannica.

In una notte si susseguono morti e momenti di conturbante emotività come quella che invade Salome al punto da desiderare il profeta dai capelli che «sono come grappoli d’uva nera che pendono dai vitigni di Edom» e tanto neri che nemmeno «le lunghe nere notti». Il desiderio non realizzato di Salome di baciare la bocca di Jochanaan porta alla decapitazione di lui e alla morte di lei quale conclusione del dramma.
Trama semplice e lineare che permette dunque allo spettatore di oggi come quello di fine Ottocento, di gustare appieno ogni elemento costitutivo dell’opera: registico, scenico e soprattutto musicale.
Semplice la scena curata da Tiziano Santi, creata grazie all’uso di pannelli che, come una cornice, racchiudono il palazzo e il cortile del sovrano di Gerusalemme. Grazie al simbolico crollo di parti della scena e alla comparsa di crepe in crescente aumento, gli ambienti permettono allo spettatore di cogliere ancora di più la decadenza interiore dell’uomo che nel dramma viene rappresentato, mentre la scenografia risulta strumentale alla rappresentazione della caduta degli uomini sotto il peso di passioni che culminano nella morte del profeta di Dio, anche grazie all’intelligente e ben disposta botola di cui non si vede direttamente il fondo se non attraverso la proiezione retrostante la scena stessa.

La semplicità scenica si coordina con l’attento uso di luci, ombre e colori forti e marcati sia dei costumi che della scena stessa, colori caldi costantemente sfumati da luci chiare e bianche indispensabili per rappresentare le fasi della notte, le stelle e la luna la quale, come la scenografia, nello scurirsi rappresenta l’adombrarsi dell’animo umano.
Non ci sono dubbi sull’esecuzione di Lise Lindstrom (Soprano) nell’interpretare Salome. Vocalità eccellente mantenuta per tutta la durata dell’atto senza cedimenti o incrinature, tanto che le morbose passioni provate da Salome toccano il profondo sentire del pubblico. Non primi protagonisti ma pur sempre di rilievo Jane Henschel e Herwig Pecoraro (Mezzosoprano e Tenore) nelle parti rispettivamente di Herodias e Herodes. Per entrambe un’ottima resa in scena, ma è per tutti e due che vanno sottolineate non solo le qualità tecnico musicali ma soprattutto quelle interpretative attoriali di primo livello.
Mark Delavan (Baritono) nella parte di Jochanaan, dal canto suo, si mostra altrettanto preparato sebbene per lui non ci siano particolari momenti espressivi (Salome è messa in risalto proprio dalla sua ultima aria Es ist kein Laut zu vernehmen).
Ma di questa Salome (come in quasi tutte le precedenti) va ricordato un momento in particolare, forse il più celebre di tutti: La danza dei sette veli. Se sino ad ora infatti l’emozione, il sesso e l’erotismo veniva espressi dalle parole di Salome, adesso è il suo corpo a parlare con una danza canonica ma capace di incantare e di cogliere davvero il significato del testo originario.

Beate Vollack (Danzatrice) interpreta la parte di Salome in questi dieci intensissimi minuti, spogliandosi di ogni singolo velo sino all’ultimo, il settimo, circondata da sette sagome a cui viene consegnato ogni drappo in una danza che, guidata da uno dei più celebri pezzi del catalogo di Richard Strauss, ha tenuto gli spettatori incollati e estasiati dinanzi al palcoscenico.
Durante la rappresentazione, va, tuttavia, segnalata una minima e, purtroppo, non indolore, disattenzione per i dettagli che si rileva nel concreto, per esempio, nella mancanza di un vassoio d’argento, dove il libretto lo richiederebbe, per consegnare la testa del profeta decapitato a Salome, oppure nei capelli di Jochanaan non neri. E se spesso gli oggetti e le loro caratteristiche possono essere trascurabili nonostante le disposizioni sceniche, nel caso di Salome sarebbe stata opportuna una maggiore considerazione del testo originario perché la bellezza del testo è racchiusa in ogni sua singola parola, in ogni suo significato e in ogni suo rimando.

In ogni caso, Rosetta Cucchi riesce registicamente a coordinare i vari elementi e a trasmettere visivamente al pubblico le stesse emozioni che scaturiscono dalla lettura di Wilde, ottenenndo un risultato che sarebbe stato vuoto, statico e incompleto se la brillante musica di Strauss non l’avesse adeguatamente accompagnato. La direzione del Maestro Fabio Luisi è precisa e la conoscenza della dicotomia partitura – libretto è perfettamente realizzata dall’assoluta padronanza dell’organico orchestrale.

«Ah! ho baciato la tua bocca, Jochanaan, Ah! ho baciato la tua bocca. C’era un gusto amaro sulle tue labbra. Era il gusto del sangue? No, forse era il gusto dell’amore. Si dice che l’amore abbia un sapore amaro. Ma che importa? Che importa? Io ho baciato la tua bocca, Jochanaan. Ho baciato la tua bocca»
Salome

Lo spettacolo è andato in scena al
Teatro Carlo Felice

Passo Eugenio Montale 4, Genova
Sabato 21 maggio ore 20.30
Domenica 22 maggio ore 15.30
Mercoledì 25 maggio ore 20.30
Sabato 28 maggio ore 15.30

Salome
dramma musicale in un atto dall’omonimo poema di Oscar Wilde (traduzione tedesca di Hedwig Lachmann)
musiche di Richard Strauss
regia Rosetta Cucchi
direttore orchestra Fabio Luisi
orchestra Teatro Carlo Felice
con Lise Lindstrom – Salome
Jane Henschel – Herodias
Herwing Pecoraro – Herodes
Mark Delavan – Jochanaan
Patrick Vogel – Narraboth
Marina Ogii – Un Paggio
Beate Vollack – Danzatrice
costumi Claudia Pernigotti
luci Luciano Novelli