Aufhebung coreutica

Equilibrio Festival presenta un trittico di balletti dell’Opera di Lione, una multipièce in cui le diverse personalità coreografiche di tre autentiche autorità del contemporaneo, Millepied, Maliphant e Forsythe, concorrono virtuose a comporre una comune dimensione dell’eccellenza.

La prima è Sarabande, già ammirata in terra di Francia dal nostro Fabrizio Migliorati in occasione della rappresentazione di Bella figura et autres pièces. A testimonianza del livello di solidità e coerenza raggiunto da Benjamin Millepied, a cui Fabrizio riconosceva l’essere «uno dei migliori coreografi francesi della nuova generazione» (la sua nomina a directeur de la danse de l’Opéra national de Paris nel 2014 costituì un evento tale da dover essere documentato in Relève: historie d’une création), la replica romana ha confermato l’impressione più che positiva su una pièce che «rappresenta un momento ludico e gioioso» e in cui «l’essenzialità scenica non impedisce la creazione di uno spettacolo sensibile e virtuoso, capace di mostrare delle concatenazioni che sviluppano brevi frammenti narrativi sempre in bilico fra la tradizione, la sperimentazione e l’improvvisazione».

Attraverso l’innesto di una sottile ironia, Millepied ammorbidisce il gesto dei danzatori dalla rigidità dell’esecuzione classica, pur mantendone intatto il rigore, la pulizia e la precisione e così conservandone inalterata l’estrema sensazione di eleganza. Cambi di passo, da soli a due, a tre e a quattro, eseguiti con sensibilità estrema e qualche tecnicismo da rivedere (le luci) completano il giudizio lodevole nei confronti di una danza accompagnata dalla strepitosa Partita in A minor, BWV 1013 (Partita in La minore per flauto solo) di Johann Sebastian Bach, maestro barocco, tra i maggiori compositori di ogni epoca e dal cui terzo movimento la creatura di Millepiedr trae il proprio nome.

A seguire, con Critical Mass, Russell Maliphant pone un duo maschile all’interno di uno spazio in semioscurità, inizialmente ridotto e delimitato dai tagli luce, poi deflagrante, ma sempre circoscritto a un’atmosfera di intensa prossimità. I danzatori agiscono in una strettissima relazione tersicorea, come se fossero in una combinazione di ingranaggi umani, alternano impasse e accelerazioni e, nei momenti in cui appaiono distanti, rimandano paradossalmente all’attesa di «scontri, disequilibri mantenuti, acrobazie flessibili e relazioni incastrate». Nonostante la ciclicità di una ringkomposition, Critical Mass non propone affatto il racconto di una storia, ma Maliphant lascia comunque esperire la narrazione più profonda di un’intimità che procede in maniera non lineare, attraverso strappi di corpi che, prepotentemente e poeticamente, rivaleggiano alla ricerca di un legame dinamico, sviluppano coreografie assumendo forme di «un combattimento che è allo stesso tempo feroce e armonioso, teso e rilassato» e, in una continua e intima tensione verso l’equilibrio, incontrano ritmi ossessivi che, in alcuni densissimi istanti, si fanno silenti, lasciando quei corpi nella solitudine della pura dimensione materica del contatto.

Di questa superba serata – perfettamente in linea con l’incontro tra classico e contemporaneo invocato da Equilibrio Festival (ne abbiamo parlato in occasione di Les nuits barbares, ou les premiers matins du Monds) – non poteva esserci migliore chiusura che lo straordinario Steptext di un autentico genio del contemporaneo, William Forsythe. Classe 1985, il pezzo non mostra neanche lontanamente i segni del tempo e, ancora una volta, è Bach con la Ciccona tratta dalla Partita n.2 in re minore BWV 1004 ad accompagnare la coreografia. Tra i quattro interpreti abbiamo tre maschi vestiti di nero e una donna – la stupefacente Kristina Bentz – vestita di rosso e le scarpette da punta. Il movimento in Steptext procede in maniera spezzata e si frammenta dall’interno in una danza i cui interpreti maschili, prima stringendosi l’uno con l’altro e poi allontanandosi apparentemente irati, gravitano senza incontrarsi realmente al fine di competere per il (s)oggetto del loro desiderio e scontrarsi per possederlo a turno. Il perfetto equilibrio delle prese è, in realtà, una tensione costantemente nervosa verso la poesia della danza, l’armonia delle linee e il movimento flessuoso di colei attorno alla quale i loro appetiti gravitano. Lei è l’incarnazione del fascino del classico che si erge a contemporaneo, lo stile che avvolge un movimento in cui la coreografia sembra, con fare a tratti temerario, dissolversi e prendere nuova forma. Una danza serrata e che mozza il fiato, dalla portata tecnica e fisica eccelsa, certamente impossibile da ridurre a mera ricezione accademica, ma che, allo stesso tempo, ricorda senz’appello come la strutturazione classica non abbia per nulla esalato il fatidico ultimo respiro. Tutt’altro.

La danza che esonda dal contesto della tradizione non diviene, infatti, totalmente altro da essa: Forsythe non dimentica il valore formativo di quel patrimonio, ma ne elude le conseguenze disciplinari e coercitive perché ne considera la grammatica come costitutiva di un linguaggio necessariamente aperto sul solco di una connotazione comunicativa che, per sua stessa essenza ed esistenza, muta forma e contenuto a seconda delle diverse esigenze storiche e artistiche di riferimento. Il classico conserva, allora, dentro di sé i geni del proprio rinnovamento sfoggiando l’intrinseco possesso di stilemi totipotenti capaci di restituire con libera interpretazione qualsiasi linguaggio tersicoreo.

La rapidità d’esecuzione, la purezza delle geometrie, il dinamismo posturale sono gli elementi tecnici con cui Forsythe riempie la scena, ma è la caratura emotiva con cui sporca i gesti e le pause a potenziare il senso di una sconcertante padronanza dello strumento (anche fisico). La poesia di Forsythe utilizza tutto l’arsenale del canone classico (dagli attitudes ai grands battements jetès, dai pliés agli arabesques penchés), ma, nel farlo, lo contamina di emotività e, liberando la postura, crea le condizioni ecologiche in cui lasciar vibrare i corpi all’unisono con quelle stesse emozioni che stanno trasmettendo

Le coreografie sono andate in scena all’interno di Equilibrio Festival 2018
Auditorium Parco della Musica
Viale Pietro de Coubertin 30 00196 Roma

Sala Petrassi
25 febbraio, ore 18:00
Sarabande
coreografia di Benjamin Millepied
danzatori (24 febbraio) Edi Blloshmi, Simon Galvani, Marco Merenda, Raúl Serrano Núñez, (25 febbraio) Sam Colbey, Adrien Delépine,  Marco Merenda, Paul Vezin
24 minuti

Critical Mass
coreografia di Russell Maliphant
danzatori (24 febbraio) Albert Nikolli, Leoannis Pupo-Guillen (25 febbraio) Edi Blloshmi, Tyler Galster
30 minuti

Steptext
coreografia di William Forsythe
danzatori  (24 febbraio) Julia Weiss, Edi Blloshmi, Tyler Galster, Roylan Ramos (25 febbraio) Kristina Bentz, Sam Colbey, Marco Merenda, Raúl Serrano Núñez
20 minuti

Ballet de L’Opéra national de Lyon
L’Opéra national de Lyon è sostenuta da Ministero della Cultura e della Comunicazione, Città di Lione, Consiglio regionale Auvergne-Rhône-Alpes e la Metropoli di Lione