All’insegna di Brahms

Leonidas Kavakos torna per Serate Musicali con l’intergrale delle Sonate per violino e pianoforte di J. Brahms, accompagnato per l’occasione dalla pianista cinese Yuja Wang.

Ascoltare le tre Sonate per violino e pianoforte di Brahms in una serata è sempre un’esperienza che riempie il cuore di gioia per gli appassionati: se poi ci sono anche degli interpreti d’eccezione, che ormai rappresentano l’eccellenza mondiale per il loro strumento, la serata si preannuncia epica.
Leonidas Kavakos – violinista greco vincitore sia del prestigiosissimo “Concorso Sibelius” che del celeberrimo “Premio Paganini” – ormai è una garanzia: uno dei migliori violinisti in assoluto (se non davvero il migliore) della sua generazione. Yuja Wang invece è da meno anni sull’onda del successo, ma vanta collaborazioni importantissime, oltre ad aver già tenuto concerti in tutto il mondo.
Eppure – per la particolare bellezza e delicatezza del materiale – un ascolto assolutamente incondizionato è d’obbligo. La Sonata n. 1 in sol maggiore op. 78 è forse la più complessa, quella dall’equilibrio musicalmente più precario: infatti è soprattutto in questa che Wang non riusulta particolarmente a suo agio. Mentre Kavakos riesce a cantare liberamente ed essere sempre pertinente all’autore con tutte le sue possibilità tecniche che utilizza al massimo – la pianista manca totalmente nei temi e spesso non è di sufficiente supporto al violino. Le sonorità dei due strumenti non si compensano per il meglio e a volte anche il modo di fraseggiare non coincide: se a Kavakos basta il suono e una linea musicale assolutamente naturale per dar vita ad una cantabilità favolosa, Wang si perde in continui effetti “scampanati” che da solista forse andrebbero anche bene, ma in duo si rivelano spesso deleterei: a questo si aggiungano i frequenti rubato che più di una volta invece che un effetto espressivo rischiano di diventare uno spostamento ritmico davvero irritante, che ha quasi dell’errore come nell’incipit della Sonata n. 2 in la maggiore op. 100. Fortunatamente la scrittura di questa seconda sonata non permette le numerose stranezze della prima e infatti risulta in assoluto la meglio eseguita delle tre. L’ultima – la Sonata in re maggiore op. 108 – risente ancora la poca presenza della pianista nei temi, che per chi non conosce bene il testo risultano praticamente impossibili da individuare dall’inizio. Emergono dopo un po’ , inspiegabilmente circa a metà frase: si stenta a credere che possa essere una scelta ponderata, tanto l’effetto è innaturale e anti-musicale. Certo, qui più che negli altri brani Wang può lasciare spazio ad un suono più pieno e le parti virtuosistiche le sono particolarmente congeniali – infatti è perfetta e impeccabile nel terzo movimento Un poco presto e con sentimento.
Incredibile come Kavakos non si lasci minimamente scalfire dalle piccole incongruenze, dando prova di essere un grandissimo musicista per tutta l’intera serata, senza un minimo calo di tensione.
Gradito bis con lo Scherzo dalla Sonata FAE sempre di Brahms a coronare la serata: velocità ed energia impressionanti per un turbinio che conclude comunque positivamente il concerto – anche se misteriosamente non c’è mai traccia udibile degli accenti che Brahms segna sulla parte del pianoforte.

Lo spettacolo è andato in scena:
Sala Verdi del Conservatorio
via Conservatorio, 12 – Milano
lunedì 2 dicembre 2013 – ore 21

J. Brahms Sonata n. 1 in sol maggiore op. 78
Sonata n. 2 in la maggiore op. 100
Sonata in re maggiore op. 108
Violino Leonidas Kavakos
Pianoforte Yuja Wang