La notte romana al Teatro Lo Spazio è rossa

teatro-lo-spazio-romaSerata conclusiva dell’importante rassegna Storie di donne morte ammazzate da un’idea di Betta Cianchini. I 12 monologhi sono stati pronunciati, ognuno a toccare corde remote e dolorose nell’anima collettiva della società italiana colpevole di essere rimasta indietro. La parola passa alle istituzioni.

L’ultima serata sulla barbarie italiana è forse quella che meglio rappresenta la portata e la necessità del lavoro intrapreso da Betta Cianchini. A pochi giorni dall’approvazione a Palazzo Madama del dl n. 93 su violenza di genere e sicurezza, la legge che dovrebbe contrastare il femminicidio, a Roma risuona l’allarme rosso, eco di un movimento culturale che in altre parti del mondo (la parte a cui il nostro Paese rivendica di appartenere) non è nemmeno oggetto di discussione. In Italia, manco a dirlo, le discussioni ci sono, come le opinioni e le opposizioni, di chi considera la semantica del termine come degradante per l’intera categoria o di chi adocchia nel disegno di legge alcune misure in favore dei cantieri della tav o per la protezione civile. Ci si domanda, ha rilevanza dibattere sul termine “cancro” o “tumore” quando c’è metastasi? Mentre il dibattito si arrovella su idiozie, la vita reale di centinaia di persone rimane inceppata in una legislazione assente o insufficiente, e le vite di molte donne non esistono più. I dati sono agghiaccianti, 124 donne assassinate in Italia un anno fa, e nel 60% dei casi il carnefice aveva un legame intimo con la vittima. Il tema è caldo, ha attirato l’attenzione delle istituzioni, ma lo abbiamo visto con le “morti bianche” che i temi sociali passano di moda tra i politicanti più velocemente di una Coppa dei Campioni. Perciò siamo chiamati in prima persona a tenere alta la guardia. Numerose le istituzioni che lavorano per estirpare il problema alla radice. A febbraio 2012 il movimento “Se non ora quando?” ha catalizzato l’opinione pubblica sulla questione, il 1 agosto 2012 l’organizzazione Punto D è scesa in piazza a Ostia al grido di “Mai più” per raccogliere le testimonianze dirette di donne spesso vittime dell’omertà. La cooperativa sociale BeFree è scesa in prima linea, così come le associazioni in difesa dei diritti LGBT. Di positivo c’è l’evidente comunione di intenti e la condivisione degli strumenti. Storie di donne morte ammazzate è la rassegna che sintonizza la scena teatrale su queste frequenze e usa il palcoscenico come amplificatore. Betta Cianchini è un attrice, autrice e voce di Radio Rock e si è impegnata a scrivere instant plays, brevi monologhi per raccontare le donne spezzate da uomini che amavano, gli stessi che avevano risposto “sì” davanti a Dio, che avevano promesso per sempre. Storie ispirate alle testimonianze raccolte sul campo, ai contributi anonimi pervenuti in rete, alle interviste. La voce della strada. Ieri, Giada Fradeani e Andrea Lolli hanno concluso l’unica maratona drammaturgica che andrà avanti finché realmente la parola femminicidio avrà perso di senso. L’ultima camicia da stirare è la storia di Lavinia, professionista della Roma bene, architetto e designer, donna realizzata, con una posizione sociale e professionale più che rispettabile, annientata dalla tela di un marito-ragno che la isola dalla famiglia e dagli amici, la massacra di botte e poi la uccide con le stesse mani che hanno cercato un figlio da lei. 35 minuti di recitazione tecnicamente impeccabile che comunica un senso di straniamento, perché sembra che la condanna a morte di Lavinia incapace di stirare le camicie del marito, non faccia una piega. Subito dopo Andrea Lolli confessa le ragioni di un personaggio ignobile nel terzo capitolo della trilogia Ex moglie si innamora di ex moglie – Lui. Il fisico dell’uomo perbene, le movenze istrioniche di chi cerca un legame esclusivo con gli spettatori, ammiccante, non distraggono dalle sue parole acuminate. Sì, ha ucciso Maria con 25 coltellate alla schiena, ma lei se l’è cercata, traditrice e pervertita. Sebbene rimpiangiamo una regia che rinuncia al palco e quindi al contatto visivo, come l’assenza dell’accento meridionale, in un testo talmente ben scritto che sembra parlare, è impossibile rimanere impassibili di fronte alle giustificazioni di Salvo, all’impeto violento che torna a esplodere uccidendola ancora Maria, nel ricordo. Ma domenica, la Notte Rossa non è stata solo rappresentativa, ma pro-attiva in una delle rare, ma preziose occasioni in cui il teatro ritrova la sua innata funzione sociale. «Parleranno le testimonianze di Roma», dichiara Betta Cianchini per introdurre un fiume di interventi. Le parole sembrano non finire mai, come le emozioni. Agli esponenti politici di maggioranza e opposizione, e rappresentanti dei movimenti sopracitati si alternano gli attori coinvolti durante la settimana, così i brani tratti dalla finzione drammaturgica trovano incredibile riscontro nelle testimonianze dirette lette di volta in volta. Vittoria Tola, Responsabile Nazionale dell’Unione delle Donne Italiane, Francesca Koch, Presidente della Casa Internazionale delle Donne, l’On. Ileana Piazzoni, Ignazio Cozzoli Poli, rappresentante dell’Assemblea Capitolina, Stefania Galimberti e Nicoletta Guelfi di Punto D; Oria Gargano Presidente di BeFree e Claudia Bella, Responsabile del Coordinamento Donne CGIL di Roma; e poi Imma Battaglia, Presidente di Di’ Gay Project, Marianna Madia, Onorevole PD; Luigi De Magistris che spedisce un video da Napoli; Alessandra Cattoi, Assessore alle Politiche di promozione della famiglia e dell’infanzia e delle Pari Opportunità; Paolo Masini Assessore alle Periferie e ai Lavori Pubblici: sono solo alcune delle personalità che hanno aderito, insieme al Viceministro Guerra, al progetto. Ognuno esprime gratitudine e orgoglio per questo tipo di iniziativa e passa a esporre le problematiche concrete e quindi le urgenze. Senza l’obbiettivo di telecamere in vista, ma sotto lo sguardo di una sala gremita e partecipe, il discorso che si delinea non ha tanto l’aria di promesse elettorali, ma quello di un sospiro sfinito di chi combatte quotidianamente e quotidianamente annega in un’assurda burocrazia. Emerge con feroce evidenza l’insufficienza di un intervento legislativo, che comunque deve essere aggiornato. Specialmente in Italia, dove ci sono voluti 20 anni per giungere alla legge anti-stupro, 8 per l’allontanamento di un famigliare violento e solo nel 2008 si è arrivati a considerare come reato lo stalking (per cui non esiste nemmeno una parola comune in italiano!). Necessario poi il cambiamento nella considerazione di genere e degli stereotipi. Un cambiamento che non deve essere formale, ma sostanziale attraverso l’educazione alla civiltà. A partire dalle scuole, il Comune di Roma si è impegnato in questo senso a introdurre percorsi formativi nelle scuole di infanzia rivolti agli educatori sulle differenze di genere, in aggiunta a quelli già esistenti nelle scuole superiori. Educazione che non può essere considerata limitatamente ai giovani studenti, ma anche, necessariamente agli operatori delle forze dell’ordine e del Pronto Soccorso. In questo senso, bisogna lavorare all’abolizione del Diritto alla Conciliazione (legge del 1931) costituita per distogliere la volontà della donna abusata in nome dei legami famigliari. La riforma culturale deve comprendere anche quella del linguaggio, come spiegano i giornalisti Gianluca Gaeta, Elisabetta Gargani, Michela Campitelli e Mirta Mattina dell’Associazione Vita di Donna, in un tessuto linguistico appestato dall’omertà e da una visione derivata dall’ignobile vis grata puellae.
Il discorso acquista di senso e si carica di emozione autentica con il racconto di Francesca, nome fittizio, una donna che ha vissuto 15 anni di abusi da parte del compagno aguzzino. Un calvario infinito quello di Francesca, madre di quattro figli maschi ai quali ha cercato con la sola forza della disperazione di insegnare il rispetto per le persone. La denuncia è alle istituzioni che non l’hanno protetta, isolandola in un vuoto umiliante. Oggi Francesca cammina a schiena dritta e le sue parole sono dure come rocce scagliate contro quella parola, femminicidio, che nasconde pericolose schegge di violenza e angoscia.
La serata si è conclusa con l’esibizione canora delle N.O.A., duo acustico femminile estremamente sensibile a questi temi e felice di sostenere con la propria musica l’iniziativa, e dello Swing Circus, gruppo di ballerini vintage che portano “la danza della gioia” per le vie della capitale.
E perché il cielo di questa Notte Rossa diventasse rosso davvero, nel corso della prima parte dell’evento alcuni artisti in equilibrio sui trampoli hanno intrecciato un unico, lungo nastro rosso a tutti i sostegni possibili, fuori e dentro il teatro, creando in aria, sospesa sulle teste dei presenti, una rete (simbolo della rete che deve mettere in comunicazione le istituzioni tra loro e con la cittadinanza): un filo al quale appendere non la nostra speranza, ma il nostro impegno di tutti i giorni a fermare questa barbarie, senza rendere necessaria una seconda notte come questa.

Lo spettacolo continua:
Teatro Lo Spazio
via Locri, 42 – Roma
fino a domenica 13 ottobre
orari: da lunedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Fonderia delle arti presenta:
Storie di donne morte ammazzate (barbarie italiana)
di Betta Cianchini
regia Alessandro Machìa

L’ultima camicia da stirare
con Giada Fradeani

La Trilogia: Ex moglie si innamora di ex moglie
Salvatore – lui
con Andrea Lolli

La Notte Rossa sul femminicidio
live N.O.A. – None of above + Swing Circus

Già andati in scena:
Odiavo i crisantemi
con Sonia Barbadoro e la partecipazione di Gabriele Guerra

Non sapevo fare la valigia
con Laura Mazzi

La prostituta che si metteva i cerotti ai piedi e lo scagnozzo del Drago
con Federica Quaglieri, Gabriele Guerra e la partecipazione di Pino Le Pera

Angela e il cassettone della suocera
con Giada Prandi

La sgambatura
con Arianna Ninchi, Federica Quaglieri, Pino Le Pera

Mancato soccorso al Pronto Soccorso
con Stefania Papirio

Per il bene del figlio, dello stalker e dello Spirito Santo
con Sylvia De Fanti

L’altra – Erika
con Claudia Mei Pastorelli

Lei – Maria
con Francesca Romana Miceli Picardi