«Perché lo Stato ci uccide i figli?»

Scuderie-Granducali-seravezza2La rassegna di monologhi Uno Centomila delle Scuderie Granducali di Seravezza riporta in Toscana il teatro civile di Ulderico Pesce.

Proveniente dal teatro di prosa, Ulderico Pesce, dopo aver lavorato come attore per Luca Ronconi, Gabriele Lavia, Giorgio Albertazzi, Carmelo Bene, agli inizi degli anni Novanta si accosta al cosiddetto “teatro di narrazione” (etichetta che però non si addice alla sua affabulazione) portando in scena il testo di Alessandro Baricco Novecento.
Per l’attore-autore lucano il teatro è divenuto poi uno strumento di controinformazione (intorno ai temi tenuti volontariamente nascosti dai canali informativi ufficiali) necessario a stimolare una (re)azione politica nello spettatore, con il quale fin da subito il performer cerca di instaurare un rapporto di fiducia, di complicità e di condivisione («Mi piace guardare negli occhi la gente – così ha dichiarato lo stesso Pesce –, raccontare le cose direttamente alle persone»), che prosegue per tutta la durata della performance e oltre (al termine dello spettacolo, l’artista invita il pubblico a visitare il suo sito e a firmare le tante petizioni che in questi anni di attività teatrale/civile ha avviato, talvolta raggiungendo anche risultati concreti).
Vincitore del Premio Nazionale Legambiente (2005), del Premio Franco Enriquez (2008) e del Premio Nazionale Calandra (2008), Storie di scorie, scritto e interpretato da Ulderico Pesce (dal 2003), fa parte di una “trilogia ambientale” accanto a: Asso di monnezza (2005) e A come… Amianto (2009). I tre spettacoli riguardano temi relativi all’ambiente: la gestione dei depositi di scorie nucleari, i traffici illeciti e il business intorno all’immondizia, la pericolosità dell’amianto presente in grande quantità nei rifiuti industriali. Ma vale la pena ricordare anche L’innaffiatore del cervellodi Passannante (1999) dedicato a Giovanni Passannante, l’anarchico che attentò alla vita di Umberto I di Savoia; e Il triangolo degli schiavi (2008) intorno allo sfruttamento degli immigrati clandestini.
Protagonista di Storie di scorie è Nicola Iannace, ex addetto alle pulizie nel deposito del Centro Ricerche Enea della Trisaia di Rotondella, adesso postino a Torino. Nicola ha appena ricevuto una lettera nella quale gli si comunica che sta per nascere il figlio di sua sorella, motivo per cui parte subito per la Basilicata, terra d’origine, e giunge proprio in concomitanza di un giorno storico: 23 novembre 2003, sciopero nazionale contro il Governo Berlusconi che ha decretato la costruzione di un unico deposito di scorie nucleari a Scanzano Jonico. Nicola approfitta di questa occasione per raccontare ai suoi familiari i tanti mali che il nucleare ha causato in passato (ricordando in primis l’esplosione della centrale di Chernobyl, il 26 aprile 1986), e il pericolo che continua a rappresentare. Mentre «in Italia fanno finta di non sapere niente».
Con parole semplici (un figlio parla ai genitori analfabeti), Ulderico Pesce nei panni di Nicola Iannace raggiunge ogni singolo spettatore in platea, lo prende per mano nella sua affabulazione e lo istruisce, fornendogli informazioni che fino a quel momento gli sono state negate: il business e il conflitto di interessi che ruotano intorno ai depositi di rifiuti radioattivi; l’espropriazione della terra (per la quale in passato molti contadini sono stati imprigionati o uccisi) necessaria alla costruzione di nuove e pericolose centrali nucleari i cui scarichi inquinano pericolosamente l’ambiente, poiché vengono gettati in mare o sotterrati nei campi agricoli; l’uso dell’uranio (che sprigiona polvere radioattiva) per costruire bombe e proiettili; i 1600 soldati italiani tornati da Sarajevo con il cancro al fegato (negli anni ’94-’95 sono stati sparati 11mila proiettili di uranio). Tra i malati di cancro c’è lo stesso Nicola, per il quale il vecchio padre sfila in sciopero con uno striscione recante la scritta: «Perché lo Stato ci uccide i figli?».
Il lavoro dell’attore-autore lucano si pone a metà tra il “teatro di narrazione” e il “teatro civile”. Il modello è quello delle “orazioni” di Marco Paolini (basate su un forte impegno etico e controinformativo), trasposto da Ulderico Pesce entro un racconto nel quale il performer non veste il ruolo di se stesso, bensì di un personaggio di finzione, in parte autobiografico (anche Nicola è lucano), in parte inventato, ma rappresentato attraverso una recitazione veristica imparata dalla lezione di Anatolj Vasil’ev (con il quale Pesce ha lavorato).
Nonostante la cornice di invenzione, i fatti raccontati scaturiscono da una ricerca approfondita di dati e materiali, cosicché la narrazione viene costruita attraverso interviste; ritagli di giornale delle diverse epoche in cui sono accaduti avvenimenti importanti, prediligendo le informazioni e le notizie che sono state insabbiate o sono passate in secondo piano (come ad esempio il traffico di plutonio con Saddam in Italia, di cui parlarono «Panorama» e «L’Espresso»); e ancora relazioni della magistratura, ripescando casi che sono rimasti in sospeso o sono stati ignorati.
Alcune delle petizioni avviate da Ulderico Pesce hanno portato a provvedimenti concreti: ad esempio è stata accolta proprio la petizione intrapresa con Storie di scorie, mirata al dissotterramento di una tubatura lunga circa 5 km contenente liquido radioattivo, che dal Centro Enea sbucava direttamente nel Mar Ionio (i lavori di dissotterramento purtroppo sono stati eseguiti male, provocando persino la morte di uno degli operai che se ne sono occupati, colpito da leucemia fulminante). Questa stessa petizione ha inoltre comportato le dimissioni di Paolo Togni da Capo di Gabinetto del Ministero dell’Ambiente, soggetto controllore della Sogin (Società di Stato addetta alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi) di cui lo stesso Togni era Vicepresidente. Questi fatti dimostrano quanto il teatro di Pesce non sia fine a se stesso, ma indirizzato ad un obbiettivo ben preciso, un obbiettivo di partecipazione e richiesta di compartecipazione, che permetta un coinvolgimento attivo dello spettatore/cittadino italiano. Laddove i media cercano di renderci ciechi, il teatro ha la capacità e la forza di fornirci una vista nuova e consapevole.

Lo spettacolo è andato in scena:
Scuderie Granducali – Seravezza
venerdì 22 marzo, ore 21.00

Storie di scorie. Il pericolo nucleare italiano: da Scanzano a Saluggia, da Latina a Roma, da Rotondella al Salto di Quirra
di e con Ulderico Pesce
(durata 1h 15’)