Prima della rivoluzione

Un Brecht poco frequentato debutta al Teatro dei Filodrammatici di Milano interpretato dai giovani dell’Accademia e diretto da Francesco Frongia.

La nuova stagione del Teatro dei Filodrammatici si è inaugurata con un Brecht giovanile, diretto da Francesco Frongia, nella versione scenica di Emanuele Aldrovandi. Tamburi nella notte (Trommeln in der Nacht) è infatti il secondo testo teatrale scritto da Bertolt Brecht (lo precede Baal), ma è stato il primo a essere rappresentato con notevole successo il 30 settembre 1922 al Kammerspiele di Monaco, tanto che vinse, nello stesso anno, il prestigioso premio Kleist.
È un testo ambiguo, come lo stesso scrittore ebbe a riconoscere, anche perché sembra contraddire quel primato della vita politica che Brecht finirà per sostenere in tutta la sua opera, ma proprio per questo estremamente interessante. E se da un punto di vista ideologico sposa le ragioni dell’individualismo, i caratteri del teatro dello straniamento cominciano già apertamente a delinearsi (alternanza di canzoni e recitazione; uso delle scritte).
Narra la storia del reduce Andrea Klager che ritorna a Berlino proprio nella stessa notte di gennaio del 1919 in cui Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg guidano la rivolta spartachista contro il governo della Repubblica di Weimar.
Klager ridotto male in arnese si presenta a casa della fidanzata Anna Balicke e scopre che proprio quella sera la ragazza si è fidanzata con Friedrich Murk, un giovane arricchito, spinta dalla volontà dei genitori, che pensano così di garantirle una vita agiata in tempi difficili.
Lo spettacolo inizia dietro un sipario cucito con sgualcite bandiere rosse e ci presenta subito un’esecuzione a più voci della Ballata del soldato morto, che nella prima edizione dell’opera è collocata al quarto atto. Segue un proclama della stessa Rosa Luxemburg, che si affaccia da una finestrella ritagliata, e poi una grottesca scena in casa Balicke: il regista delinea efficacemente uno squallido interno borghese con toni graffianti, e volgari, che sembrano usciti dalla penna di Grosz.
Poi la storia si sposta al Bar Piccadilly, per le strade di Berlino, in una piccola Buvette e infine di nuovo per strada. La scenografa Erika Carretta interviene sul piccolo palco dei Filodrammatici con intelligenza: inizialmente costruisce spazi angusti, che poi si aprono sempre di più, man mano che la piccola storia privata di una famiglia borghese entra nella grande Storia, fino a coincidere con l’intero palcoscenico: mentre Andrea cerca disperatamente di riconquistare la sua amata è intercettato dai ribelli spartachisti che vogliono incanalare la sua rabbia nella rivoluzione.
Tamburi nella notte si chiude con una scelta imprevista e non convenzionale. Andrea rinuncia alla rivoluzione, si rinchiude nel privato (l’ultimo atto ha per sottotitolo il letto), accogliendo tra le sue braccia l’amata Anna, anche se questa aspetta un figlio dall’odioso Murk.
Quello che stupisce non è tanto la scelta individualistica di Andrea, quanto il fatto, come riconobbe lo stesso Brecht, che questa soluzione sia presentata con «una certa simpatia dall’autore». La spiegazione è forse semplice: Andrea esprime un generico ribellismo romantico, profondamente immaturo, che non può ancora tradursi in consapevolezza politica.
Lo spettacolo di Frongia inizia alla maniera brechtiana, ma poi si sposta con un brusco salto di stile su un versante melodrammatico, quasi fosse Fassbinder, come sottolineano le scelte musicali: il regista infatti introduce l’azione con una inaspettata sinfonia verdiana (Forza del destino) e con una più scontata Walkiria. La recitazione passa dal grottesco ironico di casa Balicke a un gridato sforzato, che risulta meno convincente, anche perché mette in difficoltà i giovani e generosi attori dell’Accademia.

Lo spettacolo continua
Teatro dei Filodrammatici

Via dei Filodrammatici, 1 Milano
fino al 15 ottobre

Tamburi nella notte
di Bertolt Brecht
versione scenica Emanuele Aldrovandi
diritti del testo Suhrkamp Verlag
regia Francesco Frongia
con Luigi Aquilino, Edoardo Barbone, Denise Brambillasca, Gaia Carmagnani, Eugenio Fea, Ilaria Longo, Simone Previdi, Alessandro Savarese, Valentina Sichetti, Irene Urciuoli, Daniele Vagnozzi
scene e costumi Erika Carretta
disegno luci Fabrizio Visconti
produzione Accademia dei Filodrammatici