Il contemporaneo in scena alla Garbatella

«In un’epoca che riduce intere generazioni a un cumulo di biglie si è fatti di vetro» (Inumi Laconico)

Scrivere sui muri è un gesto incivile, imbrattare la città-bene comune da vandali, ma spesso l’arte prende la via della trasgressione, così per gli street artist e per i poeti. Da un quartiere che si porta dietro uno strascico di borgata, il Trullo, un gruppo di misteriosi rimatori dialettali ha scelto le pareti più malandate per custodire i propri versi. Una pagina bianca grande come Roma. Un nome semplice, Poeti der Trullo, per non lasciare silenziosi i muri che sono le bocche spalancate della società. È dagli scenari più impensati che saltano fuori le novità più deflagranti, innescate da un gruppo di sognatori che non avvertono la fatica della ricerca, fomentano il proprio spirito critico e alzano il volume della realtà. Anche il panorama teatrale scalcia e si mobilita occupando luoghi storici per rivivificarli. Non si lascia domare, non soccombe alla demenza istituzionale, non cede alle allettanti lusinghe di facile pubblico, ma batte il piede sul palco e declama a piena voce la sua poesia, poi scende in strada e riempie interi quartieri. Io non ho paura è il nome della settima edizione di Teatri di Vetro in programma dal 21 al 30 aprile prossimi. Per oltre una settimana lo storico quartiere popolare di Garbatella sarà illuminato in tutti i sensi. La rassegna diretta da Roberta Nicolai con il sostegno della Regione Lazio e del Municipio XI, è una selezione scelta senza sconti e non scontata. «Negli anni di una crisi mondiale che oggi sembra insuperabile e prende la fisionomia del danno permanente, abbiamo guardato la nostra paura, imparando, dai nostri maestri, che il teatro è quel luogo in cui gli uomini e le donne si confidano i loro segreti, in cui si disattivano i grandi apparati mediatici e il mondo diventa a misura di vivente, nella corporeità, nell’esperienza diretta delle cose». Il teatro per comprendere la realtà, dunque, e renderla presente, ma anche luoghi non canonici che si fanno teatro di allestimenti vari: arti visive, performance sonore, progetti di danza sviluppati in un programma di “elaborazione teorica” e “assemblaggio della conoscenza”. Chi considera l’arte come una e monocromatica vedrà TDV come un deposito di dinamite acceso, che esplodendo in un istante crede di essere un fuoco artificiale. Una parentesi. Chi d’altra parte di arte non ne può fare a meno perché è assurdo anche solo credere che si possa fare senza, allora approfitterà di questi giorni di fiera culturale, proprio a cavallo del 25 aprile, la celebrazione nazionale della liberazione. Essere liberi non è solo andarsene un fine settimana fuori porta, ma acquisire gli strumenti e prendere coscienza per considerare gli eventi della realtà.

Lo spettacolo continua:
TDV – Teatri di Vetro VII edizione
da domenica 21 a martedì 30 aprile
www.teatridivetro.it