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Un nuovo progetto si fa strada, ci auguriamo in maniera vincente, tra le maestranze teatrali della città di Roma. Il nome è Teatri in Fiera e per saperne di più ne abbiamo incontrato il deus ex machina, Marco Lucchesi.

Roma, luogo immortale di arte, storia e cultura, è probabilmente la città italiana che vanta il maggior numero di teatri, sia per ragioni squisitamente spaziali che per un fermento e un cuore artistico che l’ha sempre caratterizzata e che, nonostante l’attuale periodo di sofferenza, non ha mai smesso di palpitare.

Ma «quanti hanno un’idea realistica della quantità e della tipologia dell’offerta teatrale capitolina?» Probabilmente, tranne gli addetti ai lavori, la risposta più plausibile è che solo una minima parte della cittadinanza ne è a conoscenza.
Nelle mani di Roma Capitale c’è un potenziale enorme e mai sfruttato fino in fondo, oggi in vera e propria crisi. Le responsabilità di questo drammatico stato dell’arte, come solitamente accade, non sono facili da individuare. E non crediamo si possa fare univocamente, tanti sono i soggetti coinvolti. Nessuno, probabilmente, può dirsi innocente. Non possono farlo direzioni artistiche spesso confinate alla miope e strenua difesa del proprio orticello, ancor meno politiche culturali, nazionali e territoriali  che, da anni (forse troppi), non riescono a dare la giusta collocazione in termini di valorizzazione a un patrimonio artistico e culturale ricco e variegato. Ovviamente, da questo girone non possiamo escludere quella che – istituzionalmente, moralmente e strutturalmente – nasce ancella dell’Arte: la (cosiddetta) Critica. Arte con la A maiuscola perché di qualità, aggettivo che, ci piace pensare, possa sussumere in sé l’aspetto dell’essere pubblico e, di conseguenza, dell’essere  idealmente a disposizione di tutta la cittadinanza senza che questo comporti banalizzazione o pressapochismo, standardizzazione o aridità.

In verità e fuor da ogni ipocrisia, riconosciamo proprio ai critici la responsabilità specifica dell’essere spesso e volentieri silenti in questa decadenza, quando non proni e serventi di compagnie e uffici stampa, contraddittori megafoni di squallide forme di clientelismo. Un’amicizia dannata su cui, con equa condivisione, a nostro parere grava l’onere di gran parte di questo naufragio che, oltre a mortificare una nobile professione, sta devastando un’eredità artistica che solo l’Italia può vantare nel Mondo.

Chiaramente, di questa miseria culturale la prima vittima è il pubblico, che sempre meno trova (letteralmente) nel teatro una reale alternativa al piccolo schermo. Un pubblico, a nostro parere, omai maturo e a grande maggioranza capace di confrontarsi positivamente con proposte estetiche di qualità che meriterebbe, che non sapendo bene dove andarle a cercare,  a esse rinuncia preventivamente, rifugiandosi nell’abulia e nell’inazione.

Proprio da queste riflessioni su opportunità e responsabilità nasce un’idea, un progetto che ambiziosamente si propone di essere «un’operazione di politica culturale e non commerciale, perché volto a coinvolgere tutti i teatri del territorio romano e, magari in un futuro prossimo, anche le realtà extra urbane».
Ne abbiamo parlato con uno dei protagonisti, Marco Lucchesi, attuale direttore del Teatro Due di Roma, affiancato nella progettazione fisica e spaziale da Giuseppe Viggiano.

Incuriositi da un input lanciato sulla pagina Facebook dello stesso teatro, abbiamo deciso di incontrare Lucchesi per avere maggiori dettagli e per far sì che la comunicazione iniziasse a serpeggiare anche tra i non addetti ai lavori.

Teatri in Fiera ha un lungo cammino: nasce nel 2009 e, dopo aver raccolto l’approvazione di numerosi direttori dei teatri romani, si trova oggi a dover fare i conti con la burocrazia comunale e tutto quel che ne consegue. In primis «il coinvolgimento di tutti i teatri della capitale, dai più conosciuti e blasonati ai più piccoli e off», in quella che si ipotizza una settimana di manifestazione da collocare temporalmente a giugno o settembre. Il luogo ideale è stato individuato in Piazza del Popolo, «punto nevralgico e strategico in cui confluiscono la cittadinanza romana e turistica».

Il senso di Teatri in Fiera è quello di mettere al servizio del cittadino l’offerta degli oltre ottanta teatri romani senza alcuna distinzione gerarchica o di categoria, per comunicare l’effettiva esistenza di luoghi culturali di cui ogni quartiere della città è dotato, spesso a insaputa anche dei propri residenti. Per fare questo, quindi per renderlo un progetto non in mano ai privati, ma in mano alla città e dunque pubblico, c’è assoluto bisogno dell’appoggio del Comune di Roma. E in effetti, a ben pensarci, chi meglio di un’istituzione comunale dovrebbe occuparsi della comunicazione ai propri cittadini di quello che la città offre realmente?

Teatri in Fiera prevede la disposizione di tanti piccoli “padiglioni” quanti saranno i teatri attivi all’interno di Piazza del Popolo. In ognuno di essi, i cittadini (e i turisti) troveranno giganti riproduzioni fotografiche delle caratteristiche estetiche e spaziali dei singoli teatri, nonché un palcoscenico pensato per una decina di spettatori, ed – in una sorta di boccascena – il proprio logo.
L’attività che vi si svolgerà andrà dalla presentazione delle stagioni teatrali, alla possibile vendita di biglietti e abbonamenti, fino alla messa in scena di piccole performance offerte dai teatri e dalle compagnie per fornire a ogni potenziale spettatore un esempio concreto dell’offerta vera e propria.

Quello illustratoci da Lucchesi è allora un percorso di riappropriazione da parte della città del proprio patrimonio teatrale affinché esso rimanga vivo e pulsante.

L’idea c’è, il progetto pure, la volontà delle maestranze non manca così come parte dei finanziamenti. Noi di Persinsala lo consideriamo doveroso oltre che lodevole, dunque ci impegniamo a tenervi aggiornati. Resta da dare il “via” definitivo da parte delle istituzioni. Ci auguriamo che il Comune capisca e sia della partita e che, finalmente, dia una risposta concreta a una speranza di rinascita culturale della nostra bella capitale.