Essere o non essere

Da ottobre a maggio inoltrato, il Teatro Lo Spazio di Roma promette una stagione a perdifiato. Gli spettacoli in cartellone si alterneranno sul palco a proporre interrogativi, prospettive, provocanti spaccati di realtà, dai fasti della classicità al decadimento contemporaneo, passando per l’ordinario e lo straordinario che ogni esistenza racchiude.

Il dilemma shakespeariano «essere o non essere?» si fa interrogativo risolto per il Teatro Lo Spazio. Il palco romano ha scelto di essere e di esserci, di avere voce rilevante nel coro della scena off capitolina. Lo fa con una stagione densa e impegnativa, il cui cartellone – pur non dimentico delle grandi firme della classicità, a cui dedica alcuni intensi momenti – identifica negli scenari domestici contemporanei, nel quotidiano degli uomini qualunque, il suo luogo deputato, la sua prospettiva eletta.
Anticipa l’inizio della stagione Eder Speranza, il 24 settembre, un monologo recitato da Teresa del Vecchio e diretto da Giorgio Carosi che per due giorni porterà sotto i riflettori la storia familiare di una donna che, tra sogno e realtà, ha vissuto in gabbia per una vita. Dal 1° al 6 ottobre sarà invece proprio il dilemma sopra citato, il dubbio più celebre del teatro di tutti i tempi, a inaugurare la stagione con l’Ex Amleto scritto, diretto e interpretato da Roberto Herlitzka. Un violento cambio di rotta ci riporterà poi alla brutalità dei tempi moderni: Storie di donne morte ammazzate – Barbarie italiana è infatti una maratona di monologhi, undici per sette serate, dal 7 al 13 ottobre, scritti da Betta Cianchini e diretti da Alessandro Machìa, incentrati sulla turpe tematica del femminicidio: un progetto nato per sensibilizzare il pubblico e le istituzioni su questo fenomeno, tristemente noto e tragicamente in espansione. Dal 15 al 27 ottobre Paolo Macedonio è il protagonista di Un fulmine a ciel sereno, la storia di un ragazzo qualunque che dalla Sicilia approda a Roma per dar voce al suo talento. Ma avere successo o meno non è solo una questione di talento: ce lo racconta un’ambiziosa nota musicale in Quasido, dal 29 ottobre al 3 novembre, epopea di un Si (Diana D’Angelo) che vuol essere Do in un pentagramma dispotico e intriso di ritmati giochi di potere.
Dalla metafora alla realtà: ed ecco Domestica, allestimento di Luca de Bei e Juan Diego Puerta Lopez che dal 5 al 17 novembre porta in scena ventidue personaggi, tre telecamere, musica e coreografie, il tutto intorno a una grande tavola da pranzo, ombelico del mondo.
È la volta dei dialetti, dal sud al nord per non scontentare nessuno: dal 18 al 24 novembre Il custode, di Antonio Lauro, diretto e interpretato da Paolo Triestino, è lo sfogo in dialetto reggino del custode del museo che ospita i Bronzi di Riace; dal 26 al 30 novembre Mi no me som notà (La guerra dell’Austria) con Mauro Bandera e Mara Benedetti, la storia narrata in dialetto trentino di un contadino semianalfabeta e delle sue vicende incastonate tra la prima guerra mondiale e la Rivoluzione di Ottobre.
Dal 3 al 15 dicembre Ulderico Pesce, nome notissimo del teatro civile italiano contemporaneo, porta in scena il suo moro: i 55 giorni che hanno cambiato l’Italia. Si specifica che “moro” ha l’iniziale minuscola per richiamare il verbo morire, perché Moro è un uomo la cui morte pende come una spada sul capo di tutti gli italiani, una morte su cui è doveroso far luce una volta per tutte.
Dal 17 al 22 dicembre ci si prepara al Natale con 33, di Fabio Filosofi del Ferro e Gianni Licata, una riflessione provocatoria sul messaggio cristiano e sulla sua effettiva realizzazione ad opera dei fedeli. Dal 27 al 30 dicembre si trova invece conforto nei versi eterni di Giacomo Leopardi letti in E il naufragar m’è dolce in questo mare, con Paolo Graziosi e Elisabetta Arosio e con le musiche di Alessandro Petrolati.
Dalla sublime vaghezza del poeta di Recanati si torna alla solida concretezza delle quattro mura domestiche. Dal 2 al 12 gennaio Il segreto della vita di Alberto Bassetti porta in scena una giovane coppia, una camera da letto e tutte le paure e i desideri che lì nascono e si affrontano.
Ma se i desideri e le pulsioni che si provano non sono quelli avallati dalla convenzione, le conseguenze possono essere dilanianti: ce ne parla Sissy Boy, dal 28 gennaio al 9 febbraio, con Galliano Mariani, monologo liberamente ispirato alla storia vera di Kirk Andrew Murphy, che nel 1974 fu sottoposto a un esperimento psichiatrico per correggere i suoi comportamenti effeminati.
Il rapporto tra patologia ed esistenza è il nodo ispiratore di Ab hoc et ab hac, di e con Daniele Parisi, in scena il 22 e il 23 febbraio, a cui segue con quasi un mese di distanza Tre terrieri, dal 21 al 23 marzo, testo scritto, diretto e interpretato da Angelo Saterale, Fulvio Maura e Roberto Di Marco, che narra la storia di tre fratelli che si trovano a gestire dal nulla la fattoria ereditata dai genitori.
Chiude la stagione la firma di Enzo Iacchetti, che in aprile e in maggio (date da definire) porterà sul palco il teatro canzone: parliamo di Chiedo scusa al Sig. Gaber, riproposizione con contaminazioni originali di una selezione del repertorio del celeberrimo cantautore. La canzone si farà musical denuncia in È tutto uno show – Come Erika e Omar, sempre per la regia di Iacchetti, in cui 12 giovani attori-cantanti, emulando la tragica vicenda di cronaca, non risparmieranno una satira accanita ai media.
Non resta dunque che seguire questa stagione che promette di essere straordinaria e potente, e che conferma il Teatro Lo Spazio come realtà viva e pulsante della scena off romana.

Lo spettacolo continua:
Teatro Lo Spazio
via Locri 42/44 (via Sannio) – Roma
dal 24 settembre 2013
orari: tutti i giorni ore 20.45, domenica ore 17.00

Teatro Lo Spazio – Stagione 2013/2014
per il programma completo www.teatrolospazio.it