Storia di un non popolo e del suo non luogo

Salpa la nave condotta da Marco Tullio Giordana con Il Viaggio, la prima sezione della trilogia, che conduce alle origini del sogno anarchico e della nascita della originale cultura russa

Anarchici e utopisti, poeti e sognatori, ricchi rampolli di nobili famiglie e squattrinati popolani con velleità letterarie. Il fermento intellettuale russo dei primi decenni dell’Ottocento emerge dall’atmosfera idealizzata e statica che gli è consueta, per diventare più umano e contraddittorio nella rappresentazione del drammaturgo Tom Stoppard.
The Coast of Utopia si propone, infatti, di ripercorrere gli anni della storia russa che vanno dal 1833 al 1863, attraverso le storie individuali dell’anarchico Bakunin e del suo circolo di intellettuali, dalle prime esperienze nella campagna russa, fino alle peregrinazioni in giro per l’Europa. Un manipolo di donne colte e prorompenti nelle loro diverse femminilità circondano gli uomini, persi fra letteratura e filosofia, distaccati dal mondo reale al quale si approcciano non con l’atteggiamento pragmatico di chi vive il popolo, ma con lo sguardo teorico e paternalistico di chi si affaccia su di esso dall’alto di una pila di libri.
Il temperamento incostante di Bakunin segue la convulsa sinusoide dei mutamenti dei sistemi filosofici dai quali si lascia fugacemente attanagliare: prima Shelling, poi Fichte, poi Hegel, in una successione ininterrotta che passa da un amore all’altro, al motto di «adesso so dove sbagliavo!».
Il circolo aristocratico ben nutrito conta i nomi di Herzen, Stankevic, Ogarev, Turgenev, che con le loro attività e i loro scritti disturbano il regime zarista e incorrono nella censura. Si impone nel gruppo il critico Belinskij, povero e assillato dalla sempreverde preoccupazione di vivere con quello che scrive.
Ventisei personaggi e altrettante storie che si intersecano, in un ingarbugliarsi di fili che si intrecciano fra di loro in un andirivieni temporale che sbroglia la matassa, anziché ingarbugliarla. L’intreccio si dipana intricato ma comprensibile sotto la penna sapiente di Stoppard e l’accorta regia di Giordana, portando lo spettatore con sé nella narrazione.
La scenografia scarna e surreale suggerisce non solo le stagioni che mutano, quanto le emozioni che esse suscitano: spogli tronchi di albero calati dall’alto e immobili a metà della scena, tengono sospeso anche il respiro dello spettatore concentrato fino all’ultima battuta per capire il disegno della trama. I costumi accuratissimi contribuiscono in modo significativo a immergere nel contesto storico ricostruito senza sbavature.
Premesso che non c’è stato un solo gesto degli attori a non essere perfetto, degna di particolare menzione è l’interpretazione di Belinskij: il linguaggio corporeo e paraverbale assurge a componente espressiva di primaria importanza, con il tremolio convulso delle mani che segue naturalmente l’evolversi del fervore dei discorsi sulla letteratura. La tendenza visionaria del critico è leggibile nell’interpretazione che esprime il dolore quasi fisico nel perorare le cause tanto della letteratura, quanto delle condizioni politiche della grande Russia.
Un’ironia sottile e divertente serpeggia fra le battute e le espressioni, connotando le auliche discussioni filosofiche e letterarie dei personaggi, intellettuali che hanno perso il contatto con la realtà fino al punto da considerare la filosofia a sé stante come realtà concreta, salvo poi rendersi conto sul finale di una lancinante verità: l’ombra sulla caverna, quella era la filosofia.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Argentina
largo di Torre Argentina, 52 – Roma
fino a domenica 15 aprile, ore 21.00

Fondazione del Teatro Stabile di Torino, Teatro di Roma, Zachar Produzioni presentano
The Coast of Utopia – Il Viaggio
di Tom Stoppard
regia Marco Tullio Giordana
con Andreapietro Anselmi, Ludovica Apollonj Ghetti, Francesco Biscione, Giuseppe Bisogno, Roberta Caronia, Paola D’Arienzo, Luigi Diberti, Denis Fasolo, Selene Gandini, Corrado Invernizzi, Erika La Ragione, Luca Lazzareschi, Sara Lazzaro, Tatiana Lepore, Alessandro Machia, Bob Marchese, Giorgio Marchesi, Valentina Marziali, Marit Nissen, Davide Paganini, Fabrizio Parenti, Irene Petris, Odette Piscitelli, Marcello Prayer, Edoardo Ribatto, Gabriella Riva, Nicolò Todeschini, Sandra Toffolatti, Giovanni Visentin, Angelica Barigelli
fisarmonica Marit Nissen
scene e luci Gianni Carluccio
costumi Francesca Sartori, Elisabetta Antico
musiche Andrea Farri