In scena, dal Regno Unito, il futuro della migliore musica

Lo spettacolo Nude è pop-rock di anima decadente, ma anche sperimentazione postmoderna, estetica retró, teatro, videoarte.

Una sala stracolma accoglie calorosamente i The Irrepressibles, i protagonisti all’Auditorium Conciliazione della serata di chiusura dell’edizione 2011 del Romaeuropa, il Festival più importante della capitale dedicato alla contaminazione tra teatro, modalità espressive differenti e tecnologie multimediali. Quello stesso pubblico si agita dopo un’ora di attesa, un ritardo causato da problemi tecnici, ma ogni singolo spettatore ha rimosso completamente quel disagio già dopo pochi minuti di concerto, e alla fine è completamente esaltato dallo spettacolo a cui ha appena assistito.
Attivi da una manciata di anni, i The Irrepressibles sono destinati a diventare nei prossimi anni una delle band più importanti e significative, o quantomeno sarà loro impegno confermare la stima e il riconoscimento internazionale che critica e pubblico già hanno sancito per loro, dopo l’uscita del loro primo album Mirror mirror. Il concerto è l’occasione di presentare il secondo lavoro della band inglese, Nude, a cui si accompagna un tour costruito attorno a messe in scena che vanno ben oltre il classico concerto rock, e che intercettano il teatro, le arti visive e gli effetti digitali per offrire un’esperienza di incredibile impatto.
Non c’è band al mondo che riservi così tanta cura e interesse ai costumi e alla dimensione coreografica e scenografica come i The Irrepressibles, la cui estetica postmoderna attinge dal Preraffaellismo tipico dell’ondata New Romantics degli anni Ottanta, ma anche al burlesque, al cabaret e al teatro espressionista di Weimar. Una ricerca espressiva artistica ben ponderata, che corrisponde alla composizione della band che si avvale di molti membri e di strumentisti d’orchestra (violini, viole, pianoforte, fiati), due percussionisti e dei cori che attribuiscono alla loro musica una dimensione lirica straordinaria. Jamie McDermott, leader e ideatore del progetto, compare sul palco come espressione del decadentismo à la Morrissey: look punk con capelli tinti e trucco abbondante, mentre i colleghi alle sue spalle esibiscono le silhouette dei loro corpi seminudi in un fantastico gioco di luci. Per essere più dettagliati, provate a prendere Antony degli Antony and The Johnsons e fatelo cantare negli Arcade Fire: questo sono i The Irrepressibles, ma bisogna riconoscergli che sono qualcosa di più.
Innanzitutto McDermott sfrutta ben più di Antony il suo falsetto incantatore e struggente, come un Matthew Bellamy dei Muse elevato a potenza. E questa è una cifra stilistica specifica del gruppo, che può a ben vedere diventare anche un’accusa di livello tecnico. Dell’estetica e dello stile di Antony, invece, i The Irrepressibles assorbono le melodie, gli arrangiamenti orchestrali potenti e il tono disperato e sofferto, ma anche l’immaginario incarnato dal cantante americano relativo al culto transgender, anch’esso tipicamente postmoderno. Durante il concerto, tra le immagini proiettate sull’allestimento scenico, ci sono quelle di due ragazzi occupati in una sorta di scontro fisico, una lotta che, a fine concerto, si esaurirà in un bacio omosessuale che vuole essere una dichiarazione di amore universale.
Oltre all’esecuzione di brani del primo disco, ai quali il pubblico risponde andando in visibilio, la band propone un numero consistente dei nuovi pezzi che promettono più che bene, anzi il concerto è un crescendo rispetto alle primissime tracce che stavano lasciando il sottoscritto con l’amaro in bocca. Ma poi irrompono le canzoni più innovative della loro opera: si tratta di pezzi caratterizzati da una contaminazione decisa dell’elettronica, che si integra a meraviglia con le esortazioni a Dio e al destino del cantante e con le partiture degli strumenti classici. In questo, il referente ideale non è più tanto Antony, quanto un altro gigante della musica contemporanea, ovvero Patrick Wolf (altro “androgino postmoderno”), che già da tempo fa un uso deciso di sintetizzatori, distorsori, samples e nastri digitali fondendoli con sonorità folkloristiche, medievali e ancestrali. Questi nuovi brani sono qualcosa di straordinario, dal gusto inevitabilmente retró e tipicamente eighties (persino dance), trasfigurato artisticamente attraverso una messa in scena che fonde recitals, happening e videoarte, e perciò perfettamente adeguata all’interno del contesto della kermesse.
Note dolenti (a parte il ritardo)? Non credete, ce ne sono: molto spesso ci si lamenta di suonare in posti terribili per l’acustica quali il Palalottomatica o gli stadi, e suonare all’Auditorium è privilegio di pochi, ma è anche vero che se sbagli una singola nota durante un arpeggio di chitarra qui se ne accorgono tutti, così come se un attacco strumentale non è sincronizzato alla perfezione o la voce cede in alcuni punti. È successo raramente, ma è successo (in questo, non sono gli Arcade Fire, per intenderci), anche perché è stupefacente quanto siano giovani alcuni membri della band, e perciò non hanno che da migliorarsi e perfezionarsi tecnicamente (soprattutto se la loro ambizione è quella di suonare nei luoghi storici della grande musica classica).
La band ringrazia abbandonando il palco e mischiandosi tra il pubblico, attendendolo poi all’uscita per abbracci e saluti quasi si trattasse di un piccolo gruppo underground. Decisamente cresceranno, e se sapranno reggere la pressione, il futuro della musica sarà loro.

Lo spettacolo è andato in scena:
Auditorium Conciliazione
via della Conciliazione, 4 – Roma
mercoledì 30 novembre, ore 20.30

Romaeuropa Festival 2012 presenta
The Irrepressibles in concerto
Jamie McDermott voce solista, chitarra, piano,
Sarah Kershaw piano, cori
Sophie Li contrabbasso, cori
Nicole Robson violoncello, cori
Charlie Stock viola, cori
Jordan Hunt violino, cori
produzione creativa William Turner Duffin
direzione artistica Jamie McDermott
testi e musica Jamie McDermott