Mettere in risonanza l’assoluto

 

jazzavienne_2014_affiche 80x80iAncora una serata fredda e piovosa e ancora una serata di grande musica al festival Jazz à Vienne. L’inebriante jazz del Kenny Garrett Quintet ha trasportato il pubblico in un vortice danzante dove la forma libera del jazz ha incontrato la tradizione per un mix esplosivo, mentre Bobby McFerrin ha costruito elaborate costruzioni vocali che condensano un patrimonio musicale che va dalle canzoni primitive africane fino alla sperimentazione solipsistica vocale.

Considerato tra i migliori sassofonisti della storia del jazz, Kenny Garrett ha letteralmente ubriacato il numeroso pubblico che, ancora una volta, ha sfidato il maltempo per godere di un’intensa serata di jazz. Accompagnato dai suoi straordinari musicisti (tra i quali, Vernell Brown al piano e McClenty Hunter alla batteria), Garrett ha dato vita ad un concerto generoso, nel quale non sono mancate diverse composizioni tratte dal suo recente Pushing the world away (Mack Avenue, 2013). Marcato da un ritmo intenso ed inebriante, il concerto ha presentato un jazz denso, ricco di influenze e di aperture. Impossibile non ballare sulla caraibica Chucho’s Mambo, dove il sax di Garrett decide di partire per un viaggio che sembra senza ritorno, o su J’ouvert, omaggio a Sonny Rollins, marcato da un’insistenza temporale che le percussioni installano su di un treno musicale che non vuole fermarsi, mai. La composizione che dà il titolo all’ultimo album rivela un côté sciamanico che rende il concerto un luogo di creazione continua, dove il distaccamento con la contingenza immediata delle cose allontana tanto il luogo momentaneo quanto l’atto della registrazione dell’opera. Il quintetto suona per un’ora e mezza dimostrando quanto sia meritato il posto che Garrett ricopre nella storia del jazz.

Il tempo meteorologico non ha più alcuna incidenza sulla godibilità dei concerti di quest’estate. Il pubblico si fa trovare preparato ad ogni evenienza e il cielo può inviare secchiate d’acqua in continuazione, ma lo spettacolo non subisce interruzioni. E anche l’attesissimo concerto di Bobby McFerrin si svolge in un’atmosfera autunnale, in una logica di distaccamento terreno che segna la tipicità della musica del musicista americano: la musica assoluta.

Habitué del festival di Vienne, McFerrin ritorna quest’anno per una serata dedicata quasi interamente alla sua ultima fatica, Spirityouall (Masterworks, 2013). Una breve intro di giochi vocali dipinge la delicata Everytime, per poi passare alla maggiormente ritmata Joshua (come non perdersi nel ritornello « Joshua fit the battle of Jericho» cantato da tutto il pubblico del théâtre antique?). Spirityouall è un’intensa celebrazione della musica spiritual americana e un omaggio al padre dell’artista, Robet McFerrin, primo afro-americano a firmare un contratto con la Metropolitan Opera Company. Se Woe è una calda pennellata ricca di sfumature, Wade si trasforma continuamente, passando da un sound blueseggiante a un ragtime moderato.

La celeberrima Can’t find my way home di Steve Winwood apre un varco folkeggiante in una serata tipicamente mcferriana in grado, cioè, di proporre sonorità proveniente da gran parte della storia della musica e di metterle in risonanza tra di loro, mostrando come questo incontro dia luogo ad una ricchezza e ad una bellezza estetica che allontana ogni etichetta.

La pioggia non dà tregua e McFerrin si siede al piano alla ricerca della miglior “rainy song” da dedicare al pubblico (fra altri frammenti compare, ovviamente, anche Singin’ in the rain), prima di ritornare alle canzoni del suo ultimo album. L’artista americano inanella un trittico composto dalla soave Jesus makes it good, da Fix me Jesus, che sa di blues e di campi di cotone, e dal canto splendidamente spiritual 25:12. La celebrazione della religiosità afroamericana giunge qui al proprio apogeo e ci consegna un Bobby McFerrin completo (ricordiamo che il musicista è ben altro che una meteora della musica che deve la sua fama ad un hit single mondialmente conosciuto, e la ventina di album, le direzioni di orchestre sinfoniche e interessi tra la psicologia e le neuroscienze dimostrano la ricchezza del suo repertorio).

McFerrin lascia spazio anche agli straordinari musicisti che lo accompagnano, chiedendo loro una piccola improvvisazione che sia la trasposizione, attraverso la grammatica musicale, dei loro sentimenti. Il chitarrista Armand Hirsch omaggia il pubblico francese con una rilettura in chiave jazz di Que reste-t-il de nos amours ? di Charles Trenet, mentre il contrabbassista Jeff Carney e Madison McFerrin, figlia di Bobby, improvvisano una languida Fever, cover di Little Willie John (ripresa e resa celebre da Peggy Lee).

Il concerto giunge al termine con Rest/Yes indeed, pezzo in grado di condensare folk, country e sentori africani, il tutto annegato un’intelaiatura jazz. Nessun spazio per i bis, ma solamente per una piccola sortita di McFerrin che saluta il pubblico improvvisando un piccolo messaggio di ringraziamento con la sua inconfondibile tecnica vocale.

 

 

Ouverte par le Kenny Garrett Quintet, la soirée du 9 juillet a été marquée par un mélange des genres et d’influences. Le quintet américain a joué en défiant la pluie et le public, enivré par le rythme incessant du jazz, a été transporté dans un monde autre que celui que le temps météorologique laissait croire. Bobby McFerrin, invité de la deuxième partie de la soirée, a bâti un circuit sacré, dépourvu des liens avec la terre, qui nous a amené dans l’absolu de sa voix.

 

Lo spettacolo è andato in scena:
Théâtre antique
7 rue du cirque – Vienne (Francia)
mercoledì 9 luglio, ore 20.30

Jazz à Vienne presenta
The Kenny Garrett Quintet, Bobby McFerrin

The Kenny Garrett Quintet
Kenny Garrett – flauto, saxofono
Corcoran Holt – contrabbasso
Vernell Brown – piano
Rudy Bird – percussioni
McClenty Hunter – batteria

Bobby McFerrin
Bobby McFerrin – voce
Madison McFerrin – voce
Gil Goldstein – fisarmonica, piano
David Mansfield – chitarra, mandolino, violino
Armand Hirsch – chitarra
Jeff Carney – contrabbasso
Louis Cato – voce, chitarra, percussioni, batteria

Set Bobby McFerrin
Everytime
Joshua
Woe
Wade
Can’t find my way home
(The devil wants to kill)
Jesus makes it good
Fix me Jesus
25:12
(unknown)
Rest/Yes indeed

 

Per la programmazione completa del Festival Jazz à Vienne: www.jazzavienne.com