She is gonna die

Ti regalo la mia morte, Veronika è il secondo omaggio, a quasi dieci anni di distanza, di Antonio Latella al grande Rainer Werner Fassbinder, uno spettacolo raffinato, introspettivo e complesso, ricchissimo di richiami e suggestioni.

La quarta parete non viene rotta. In questo spettacolo, la quarta parete non esiste affatto. Tutto inizia con la protagonista che si rivolge senza mezzi termini alla platea, che chiede insistentemente aiuto e si mostra indispettita quando non ottiene reazioni concrete. La scenografia, essenziale e ricercata, la posiziona subito in un ambiente abbacinante e distorto, incastonata in un telo enorme e magnetico di pelliccia bianca che ricopre tutto il fondale, mentre una fila di sedie richiudibili, impersonali, attraversa la scena e un piccolo binario sul proscenio, lascia scorrere una telecamera inizialmente spenta, inoffensiva, in un angolo. Le parole semplici e dirette stonano con l’immagine scenica surreale, quasi allegorica, e lasciano lo spettatore interdetto e sorpreso.

A risponderle è un altro personaggio, Robert Krohn (Annibale Pavone), ma non dal palco, luogo consono per gli attori, quanto comodamente seduto in platea, tra il pubblico, dove resterà per buona parte dello spettacolo.

Nel frattempo però il clima si anima: Veronika non è più sola, intorno a lei grossi scimmioni candidi si arrampicano alle sedie, presenze fascinose e inquietanti al tempo stesso, che nascondono sotto le pelli i vari personaggi dello spettacolo. Come pesanti bucce, la peluria di scimmia si apre, lasciando gradualmente uscire la storia, ma anche le paure, le nevrosi, gli incubi di Veronika, una diva del cinema sulla via del tramonto, tormentata dai fallimenti, ossessionata dal passato, drogata con il benestare malsano di medici e infermieri in una clinica di lusso.

Dietro, lentamente, si avvicendano proiezioni e ombre come fantasmi reconditi, seppelliti nella coscienza.
Tutto questo contribuisce a creare uno spettacolo intenso e nervoso, che obbliga il pensiero allo sforzo di seguirne le involuzioni; il ritmo è sostenuto e crescente, tutti i personaggi sono diversificati, psicologicamente curati e allusivi. Nelle parole di Veronika Voss (Monica Piseddu) si riconosce l’angoscia nata da un successo ormai terminato, ma che non si vuole lasciare andare, l’incredulità che porta quasi al grottesco e il dolore martellante che viene un attimo prima della rassegnazione. Poi improvvisamente tutto tace, tutto si calma e tutto cambia: spariscono gli scimmioni, le sedie instabili, le ombre. Dall’alto cala un enorme ciliegio e Veronika viene finalmente accolta tra le altre eroine rese immortali dai film di Fassbinder, in un idillio gelido, che è tanto sereno quanto mortifero.

Lasciando ai lettori la consegna del confronto con l’originale filmico, cui diverge in diversi aspetti, lo spettacolo si chiude così con una pacificazione sontuosa che lascia un po’ sgomenti e destabilizzati. che innesta una lunga interrogazione riguardo ai gesti, ai dettagli, ai significati. Uno spettacolo complicato, fin dall’inizio oltre la fine, come è, probabilmente, giusto che sia. Un regia particolare e curatissima, che riserva splendide sorprese e che per certi aspetti si offre sicuramente brillante. Veronika Voss lascia pensierosi, ma difficilmente insoddisfatti.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Arena del Sole

via Indipendenza, 44 40121, Bologna
dal 12 Novembre al 15 Novembre
giovedì e venerdi ore 21:00; sabato ore 19:30; domenica ore 16:00

Ti regalo la mia morte, Veronika
tratto dal film Veronika Voss di Rainer Werner Fassbinder
traduzione e adattamento di Antonio Latella e Federico Bellini
regia Antonio Latella
con Monica Piseddu, Annibale Pavone, Candida Nieri, Valentina Acca, Caterina Carpio, Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Maurizio Rippa, Massimo Albarello, Sebastiano di Bella, Fabio Belillo
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
musiche Franco Visioli
luci Simone de Angelis
ombre Altretracce
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione nell’ambito del progetto Prospero