Storie di ordinaria follia

In scena, al Teatro della Cooperativa, la Trilogia del Benessere secondo Renato Sarti, tra droga, vite comuni e illusioni da Grande Fratello.

Storie di quotidiana solitudine, di vite allo sbando, di degrado sociale e morale tra reality show, tossicodipendenza, disoccupazione: sono questi i temi dei tre atti unici che compongono La Trilogia del Benessere, testo scritto e diretto da Renato Sarti – in scena al Teatro della Cooperativa.

Una scena essenziale: un letto, due comodini e un tavolo sono quanto basta a Sarti per raccontare la vita dei suoi personaggi, nel tentativo di aprire una finestra sul loro mondo e permettere allo spettatore di incontrarli, conoscerli e assistere – ma senza partecipare – al loro disfacimento. Perché i personaggi nella Trilogia del Benessere non sono in cerca di un riscatto sociale, bensì continuano a trascinarsi e a seguire il loro percorso lasciando alla droga e ai programmi televisivi il compito di scansionare il ritmo dei giorni e di intere vite.

In Libero, il primo dei tre atti unici, i protagonisti sono una coppia di amanti, dove lei è costretta a prostituirsi per pagare a lui la droga. Un lui stordito dalle voci e dalle immagini delle trasmissioni televisive che fissa interrottamente dalla mattina alla sera, mentre il bambino che decidono di allevare insieme è il figlio di lei e di uno dei suoi clienti.

La pièce, nel 1989, ha avuto anche una mise en espace firmata da Giorgio Strehler per il Piccolo Teatro di Milano.

In Spartaco, il secondo dei tre atti unici, il protagonista è un giovane afroamericano che assume sostante stupefacenti e finisce in overdose durante un reality show, che continuerà a riprenderlo in diretta – in cerca del successo auditel – fino alla morte.

Tra i tre atti unici, questo è forse il meno riuscito, a causa dell’estremizzazione della mise en espace che vede l’attore protagonista immobile sul palcoscenico per tutta la durata dell’atto, mentre su uno schermo si proietta il suo primo piano. In sottofondo, la voce narrante del regista del reality segue entusiasta lo spegnersi della vita del ragazzo e impartisce ordini ai tecnici per rendere più struggente la morte in diretta. Tuttavia, l’onnipresenza della voce registrata unita all’immobilità del protagonista rende difficile per lo spettatore seguire lo svolgersi della pièce, senza perdersi nelle parole del regista – interpretato magistralmente da Omero Antonutti.

Con Buon Natale, si conclude la Trilogia: protagonista una coppia di anziani abbandonati nel giorno di Natale non solo dai propri figli, ma dall’intera società. Insieme, a letto, attendono la mezzanotte dell’ultimo giorno che trascorreranno in vita – avendo di proposito lasciato acceso il gas della cucina attigua alla camera.

Proprio grazie alla semplicità con cui la storia è raccontata e messa in scena, senza eccessi e con particolare attenzione e incisività, risulta essere la più dolorosa e riuscita in questo percorso nell’universo della sofferenza e dell’emarginazione. La Trilogia del Benessere, appunto.

A fare da collante ai tre atti unici il susseguirsi delle fasi della vita, che ognuno può sperimentare: si inizia dalla nascita, disperata e straziante in Libero; si passa per l’adolescenza e l’età adulta in Spartaco, difficili e maldestre; si chiude con la vecchiaia e la morte in Buon Natale, immerse nella solitudine e ineluttabili.

Lo spettacolo continua:
Teatro della Cooperativa

via Hermada, 8 – Milano
fino a domenica 23 ottobre
orari: da martedì a sabato ore 20.45 – domenica ore 16.00

Trilogia del Benessere
testo e regia Renato Sarti
con Rossana Mola,Domenico Pugliares e Moussa Gning
scene e costumi Carlo Sala
musiche Carlo Boccadoro
voce fuori scena in Spartaco: Omero Antonutti