Una storia d’amore e gelosia dalla narrativa alla scena

teatrodibuti2-80x80Il Teatro Francesco di Bartolo (Buti), direzione artistica di Dario Marconcini, ospita un nuovo imponente spettacolo, riconfermando l’alta qualità dei titoli in cartellone che ogni anno propone al suo pubblico.

Si tratta di una produzione della Compagnia Sandro Lombardi, Un amore di Swann, tratto dal romanzo capolavoro di Marcel Proust Alla ricerca del tempo perduto. Nato negli anni Settanta come Il Carrozzone, poi Magazzini Criminali, infine Compagnia Lombardi-Tiezzi, il gruppo fiorentino porta in scena il secondo capitolo del primo libro (Dalla parte di Swann), una sorta di romanzo nel romanzo, che racconta la storia di un amore e presenta dinamiche, atmosfere, tematiche, personaggi, che saranno poi sviluppati e descritti nel resto dello straordinario classico francese. Fanno da sfondo alla vicenda d’amore e di gelosia lo snobismo di certi ambienti e la rigida separazione classista tra aristocrazia e démi-monde, che nell’opera di Proust sigla un passaggio storico fondamentale, il tramonto della belle époque e la tragedia della Prima Guerra Mondiale.

Charles Swann, raffinato e ricchissimo figlio di un agente di cambio, accolto a braccia aperte negli ambienti più esclusivi della nobiltà parigina, viene introdotto da Odette de Crécy, affascinante donna dal passato ambiguo, nel clan borghese di Madame Verdurin, dove vigono un esclusivismo terroristico (nessuno può trasgredire le regole dettate dalla padrona di casa, nessuno può avere una vita privata e sentimentale al di fuori del salotto) e un culto dell’arte che assume spesso i tratti dell’isteria. Odette diventa un’ossessione per Swann, una passione che si tinge di disperazione quando la donna allenta le attenzioni verso di lui per rivolgerle ad altri, mentre l’irritazione di Swann per i molti aspetti ridicoli del salon Verdurin si fa palese e ben presto ne determina l’estromissione dal clan; il contesto che inizialmente gli permetteva di esaudire il suo sogno d’amore e vedere ogni sera Odette si tramuta in un insormontabile ostacolo. L’unico modo che Swann troverà per raggiungere il possesso della sua amata sarà sposarla, nonostante la consapevolezza che Odette sia una donna di facili costumi, che ha avuto numerosi amanti, sia uomini sia donne; e nonostante sia svanito il prepotente amore che l’ha unito a lei.

Sulla scena si alternano e si intrecciano Charles Swann, Odette de Crécy e Madame Verdurin; gli altri personaggi, evocati da finti-dialoghi di fronte alle sedie vuote disposte disordinatamente sul palco, appaiono personaggi immaginari, plasmati secondo il volere della Verdurin. La principale caratteristica della drammaturgia e della messinscena dello spettacolo è la scelta di sottolineare il gioco teatrale, per cui gli attori entrano ed escono dalla parte, talvolta recitando mimeticamente il proprio ruolo (la drammatizzazione del testo è stata curata da Sandro Lombardi), talvolta descrivendo i personaggi in terza persona e utilizzando a questo scopo i passaggi narrativi originali di Proust (nella traduzione di Giovanni Raboni). Ne viene fuori un montaggio molto difficile e complesso (anche per lo spettatore), capace però di esaltare la preziosa scrittura proustiana e l’organizzazione strutturale della Recherche.

Il ricorso all’ironia da parte di tutti e tre gli interpreti permette di restituire le continue allusioni del romanzo alle dinamiche sociali di fine Ottocento e supporta una recitazione distaccata, che attira l’attenzione del pubblico sulle ambiguità e gli inganni dei personaggi: Swann è infatti un uomo colto che frequenta l’aristocrazia, ma è attratto dai più grossolani ambienti borghesi e si innamora di ragazze del popolo e di donne dai facili costumi; Odette è di fatto una cocotte, la cui eleganza fisica nasconde una certa volgarità negli atteggiamenti e nei modi di pensare e di parlare; Madame Verdurin appare sguaiata e pettegola, sempre in mezzo ai chiacchiericci del suo ambiente.

Durante il continuo passaggio dalla prima alla terza persona, che sigla le battute dei tre protagonisti, si verifica spesso una sorta di sovrapposizione metateatrale tra i ruoli di Swann-Proust-Lombardi (personaggio-autore-attore); ciò si palesa in particolar modo nel momento in cui avviene una completa rottura della quarta parete e i tre attori (Sandro Lombardi, Elena Ghiaurov e Iaia Forte) riflettono sull’amore e la gelosia secondo Proust. In questa occasione le attrici, con taccuini e testo alla mano, si pongono domande alle quali è Lombardi a rispondere, investendosi del ruolo non solo di capocomico, ma anche di portavoce dell’autore.

Trovo che nello spettacolo ci siano aspetti non del tutto convincenti: così le proiezioni sul fondale della scena, che non hanno alcun rimando artistico-pittorico e sono poco allusive dei sentimenti contrastanti dei personaggi; così alcuni passaggi da una scena all’altra, talvolta troppo abbozzati e repentini (un lieve abbassamento delle luci, e qualche movimento a tempo di musica da parte degli attori). Poco comprensibile è anche la scelta compiuta dal regista Federico Tiezzi di spostare la vicenda da fine Ottocento (il romanzo proustiano è basato, come dicevo, proprio sulle dinamiche della belle époque) agli anni Venti del Novecento. Ma senz’altro la raffinatezza degli attori, il lodevole lavoro di drammatizzazione compiuto da Sandro Lombardi e, ovviamente, la narrativa di Proust, riescono a offrire agli spettatori uno spettacolo di eleganza e suggestione.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Francesco di Bartolo – Buti
domenica 24 febbraio, ore 21.15

Un amore di Swann
da Marcel Proust
regia Federico Tiezzi
scene Pier Paolo Bisleri
costumi Giovanna Buzzi
luci Gianni Pollini
immagini digitali Antonio Giacomin
con (in ordine alfabetico) Iaia Forte, Elena Ghiaurov, Sandro Lombardi
produzione Compagnia Sandro Lombardi
(durata 1.30 h)