Cambiare le prospettive e aprire la riflessione

Al Teatro Linguaggi Creativi è in scena, fino al 3 febbraio, Una (disprezzata) sera d’autunno, brillante e grottesca drammaturgia di Francesco Leschiera che riesce a carpire l’essenza della grandezza di Durrenmatt.

Il palco pieno di foglie secche e il profumo umido e selvatico che cospargono per la sala, non lasciano dubbi sull’ambientazione autunnale dello spettacolo – immettendo lo spettatore da subito in una dimensione surreale ma, allo stesso tempo, fortemente concreta e ben collocata: in una piovosa notte d’autunno, ci ritroviamo a essere discreti e curiosi testimoni di particolari incontri all’interno dello studio di un celebre scrittore, luogo nel quale è ambientato il suo ultimo romanzo giallo che egli stesso presenta in radio ai suoi affezionati lettori. Una matriosca di situazioni che si intrecciano e si assorbono a vicenda confondendo lo spettatore, con l’obiettivo di sbaragliarlo dalle sue convinzioni, slegarlo da un punto di vista vincolato e smuoverlo dai preconcetti borghesi sulla figura dell’artista, sulle convenzioni sociali, sul concetto di bene e di male. In effetti, la nostra posizione di voyeurs si trasforma (in certi momenti molto ben costruiti) in quella di giudici, magistrati che ascoltano i protagonisti mettersi a nudo davanti a un banco degli imputati per mettere alla gogna i pregiudizi della società borghese e gli stilemi forse ormai troppo scontati del genere giallo.
Francesco Leschiera è abilissimo nell’unire due radiodrammi di Durrenmatt (Una sera d’autunno e Colloquio notturno con un uomo disprezzato) in una drammaturgia brillante e grottesca al tempo stesso, aiutato in questo dalla scenografia di Ilaria Parente che, con un “semplice” pannello di sfondo, è in grado di evocare tutto quanto possiamo immaginarci all’interno di un giallo urbano contemporaneo: il sangue, i volti distorti delle persone, l’accavallarsi dei palazzi, le tante parole fagocitate, ogni giorno, dai media. L’energia e la caratterizzazione puntuale di Francesco Meola e Alessandro Macchi è forte e preziosa soprattutto nel rendere efficace la fusione dei due testi che, all’interno di un’unica proposta drammaturgica, si trasforma in ribaltamento: prima, lo scrittore è il carnefice e il suo ammiratore la vittima, poi i ruoli si invertono, portando addirittura a una grottesca deontologia dell’uccidere, a un codice d’onore che forse i piccoli criminali hanno, ma certamente non i politici che, subdolamente, dai loro scranni del potere si spacciano per garanti dell’ordine, pur commettendo crimini ben più gravi.
Tutto il cast risulta quindi efficace nel rendere i punti salienti dello stile e della “poetica” di Durrenmatt: il ribaltamento dei ruoli tradizionali del giallo; l’abbandono degli stilemi classici e prevedibili; la riflessione sui limiti e sulla pochezza dell’uomo, la cui consapevolezza spesso porta i suoi protagonisti a uscire dall’empasse e a risolvere l’enigma (si pensi anche a romanzi di “genere” incredibilmente coinvolgenti come La promessa o Il giudice e il suo boia). In questo senso si spiega la figura apparentemente in ombra e secondaria di Andrea Magnelli che, nella veste “anonima” dell’uomo che gira i canali della radio, è in realtà la mente critica dello spettacolo, quasi una sorta di coro a una voce che ha il coraggio di gridare in faccia al mondo la questione fondamentale: forse, l’unico vero problema è l’uomo stesso, e l’unica vera rivoluzione da compiere è dentro di noi.
Eccellenti anche le scelte musicali che, passando da Astor Piazzolla ad Arvo Pärt, intensificano i momenti più forti della performance.
Consigliata la visione anche solo per conoscere questo spazio, il Teatro Linguaggi Creativi, piccolo ma vivo, interessante, che punta molto sull’accoglienza, sul senso di condivisione e di comunità: gli spettacoli, solo nel fine settimana, costituiscono una valida alternativa ai soliti svaghi del weekend, soprattutto se prima dello spettacolo, nel foyer c’è la possibilità di incontrarsi con amici e gente nuova davanti a un aperitivo e a un buon bicchiere di vino offerti dal teatro.

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Lo spettacolo continua: Teatro Linguaggi Creativi
via Villoresi, 26 – Milano
fino al 27 gennaio e dal 1° al 3 febbraio

Una (disprezzata) sera d’autunno
dai radiodrammi di Friedrich Durrenmatt
elaborazione drammaturgica e regia di Francesco Leschiera
con Alessandro Macchi, Francesco Meola e Andrea Magnelli
costumi di Ilaria Parente
scenografia Ilaria Parente e Francesco Leschiera
luci di Luna Mariotti
scelte musicali ed elaborazioni sonore di Antonello Antinolfi
produzione Teatro del Simposio