Blues, soul, trip-hop. Il rock e le sue influenze

fourviereUn’altra grande serata di musica rock. Un trittico di grandi nomi della scena internazionale si è andato ad aggiungere alla già notevole programmazione delle Nuits de Fourvière di Lione: Valerie June, i Tindersticks e gli Archive.

Spetta a Valerie June aprire le danze di una lunga e interessante serata nella vecchia Lione. La cantante americana, originaria di Memphis, ha presentato un ricco set di canzoni tratte, per la maggior parte, dal suo primo vero e proprio album, Pushin’ against a stone, uscito nel mese di maggio per l’etichetta londinese Sunday Best Recordings. Dopo tre album autoprodotti, la trentunenne artista americana debutta con un’importante opera e il concerto di Lione ha avuto il merito di presentare al pubblico francese una nuova artista che porta la necessaria linfa vitale al mondo della musica rock. Anima dannatamente blues, Valerie June unisce, a questo retroterra culturale (quasi obbligato viste le sue origini), una marcata volontà folk. Ma ciò che segna in modo indelebile la sua musica è la sua voce. Una voce che non ammette mezze misure: o la si ama o non la si ama per niente. Gracchiante, dolce, stridente, raffinato: il suo vocalismo unisce poli opposti e il risultato è una musica che non passa inosservata, che vuole mostrarsi, aprirsi, con tutta la discrezione possibile, ma senza aver paura dei giudizi esterni. La voce percorre gli animi non lasciandoli indifferenti: il suo passaggio è un incontro ricco di effetti. Polistrumentista (si misura con abilità alla chitarra, al banjo e all’ukulele) Valerie June ha incantato il pubblico lionese con la sua musica e con il proprio fascino: bellissima, l’artista si è presentata con una complicatissima acconciatura serpentina chiusa da un appariscente fiore rosa. Un tocco di colore che non è certo passato inosservato.

Dopo Valerie June, arrivano sul palco i Tindersticks. Storico gruppo inglese, i Tindersticks hanno al loro attivo un’importante discografia (nove album registrati in studio) e una carriera ventennale che li ha portati a essere un importante riferimento all’interno della musica contemporanea. La musica dei Tindesticks, un rock sublime e raffinato, è un’esperienza sensoriale, un incrocio tra il sogno e la delicata trance del dormiveglia, là dove le immagini continuano a fluire, a crearsi, senza che la loro materialità si offra completamente alla presa del soggetto percipiente. Molto del merito di questo invito verso l’aspetto onirico del reale è dovuto all’inconfondibile e raffinata voce del cantante Stuart Staples. Una voce nasale, che potremmo definire maggiormente espirata piuttosto che ispirata, che non si permette di declamare i testi e, forse, nemmeno di cantarli. Esempio lampante è la dolcissima If you’re looking for a way out (riuscitissima cover degli Odyssey): la voce dona una sorta di corpo formato eminentemente di aria al testo e alla melodia. Le parole tremule non posseggono alcuna indecisione, ed esse si accostano alle orecchie degli ascoltatori con la delicata discrezione di un soffio.
Nell’ora dell’esibizione sul palco lionese, non sono mancate alcune canzoni più recenti, tratte dall’ultimo album, The something rain del 2012, come Slippin’ blues, A night so still e This fire of autumn, che hanno mostrato che la vena creativa del gruppo non si è spenta, e che la loro musica, intimamente soul, continua a far sognare – nel vero senso della parola – i numerosi ammiratori.

Una serata già molto ricca con la presenza di Valerie June e dei Tindesticks ma che non si limita a questi grandi nomi. A seguire infatti salgono sul palco gli attesissimi Archive, uno dei nomi chiave dell’ambiente trip-hop degli anni Novanta. Per un’ora e mezza gli Archive mostrano al pubblico un’energia quasi insospettabile: la resa live dei loro pezzi è straordinaria e il pubblico è (positivamente) investito dalla portata di questa vigorosa ondata di musica.
Il gruppo ha ripercorso la propria carriera, pescando delle canzoni da gran parte della propria discografia: You make me feel (da Take my head del 1999), Finding so hard, Again (da You all look the same to me del 2002), Fuck U (da Noise del 2004), System (da Lights del 2006), la potente Bullets (da Controlling crowds del 2009), Wiped out, l’ossessiva Hatchet, Violently e la delicata Stick me in my heart (With us until you’re dead del 2012). Gli Archive hanno mostrato molto più che le proprie origini trip-hop. Il loro stile, che mescola compiutamente il rock e l’elettronica, si è andato formandosi con il susseguirsi degli album, mostrando una vivacità che è il sintomo di un’insofferenza alle etichette e a un genere preciso. Le tastiere e le percussioni, che rappresentano l’anima strutturale delle loro canzoni, hanno articolato tutto il concerto, e intorno a esse le voci e chitarre si sono avvolte con insistenza, fino a formare vorticose spirali musicali che sembrano avere velleità di tempi infiniti.

La serata si è conclusa con il consueto lancio di cuscini verso il palco, molto gradito dai componenti della band tanto quanto dal pubblico, sintomo di un entusiasmo che ha percorso le diverse ore della serata e che è potuto esplodere in questo scambio – fisico – di vettorialità appassionate.

La nouvelle star du blues américain Valerie June, le raffiné group anglais soul-rock Tindersticks et les infatigables Archive ont bâti une soirée sans doute parmi les plus intéressantes de l’édition 2013 du festival des Nuits de Fourvière. Un triple concert qui a amené les spectateurs dans les atmosphères douces et anciennes du blues, dans les champs oniriques du soul et dans la transe électrique. Un programme hétérogène, une soirée de très haut niveau.

Lo spettacolo è andato in scena:
Grand théâtre, Parc archéologique de Fourvière
6, rue de l’antiquaille – Lione (Francia)
giovedì 25 luglio, ore 20.00

Il festival Nuits de Fourvière presenta
Valerie June, Tindersticks, Archive en concert
www.nuitsdefourviere.com