Al Teatro Elfo Puccini, Elio Germano legge Céline tra pessimismo ed energia, passione e delusione.

Più che un Viaggio al termine della notte, si tratta di un vero e proprio salto nel buio, quello tentato dall’Elfo Puccini con la rilettura del primo romanzo di Céline – autore francese vissuto nella prima metà del Novecento.
Un percorso nel buio della sala – si notano soltanto una lampada, che l’attore accende nei momenti in cui agisce, e pochi riflettori che illuminano a stento le tre figure sul palcoscenico – in quello della storia – la Prima guerra mondiale fa da sfondo alla vicenda – e nella darkness (di conradiana memoria) dell’interiorità dell’uomo.
A fare emergere tutto ciò è uno tra i maggiori interpreti italiani contemporanei, Elio Germano – vincitore a Cannes nel 2010 della Palma d’Oro come migliore attore protagonista per il film La nostra vita – affiancato da Martina Bertoni al violoncello e da Teho Teardo (compositore di molte colonne sonore, tra le quali quella del film Il divo di Sorrentino) alla chitarra elettrica.
La musica, non a caso, risulta decisamente cinematografica e unisce le sonorità classiche del violoncello a quelle elettroniche della chitarra: esordisce lenta, cresce progressivamente, si alterna alla voce, tocca un punto di massima intensità ai limiti della sopportabilità, fino al silenzio improvviso della conclusione. La partitura musicale si alterna alle parole recitate da Germano, seduto dietro un tavolo, nascosto nel buio completo durante i movimenti sonori e illuminato nella penombra della lampada durante le letture.
La sua è un’interpretazione impeccabile, che alterna tonalità intimistiche e riflessive a momenti emotivi ed estremamente passionali. In alcuni passaggi sembra che Germano si “carichi” per poi esplodere – come avviene quando inveisce contro la guerra.
Nei cinquanta minuti di spettacolo domina il pessimismo, che coinvolge persone («È degli uomini che bisogna aver paura»), regnanti, nazioni, la società e il mondo intero («La terra è morta»). «Siamo vermi in piedi», cita Germano in un passo, riferendosi agli uomini. La musica segue a ruota questi sentimenti facendo leva su tonalità nostalgiche e malinconiche, ma contraddistinguendosi rispetto alle parole recitate per una maggiore energia.
Tuttavia, l’alternarsi di musica e parole rompe l’unità del pensiero, che si spezza in una serie di frammenti, in bilico tra il flusso di coscienza e una riflessione più controllata e rigorosa.
Il risultato è uno spettacolo che, nonostante l’interpretazione di Germano e lo sperimentalismo musicale di Teho Teardo, fatica a scaldare il cuore e a toccare l’anima. Non lascia il segno e rischia di deludere. E ciò colpisce, a maggior ragione, data la bravura dell’interprete. Forse Germano non basta. Più in generale, non bastano grandi nomi per fare grandi spettacoli.

Lo spettacolo continua: Teatro Elfo Puccini
c.so Buenos Aires, 33 – Milano
fino a domenica 19 febbraio
orari: da martedì a sabato, ore 20.30 – domenica, ore 16.30

Viaggio al termine della notte
da Louis Ferdinand Céline
di e con Elio Germano e Teho Teardo
musiche dal vivo di Teho Teardo
violoncello Martina Bertoni
luci Antonio Merla
produzione Fondazione Teatro Piemonte Europa
in collaborazione con Musica 90