Quando il testo è al servizio dell’attore

Monologhi e atti unici, riassunti e adattati in italiano, scelti dal vasto repertorio del premio Pulitzer Donald Margulies, portati in scena da quattro giovani e bravi attori capaci di passare dal registro “romanesco” a quello di un italiano pulito e privo di inflessioni dialettali.

We Don’t Know What We Are Doing, “pluralizzazione” del titolo di una delle commedie dello statunitense Donald Margulies – I Don’t Know What I Am Doing -, è composto da alcuni brani estrapolati da diverse sue commedie e monologhi, caratterizzate da un felice connubio tra verve comica e notazioni sociali e politiche. Ad assemblarli per l’VIII edizione della rassegna LET – Liberi Esperimenti Teatrali è Massimiliano Farau (che firma solo la supervisione artistica e non la regia, che non è indicata) dedicando nella messinscena una maggiore attenzione al côté comico a discapito di quello sociale.

L’universo giovanile cui Margulies fa riferimento in questo allestimento è sganciato da ogni riferimento storico, soprattutto nei monologhi – Manny e Joey – nei quali i personaggi sono presentati, grazie a una traduzione che li reinterpreta col registro patriarcal-maschilista del dialetto romano, alle prese con la millanteria, i rapporti di amicizia, la microcriminalità e la scarsa considerazione per le donne. Caratteristiche più vicine alle maschere dei bulli romani che ai personaggi originali pensati dal loro autore.

Il tocco del premio Pulitzer emerge più negli atti unici – estrapolati e ridotti all’osso – uno dei quali – Misadventure – colpisce per la delicatezza e la liricità con cui viene descritto il rapporto tra una giovane e il fratello minore – cui la donna fa da mamma-fidanzata – un ragazzo male in arnese, trovato dalla polizia a camminare sull’autostrada, ubriaco, in seguito a una scommessa persa con un gruppo di “amici” su cui il giovane voleva fare colpo.

Il secondo atto unico – Women In Motion, dal quale sono prese più scene – racconta della vacanza in un paese tropicale di due giovani colleghe di lavoro in cerca di avventure coi ragazzi, mettendo in scena delle dinamiche interpersonali tra donne molto poco maschiliste e attente invece a un sentire femminile davvero partecipato e riconosciuto, mentre l’ultimo atto unico – Space – vede due amici raccontarsi adolescenzialmente la fine della storia con le rispettive ragazze, tra sesso, spinelli e il deserto.

Così “riassunti” e avulsi dall’impianto drammaturgico originale, i testi messi in scena si distanziano dall’originale e si impongono per altri elementi: la traduzione italiana, che trasla, con proprietà lessicale davvero notevole – grazie anche alla duttilità del dialetto romano nel quale, per esempio, il plurale di cactus diventa cacti – il contesto originale statunitense in un contesto italiano più immediatamente “riconoscibile”, e la recitazione, puntuale, precisa, priva di sbavature dei quattro interpreti, i cui testi sono più che altro occasione per mostrare la loro verve interpretativa come vuole uno spettacolo disimpegnato e comico.

Anche la regia è curata fin nei più piccoli dettagli a cominciare dai titoli dei lavori scelti, proiettati sulla parete di quinta, mentre i cambi di scena, fatti fare agli attori stessi, sono molto eleganti e parte integrante della messinscena: gli attori portano e tolgono sedie, sdraio e tavolini da bar, senza pretendere di non essere visti ma, anzi, dando un senso alla loro presenza con movimenti quasi coreografati, all’unisono, dove uno sostiene la presenza dell’altro.
We Don’t Know What We Are Doing è uno spettacolo piacevole anche se affronta in maniera disinvolta e poco esemplificativa i testi di Margulies, i quali, però, anche in questa edizione ridotta, sanno parlare al pubblico e si fanno vedere molto volentieri.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Cometa-Off
via Luca della Robbia, 47 – Roma
fino a domenica 4 marzo, ore 20.45

We Don’t Know What We Are Doing
monologhi e microdrammi tratti da Donald Margulies
supervisione artistica Massimiliano Farau
con Alessandro Giuggioli, Alessandro Marverti, Arianna Mattioli, Edoardo Pesce, Sara Sartini