Sinfonia perfetta

Presso la sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica, penultimo concerto di musica sinfonica della stagione 2014-2015 con un programma e artisti d’eccezione: il pianoforte di Krystian Zimerman interpreta il Concerto per pianoforte e orchestra in re minore di Brahms e la famosissima Sinfonia Patetica di Čajkovskij, per la direzione del maestro finlandese Mikko Franck.

La sala è gremita, l’orchestra è pronta, entrano direttore e solista, s’inchinano al pubblico: senza indecisioni inizia un Concerto che si annuncia di grande aspettativa.
Il Maestoso d’apertura presenta un’introduzione orchestrale dalle mille sfaccettature, il rullo dei timpani sul re, l’ampiezza del movimento, determinano un clima tempestoso e magniloquente. La forma è regolarissima, lo schema del movimento è quello tipico della forma-sonata con esposizione, sviluppo e ripresa. Il pianista attende paziente il suo turno, osserva, segue i colleghi dando loro la carica e la sicurezza di cui hanno bisogno, poi senza esitazione entra riprendendo la melodia già eseguita dall’orchestra. Solo in scena Zimerman cattura gli sguardi del pubblico e anche dell’orchestra intera che, con ammirazione, sviluppa una melodia emozionante e di possente interpretazione. Il primo movimento si articola, poi, in bellissimi scambi tra orchestra e pianista dove, abbaglianti, emergono vari solisti, primo fra tutti il corno che fora lo spazio degli arpeggi pianistici per far risuonare il suo romantico richiamo. Il tema sfiora il piano, pianissimo, dolce e delicato, poi il cielo si copre di nubi, la tempesta è in arrivo, i violini tremano sulle corde gravi, arriva il temporale sul fortissimo, prima della perfetta chiusura, qualche secondo prima di volgere all’Adagio centrale nel quale i musicisti cambiano orientamento. Intro orchestrale piano, lento, una calma religiosa pervade il primo episodio con il pianoforte entra sulla stessa linea dell’orchestra e invita, volgendosi loro con lo sguardo, oboe e clarinetto al dialogo.

Emozionante la direzione d’orchestra che riesce a far apprezzare all’uditorio ogni singola nota anche sui pianissimo. Interessante il finale riflessivo del pianoforte che tende alla fine con dei trilli su tutta la tastiera, invitando tutta l’orchestra a stringersi nella preghiera finale.
Siamo giunti all’ultimo dei tre movimenti del concerto in forma di Rondò (Allegro non troppo) per sei temi differenti tutti concepiti con lo spirito della variazione. È questa volta il solo del pianoforte ad aprire il movimento con una melodia brillant con cui conduce e trasporta l’orchestra.
Musicale e altruista, Zimerman ha condotto dall’inizio alla fine il concerto da bravissimo capitano, da colui che sa fare gruppo, segue le indicazioni del mister e porta la propria squadra a vincere. Esecuzione meravigliosa e a tratti da brivido, coinvolgente per un pubblico che, con un grande applauso, mostra decisamente di apprezzare.

Insolitamente seduto sul podio, Franck inizia la direzione della magnifica Patetica, Sinfonia n.6 in si minore op. 74 di Čajkovskij costruita su quattro movimenti. Adagio, Allegro non troppo il primo lunghissimo movimento è un unicum nella produzione di Čajkovskij, con quel fagotto solo al grave – sopra archi scurissimi che dondolano trasportati dalla melodia – preciso, ma non troppo espressivo per indurre a una tenebrosa atmosfera.
Franck sin dalle prime battute nostra di dirigere col cuore la sua orchestra, chiedendo dei pianissimo anche ai solisti, tra i quali si apprezza un oboe che non salta una nota nel suo solo. Poi, come una bomba, Franck lascia esplodere l’orchestra in fortissimo, alzandosi in piedi sul podio e incitando i contrabbassi, la cui precisione è l’autentico motore dell’orchestra, a suonare con forza con gli ottoni e i timpani. Di nuovo piano, di nuovo seduto, Franck continua a chiedere espressività anche nella gestazione, non ritmica, ma melodica dell’opera.
Si chiude così il primo movimento e si apre il secondo movimento, un Allegro con grazia, una sorta di valzer impossibile in 5/4 caratterizzato da una dolce melodia articolata dai fiati e da un bel pizzicato degli archi dal piano al forte, fino al piangente. Un valzer tra i fiori più spettacolari, tra colori e profumi più disparati.

Volge poi all’Allegro molto vivace, ritmo di marcia, gioioso e scherzoso, dove per un tempo il tono patetico è messo da parte. L’atmosfera cambia con il tema giocato molto sulle dinamiche e sui forti, con il suo straordinario direttore capace di dirigere una partitura con precisione assoluta, chiamando colori, appoggi e soli, strappando clamorosi applausi nonostante la Sinfonia non fosse ancora finita.
È la volta del gran Finale. Il maestro resta in piedi sotto il podio, torna il tono patetico iniziale del fagotto in Adagio lamentoso, melodia dolce e triste allo stesso tempo. Tre pause, tre respiri e poi la preghiera, lacerante, che strugge dall’interno l’animo umano. Dal piano, i violini si elevano in un tremolo continuo con gli ottoni sotto al più grave, si ode il corno con effetto sordina che logora e scalfigge i cuori. Poi il solenne colpo del gong lascia gravi gli ottoni, accompagnati dai contrabbassi e dagli archi sullo stesso registro, per arrivare al solo di violoncelli in pianissimo e contrabbassi dal fondo. La melodia viene mantenuta dai due reparti per un paio di minuti, nessun altro suona più, prima della fine, in pianissimo.
Un minuto di raccoglimento, poi un grande applauso, tutti in piedi con il pubblico giustamente estasiato da questa esecuzione e direzione d’orchestra letteralmente magistrale.

Il concerto è andato in scena:
Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Auditorium Parco della Musica di Roma
viale de Coubertin, Roma
Martedì 16 giugno ore 19, 30

Zimerman interpreta Brahms
Brahms – Concerto n.1 in re minore per pianoforte e orchestra op.15
Čajkovskij – Sinfonia n. 6 in si minore op. 74 (Patetica)
Mikko Franck – direttore
Krystian Zimerman – pianoforte