Il ritmo della danza giovane

teatro-orologio-roma-80x80La danza contemporanea ha trovato il suo EDEN al Teatro dell’Orologio di Roma. Fino al 27 aprile cinque giorni dedicati agli artisti under 30.

L’immaginazione è il cibo dell’anima la quale si muove al ritmo della creatività in una danza perpetua. Corpo e mente, nutrimento e idee. Organizzare una rassegna specifica sulla danza contemporanea in uno storico teatro di Roma è di per sé una buona idea. Non di solo Amici di Maria vive il balletto. Dedicarla ai performer sotto ai 30 anni di età è rivitalizzante. L’aria in fermento fa le bollicine.

Di norma le istituzioni riveriscono gli artisti d’esperienza, un modo come un altro per raccontare come gli enti si mettano in movimento esclusivamente per i meritevoli sforzi di nomi altisonanti (o allegre brigate di figli di quando decidono di fare un saggio). Ecco perché la rassegna EDEN – Connect the Dots  composta da Gianni Parrella e Gianluca Cheli ha un suono discorde eppure armonioso nel coro degli appuntamenti culturali negli ultimi tempi.

Nel corso di una prima serata affollata sono stati presentati due lavori differenti, con un carattere assai diverso, ma egualmente interessanti. Ad aprire le danze (sic!), Riccardo Buscarini, giovane piacentino, insegnante di coreografia alla Birkbeck University a Londra. Classe ’85, Buscarini presenta un assolo che lui stesso ha creato e interpretato dopo aver vinto il Fondo Fare Anticorpi Emilia Romagna nel 2012. L’annus fatidicus della fine del mondo secondo l’antico calcolo Maya, è stato anche il decimo anniversario di Buscarini nel mondo della danza. Così, per celebrare questa ricorrenza, è nato 10 tracce per la fine del mondo, in apertura di EDEN. L’artista compare direttamente in scena, sobrio in una camicia bianca e pantaloni neri, volteggiando senza sosta e faticosamente ai limiti della scena, l’orbita di un pianeta/uomo disorientato. Una forza centripeta lo attrae  facendolo cadere, quindi l’interpreta scrive “IO” versando sale al centro del palco bianco privo di elementi scenografici, a parte un’asta microfonica all’angolo destro del proscenio, che diventa “10” al decimo e ultimo chilo rovesciato. Lo spettacolo è suddiviso in dieci sezioni, una compilation di brani e coreografie corrispondenti che si susseguono continuativamente. In numerologia, il 10 rappresenta l’inizio e la fine, equilibrio e perfezione, un cominciamento eterno ed effettivamente l’impressione è che non avvenga mai l’inizio della rappresentazione, né ci sia un arrivo. I brani appartengono alla musica barocca, classica, rock, new wave, si alternano  senza soluzione di continuità tra suggestioni puramente plastiche e vere e proprie esplosioni di movimento.

Ci sono alcuni effetti riusciti, a partire da Transmission dei Joy Division, eppure il crescendo corrisponde al grado di salatura del protagonista nella sua interazione fisica con il sale,  intensamente corporale tanto da frizionarsi la pelle e sanguinare. Il coinvolgimento del pubblico non è partecipativo, piuttosto empatico nell’osservare gli sforzi, la quasi scomodità del personaggio gravitante nel suo universo. Il viaggio è il suo, intimo e personale, gli spettatori restano osservatori, avvicinano l’occhio alla serratura della camera di Buscarini, tutt’al più si lasciano incantare di tanto in tanto. A mancare è una composizione semantica comunicativa omogenea.

È vero che l’arte contemporanea non è tenuta a consegnare il senso nelle mani del pubblico, ma è vero anche che l’enigma ha vari gradi di profondità e diverse misure e, diciamolo, spesso la giusta misura non è dieci ma sette giorni della settimana enigmistica. Non altro che il precario equilibrio tra dire e celare dell’arte concettuale.

Cambio di registro per il secondo spettacolo presentato in serata. Quattro interpreti animano il palco con una buffa e irriverente performance decisamente più teatrale e immediata. Ironica, frizzante, ammiccante LaMP è una rappresentazione dinamica dell’interazione tra i corpi, le emozioni, gli ambienti, le atmosfere. Le musiche di autori vari mescolano lo swing alla sigla di Occhi di gatto, in un assurdo disarmante che sorprende e cattura. Giulia Federico, Tommaso Petrolo, Alice Tossut, Angelo Vignola sembrano divertirsi un mondo e, in qualche modo imperscrutabile, contagiano anche il pubblico. I ballerini sono bravi, non perfetti, ma di sicuro si intravede un bel risultato da raggiungere nell’insieme. Un valore aggiunto lo rappresenta Giulia Federico, ma il merito principale è certamente di Silvia Martiradonna, che ha fondato la Kontejner al Centro di danza Balletto di Roma, da cui deriva questo spettacolo, parte di un progetto più articolato, LaMarti Project. La compagnia si propone una vivace ricerca e sperimenta nuovi argomenti dinamici che spezzino i linguaggi cementati accademici e si aprano alle contaminazioni. Da quello che LaMP lascia intendere, ne vedremo delle belle. La seconda serata di EDEN prevede Lara Russo e Silvia Mai. Pronti a sincronizzare l’Orologio.

Gli spettacoli continuano:
Teatro dell’Orologio
Via dei Filippini, 17/a – Roma
fino a domenica 27 aprile

EDEN – Connect the Dots
Danza Cibo Immagini Parole Suoni
un progetto di Gianni Parrella, Gianluca Cheli
www.abouteden.webs.com

10 tracce per la fine del mondo
di e con Riccardo Buscarini
drammaturgia e coreografia in collaborazione con Elisabetta Consonni
(durata 50 minuti circa, senza intervallo)

Kontejner – Centro del Balletto di Roma presenta
LaMP
di Silvia Martiradonna
con Giulia Federico, Tommaso Petroli, Alice Tossut, Angelo Vignola
(durata 30 minuti circa, senza intervallo)