Try Again. Fail Again. Fail Better

Al Teatro Furio Camillo il 22 e il 23 dicembre sono tornati in scena gli Appiccicaticci, compagnia di improvvisatori romana nata nel 2004, questa volta non con degli sketch ma con una vera e propria commedia dal tono dolceamaro.

Cognome, nome, data di nascita, cittadinanza, residenza, professione, statura, capelli, occhi, segni particolari: questi sono tutti i dati indicati dalla nostra carta d’identità e che in qualche modo dovrebbero rappresentare almeno in parte ognuno di noi. Secondo gli Appiccicaticci, dietro una vecchia fotografia o, ancora meglio, dietro un asettico documento di riconoscimento si nasconde una vita intera, piena di sfaccettature, di sogni e di speranze. Ecco che il proscenio buio viene rischiarato da un cono di luce che scende a illuminare Alessandro Cassoni, alias Enzo Fraschetti, un giovanotto vestito di tutto punto con un gilet a scacchi e un cravattino, mentre racconta al pubblico di essere il figlio di un calzolaio, dando l’avvio a un’opera in cui situazioni comiche e paradossali si alternano a momenti intimi e commoventi.
Con questo ultimo spettacolo Tiziano Storti & soci sembrano voler alzare il grado di difficoltà mettendo la loro abilità di improvvisatori al servizio di un’opera dal contenuto unitario, una vera e propria storia in cui a essere sfogliate sono le pagine della vita di Enzo Fraschetti, nato a Roma il 26 agosto 1943.
Spostando di volta in volta la scena da una terrazza panoramica affacciata sul lago di Castel Gandolfo, a un appartamento nel cuore pulsante della Parigi bohémien, da una scuola al laboratorio di un calzolaio e alla sala di aspetto di un ospedale e l’attenzione sui diversi protagonisti (Fraschetti, i suoi genitori, il fratellastro invidioso, le sue fidanzate) con una tecnica che ricorda il montaggio parallelo cinematografico, il regista Tiziano Storti aziona una girandola di volti e immagini.

A differenza dei lavori precedenti (come Sandei), 26 agosto 1943 – Una biografia improvvisata sembra essere fortemente caratterizzato da una struttura ciclica in cui all’interruzione causata dal fraintendimento tra gli attori segue sempre un’inversione di marcia del discorso con conseguente cambio di registro linguistico che a volte si fa più aulico, altre più salace. Se da un lato questo può rappresentare il punto di forza dello spettacolo (perché è proprio dalle pause che nascono le gag più esilaranti), dall’altro j continui rewind incidono parzialmente sulla fluidità della commedia e sulla poetica dei temi affrontati. Quando gli attori si fermano per riprendere la trama del discorso, è in quel momento che l’attore cala la maschera e fa trasparire l’uomo o la donna dietro di esso: se questo elemento rappresenta una chiave in spettacoli di sketch, in un’opera dalla trama unitaria come l’ultimo lavoro degli Appiccicaticci non funziona altrettanto bene perché la rottura del patto tra spettatore che fa finta di credere che l’interprete sia altro da sé stesso e l’attore che diventa un’altra persona per lo spazio di uno spettacolo intacca parzialmente la credibilità dell’intero impianto scenico riducendo la messa in scena alla stregua di prove della performance stessa.
L’abilità di Tiziano Storti, Alessandro Cassoni, Deborah Fedrigucci, Daniele Marcori, Fulvio Maura e Simona Pettinari nel destreggiarsi con l’improvvisazione, arte in cui è in racchiusa l’essenza del mestiere dell’attore in tutta la sua genuinità, non basta a creare una commedia dall’impianto drammaturgico ben definito che mantenga viva l’attenzione dello spettatore fino all’ultimo.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Furio Camillo
Via Camilla 44
22-23 dicembre

26 agosto 1943 – Una biografia improvvisata
con Alessandro Cassoni, Deborah Fedrigucci, Daniele Marcori, Tiziano Storti, Alessio Granato, Fulvio Maura Simona Pettinari