Discesa agli inferi e ritorno

Una tra le opere più difficili di Sarah Kane, 4:48 Psychosis, ambientata in un luogo d’elezione. Serata-evento all’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà a Roma.

La folla di pubblico accorsa all’ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà a Roma viene guidata al buio, con torce e candele, per un breve tratto del parco del complesso fino all’ingresso del dimesso padiglione 31. Quello che una volta era un luogo di detenzione e di esclusione si trasforma, per questa serata, in uno spazio di libertà e di comprensione: attraverso il corpo e l’interpretazione di una viscerale e incredibile Elena Arvigo, il testo di 4:48 Psychosis firmato da Sarah Kane (1971-1999) si mostra in tutta la sua potenza a una platea immobile e ammutolita che riesce a toccare con mano sentimenti, angosce e paure – troppo spesso banalizzate, forse per esorcismo, nella vita quotidiana.

Il testo della Kane è frammentato, confuso, cronologicamente disparato e, per la sua stessa struttura, ogni volta che viene portato in scena può essere smontato e rimontato dall’interprete, che ha dunque quasi il totale controllo di un lungo monologo – autentico flusso di coscienza. Il carico emotivo dell’opera è immenso e sapere che fu scritta dalla Kane poco prima che si suicidasse rende ancora più opprimente e attanagliante il senso di costrizione e, al contempo, di liberazione che pervade, nella sua paradossalità, tutta la fruizione della rappresentazione.

La Arvigo è autrice di una performance fisica indimenticabile che trascina e che cattura lo sguardo, lasciando che il pensiero si perda senza seguire necessariamente in maniera pedissequa il testo teatrale, ma permettendo piuttosto che ne sopravviva un’immagine, l’essenza: una riflessione multiforme sull’amore e sulla follia, sul senso di colpa, sul desiderio e sul bisogno. Una riflessione sicuramente venata di nero e di oppressione, se contestualizzata, ma anche e soprattutto una riflessione che apre il cuore di ogni essere umano a verità e coscienze sfuggenti eppure quasi oggettive, indiscutibili: al punto che, quando si riesce a fermare il pensiero dal rincorrere le parole della Kane, non si può rifiutare un minimo di immedesimazione in quanto sentito, pur sapendo che si tratta di parole di una persona considerata “differente”.

La regia di Valentina Cavani è pulita ed elegante e con la semplice gestione delle luci e dei due piani di profondità del palco, allestito proprio sulla scalinata dell’ingresso del padiglione, riesce a creare uno spazio limitato e allo stesso tempo sconfinato, assimilabile in effetti a una piccola, ma monocromatica (e quindi priva di profondità) stanza di un ospedale psichiatrico. In tutto questo la musica di Susanna Stivali funge da matrice e aiuta a tenere insieme la sensazione di sospensione e di rapimento della coscienza messa in pratica dalla Arvigo.

4:48 Psychosis (laddove le 4:48 sarebbe l’ora del mattino in cui sembra che la Kane fosse solita svegliarsi a causa delle sue crisi depressive) è un’opera a conti fatti non commentabile a livello di contenuti, che può essere messa in scena soltanto da chi è tanto forte e appassionato da riuscire a sopportare la confessione di una vita prima che sia terminata e che sia capace di veicolarne il dolore e il senso di libertà e di pace che tuttavia essa contiene in maniera pura e integra, con sensibilità e rispetto e senza macchiarne la forma – forma presente e potente, che risiede proprio in quell’essere informe, tema che spesso ritorna nell’opera.

Lo spettacolo è andato in scena:
Museo Laboratorio Della Mente

Ex ospedale psichiatrico di Santa Maria della Pietà – Roma
2 luglio 2011, unica serata

4:48 Psychosis
di Sarah Kane
regia di Valentina Cavani
con Elena Arvigo
musiche originali di Susanna Stivali