Chi lancia la bomba?

Tra arte e ideologia uno spettacolo che prova a comprendere i sentimenti e le motivazioni di chi lotta per le proprie idee

Ogni rivoluzione ha il suo nemico da combattere, ma nel cuore di chi lotta e negli occhi di chi, da esterno, guarda si somigliano tutte. Ogni guerriglia è composta da un gruppo di persone che decidono di abbandonare l’abitudine e il corso lineare delle proprie esistenze per vivere nascosti, spesso ai margine e in convivenza con la paura. Lo spettacolo ’77 La rivoluzione è finita. Abbiamo vinto non ripercorre storicamente quell’anno di lotta armata che opponeva l’estrema destra all’estrema sinistra tra molotov fatte in case e sampietrini usati come proiettili, ma cerca di sondare le relazioni che si creano tra i componenti di un gruppo sovversivo e le motivazioni che spingono ogni singolo a parteciparvi. In scena nove attori, più o meno giovani e tutti con una lunga esperienza sulla scena, costruiscono diversi episodi sulla vicenda di un gruppo dell’estrema sinistra. Un climax ascendente si srotola dall’iniziale euforia e voglia di sognare fino al momento in cui tornare indietro è possibile solo rinnegando il sogno e le azioni compiute. Il movimento del ’77 è un movimento giovanile e la maggior parte dei componenti è iscritto all’università, c’è chi se la può permettere e chi fa sacrifici per laurearsi in tempo, tanti sono i sogni e la voglia di vivere. La ribellione ha formato anche un gruppo di amici in cui fratellanza e amore si mescolano alla paura costante della morte. La vita procede come sempre con slanci di vivacità, tradimenti e delusioni. Ogni componente ha un ruolo, c’è chi la rivoluzione la fa per amore della vita e chi per amore della morte. Quando la lotta si fa dura e occorre prendere drastiche decisioni, ciò che per alcuni è giusto per altri è innegabilmente sbagliato. Per alcuni il nemico combattuto fino a quel momento comincia a sbiadire e l’angoscia prende il suo posto, per altri invece diventa sempre più forte fino alla convinzione che ogni mezzo è giustificato per distruggerlo. Quell’ideale che prima li univa ora li divide, c’è chi pensa che davanti all’uomo la violenza deve sapersi arrestare e chi invece crede che il raggiungimento dell’obiettivo ripagherà tutto il sangue versato. I motivi e i dubbi di chi fa una rivoluzione sono spesso gli stessi, e con un abile momento di teatro nel teatro in cui viene inscenata la pièce I Giusti di Albert Camus, autore per il quale la rivolta era necessaria al sovvertimento delle ingiustizie, si crea un riuscito parallelo tra i due momenti storici: Dora e Stephan in una lontana Mosca di un lontano 1905 prima e dopo l’attentato al gran duca Serge si fanno portavoce di questo tiro alla fune, madre della stessa rabbia che soffocherà il movimento giovanile.
Una messa in scena pulita, dialoghi che tra frasi a effetto e citazioni poetiche sviscerano il percorso quasi catartico dei giovani protagonisti, forse troppo giovani per capire che la rivoluzione è una cosa seria.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Tor di Nona
via degli Acquasparta, 16 – Roma
fino a giovedì 4 aprile, ore 21.00

’77 la rivoluzione è finita. Abbiamo vinto
di Francesca Pirani
con la collaborazione di Francesca Angeli
regia Francesca Pirani, Eugenia Scotti
con Ugo Benini, Elvira Berarducci, Bernardo Casertano, Michele di Vito, Sebastiano Gavasso, Irene Maiorino, Francesca P. Pastanella, Adriano Saleri, F. Valeriano Solfiti