Flussi di coscienza e parole

10639731_10204914937143979_1282244280839075309_nUna riflessione amara ed estremamente lucida del boss protagonista de’ A’ Chiena, spettacolo andato in scena il 21 e 22 febbraio con la regia di Diego Sommaripa allo spazio ZTN (Zona Teatro Naviganti) di Piazza Dante.

Una “chiena” di parole, riflessioni e sensazioni quella che tiene desta l’attenzione del pubblico di A’ Chiena, spettacolo reduce da numerose repliche, nonché vincitore del Premio Li Curti 2014.
La rappresentazione è rientrata all’interno della rassegna teatrale promossa dallo spazio ZTN, cui va il merito di portare in scena un teatro di resistenza e di riflessione.
A’ Chiena è la storia di un boss, Aniello Santonastaso, che – subito dopo la liberazione dal carcere – trascorre il suo tempo in un bunker perché ricercato da camorra e mafia cinese.
Al di là degli eventi e delle dinamiche malavitose che si possono percepire e riconoscere nella rappresentazione, un aspetto importante della Chiena è soprattutto quello umano, di crudeltà e insieme di amore, rappresentato magistralmente da Pippo Cangiano nella figura del boss.
Un padrino che presenta tutte le stereotipie immaginabili a cui siamo abituati, dalla devozione a Padre Pio all’amore per la musica di grande spessore come quella della Callas, dalla freddezza nell’esecuzione o nell’impartizione di ordini dei reati alla tenerezza nei confronti di Gennaro, suo figlioccio adorato, fino ad arrivare al senso di affetto e protezione immediati nei confronti di Maria, la giovane giornalista da lui scelta per scrivere un libro sulla sua vita.
Si potrebbe a questo punto pensare a lui come alla figura classica del boss, ma si sbaglierebbe. Aniello Santonastaso è molto di più: è il capoclan atipico che vive di rimorsi, che vorrebbe, ma non può, tornare indietro e fare in modo che non sia sua quella vita fatta di crudeltà e ingiustizie.
Il dramma di Aniello – perché di dramma si tratta data la sua estrema lucidità di analisi – è rappresentato non solo attraverso un’ottima interpretazione degli attori, ma anche attraverso meccanismi stilistici tipicamente cinematografici (vengono in mente, inevitabilmente, alcune scene di Gomorra per linguaggio e modalità di azione).
La sceneggiatura scorre piacevolmente; la scenografia è essenziale e rappresentativa dell’ambiente che si vuole ricreare, ovvero il bunker di un malavitoso: un tavolo, poche sedie, la radio, pistole, torcia, le diverse statue di Padre Pio e poco altro.
C’è anche una lavagnetta su cui Aniello Santonastaso appunta il passare dei giorni, espediente teatrale che fa da snodo tra una scena e l’altra in maniera dinamica.
I giorni, che questi appunta sulla lavagna, sono quelli in cui si svolge la storia, quattro per la precisione; allo scadere Santonastaso lascerà un testamento a coloro i quali sono diventati la sua nuova famiglia: Gennaro, Maria e l’avvocato, già figlio del suo fidato legale, venuto a mancare tempo prima.
Lo spettacolo si chiude con la lettura del testamento: a chi soldi, a chi la promessa di una vita nuova. Non è dato sapere quali saranno le scelte degli eredi, né la fine di Aniello Santonastaso: certa, invece, è la scelta di Gennaro che, a una vita nuova lontana dalla malavita (che Santonastaso gli propone e a cui lo invita come un padre, ma soprattutto come uomo che conosce le brutture del male), preferisce la fedeltà disarmante, quasi infantile, al suo capo, in cui vede un modello di potere e di successo da seguire, ma, prima di tutto, la figura di un padre mai avuto realmente.
Corsi e ricorsi storici, la banalità del bene e del male, la meraviglia che nasce dalle tenebre oscure di un pentito, chiuso in un bunker con poche prospettive di vita, tanti rimpianti e la sola certezza di non poter mai più tornare indietro.
«Troppa luc’ abbaglia e mò so’ ‘o Re ‘ro scur’» è la riflessione amara che Aniello Santonastaso pronuncia già nelle prime battute dello spettacolo e che rende sicuramente bene come conclusione.

Lo spettacolo è andato in scena
ZTN (Zona Teatro Naviganti)
vico Bagnara 3A, Napoli
21 e 22 febbraio

Resistenza Teatro Presenta
A’ Chiena
di Diego Sommaripa
regia Diego Sommaripa
con Pippo Cangiano, Francesca Romana Bergamo, Diego Sommaripa, Francesco Pirozzi
musiche originali Marcello Cozzolino
scene Armando Alovisi
disegno luci Vittorio Passaro
grafica Flavio De Biase
foto di scena Michele Errichiello
aiuto regia Tommaso Vitiello