Corea, singolare femminile

Inequilibrio, il Festival del teatro di Castiglioncello, punta i riflettori sulla danza coreana: un universo di senso tutto da scoprire.

Mercoledì 26 giugno si è vissuta finalmente un’atmosfera internazionale sul palcoscenico della danza italiana grazie alla presenza, a Castello Pasquini, di due Compagnie provenienti dalla Corea del Sud, Goblin Party e DANDANs Artgroup.

Il primo spettacolo, A Silver Knife, è un’ironica, profonda, intelligente e commovente dissertazione in gesti, parole, canti, danza e mimica sulla donna, oggi, in Corea: tra tradizioni che permangono e istanze libertarie che si affermano. La dimensione di gruppo, il dialogo tra i corpi, il senso di comunità proprio dell’universo femminile si mostrano con altrettanta forza dell’emancipazione della singola individualità: ognuna differente nella propria unicità psico-caratteriale ma anche estetico-espressiva, eppure tutte e quattro in grado – come performer ma anche come donne – di farsi forza, rispecchiandosi nella comune matrice e sessualità. Una prova multidisciplinare dove, al meglio, emergono i punti di forza del dialogo tra linguaggi (dalla danza alla prosa fino alla mimica), che sorregge, proprio grazie alla varietà delle espressioni messe in campo, una costruzione drammaturgica densa di significati e in grado di donare una sequenza di climax e anticlimax che corrispondono, profondamente, alla nostra vita ed esperienza più intima e autentica.
Eccellenti le quattro performer, Sungeun Lim, Hyunmin Ahn, Kyunggu Lee e Yeonjoo Lee, in grado di destreggiarsi con maestria sia artistica che espressiva, regalando momenti di pathos inframmezzati da altri profondamente autoironici; e un applauso a una coreografia, firmata da Jinho Lim e Kyungmin Ji, dove ogni gesto ha il valore di una parola e l’insieme dei movimenti costruisce autentici percorsi di senso con valore drammaturgico e artistico.

A seguire l’asciutta bellezza di Bottari: Movement 3, assolo in cui Kim Sunyoung (nella doppia veste di coreografa e danzatrice) sembra racchiudere nel Bottari (grande fazzoletto, simile nell’uso alla nostra sporta, nella quale i coreani conservavano abiti e masserizie durante gli spostamenti) il peso e la sofferenza dell’esistenza – individuale e collettiva. Il Bottari, qui elemento reale e al contempo metaforico, era già stato al centro di una mostra tra le più interessanti del PAC di Milano, nel lontano 2004, quando l’artista concettuale Kimsooja presentò Conditions of Humanity, e allora come oggi la Corea si conferma crogiuolo di artiste (da notare il femminile in un Paese ancora fortemente maschilista) in grado di reinterpretare la tradizione in maniera profondamente creativa e di mixare arti e linguaggi con originalità e sensibilità. Kim Sunyoung, con una grazie a una delicatezza rare, usando minimi movimenti di grande incisività, non solamente affronta con coraggio il peso del passare degli anni – con il loro carico di dolori – ma lascia dietro di sé un’impronta indelebile, anch’essa reale e simbolica allo stesso tempo, monito per le generazioni future, testimonianza del passato e, come la vita, apparentemente rettilinea ma poi sempre più contorta e avvolgente, e infine chiusa su se stessa.

Decisamente meno convincente la prima performance in programma, A Peaceful, Peaceful Place firmata da Davide Valrosso con tre danzatori dell’Attakkalari Dance Company Bangalore. La fusion italo-indiana ha mostrato i rischi di operazioni di ibridazione tra Occidente e Oriente, restituendo topoi e stilemi di culture altre con le quali non si è entrati realmente in sintonia rimanendo solamente alla superficie. Orientalismo e Bollywood, hip hop e sfilate milanesi: sul palco si sono dispiegati gesti decontestualizzati, frammentari e poco coerenti con qualsiasi discorso drammaturgico. Come lo straniero resta irrimediabilmente un farang, in Thailandia, anche dopo vent’anni che vive a Bangkok, per sempre altro rispetto alla cultura Thai; così l’Occidentale pecca nel suo pretendere di sapere, conoscere e comprendere un Oriente distante dall’orientalismo di maniera, e in sempre più precario equilibrio tra difesa delle tradizioni e rivendicazione di una contemporaneità comunque altra rispetto alla nostra.

Gli spettacoli sono andati in scena nell’ambito di Inequilibrio Festival 2019
Castiglioncello, varie location
mercoledì 26 giugno, dalle ore 19.30
Castello Pasquini
Tensostruttura 

Davide Valrosso presenta:
A Peaceful, Peaceful Place
Goblin Party (Corea del Sud) presenta:
A Silver Knife
DANDANs Artgroup (Corea del Sud) presenta:
Bottari: Movement 3

A Silver Knife, foto di Antonio Ficai