Quando ti portano via tutto

Per Garofano Verde – Rassegna di teatro omosessuale a cura di Rodolfo Di Giammarco, in collaborazione con L’Assessorato alle politiche Culturali e Centro Storico e Società per Attori, un’elegante messinscena del romanzo A Single Man di Christopher Isherwood, splendidamente diretta e interpretata.

A Single Man racconta di George, un attempato professore di letteratura al college, che ha da poco perso Jimmy, il compagno di una vita, molto più giovane di lui, al quale non credeva di sopravvivere. Questa vedovanza si sovrappone alla solitudine cui la società americana dei primi anni Sessanta – periodo in cui il romanzo è ambientato – impone a ogni omosessuale: fingersi scapolo, comportarsi col compagno, pubblicamente, come fossero due amici che dividono l’appartamento, non essere dunque riconosciuti come famiglia, se non nelle dinamiche “private” con gli amici. Tra questi Charlie, una donna che George conosce dai tempi dell’università di Londra, attratta da lui, e altrettanto sola, nonostante i suoi matrimoni: è lei ad assisterlo quando il peso della morte di Jimmy si fa insopportabile. La solitudine cui accenna il titolo è molteplice, ha più facce: quella esistenziale, ad esempio, di un personaggio schivo e abbottonato – come ogni classico uomo inglese – o quella per la vecchiaia, per non parlare di quella sociale ancor prima che biologica – negli anni Sessanta a cinquantanove anni si era già considerati irrimediabilmente “vecchi”.

Isherwood, che aveva appunto quell’età quando pubblicò il romanzo, scrive un capolavoro di finezza ed eleganza: il narratore descrive ogni personaggio conoscendone emozioni e sentimenti, e li restituisce al lettore nella loro immediatezza, dando la possibilità ai più attenti di capirne da soli la cifra esistenziale a partire dagli elementi descritti.

Valentino Villa approccia il romanzo per farne un reading, che si trasforma – in corso d’opera – in una vera e propria messinscena, dove gli attori recitano e non “leggono”, nonostante portino sul palco non un adattamento teatrale del romanzo ma direttamente la pagina scritta, espunta di qualche passaggio per esigenze di tempo.

Gli attori danno così voce anche all’io narrante, che è portato in scena come fosse uno dei personaggi, interpretato – in una distribuzione dialettica dei ruoli – a turno da più attori.

Questa atomizzazione del racconto permette al regista di rappresentare anche Jimmy, del quale tra le pagine del romanzo aleggia l’assenza (ogni volta che George ricorda un dettaglio della loro vita assieme) tradotta sulla scena elegantemente come muta presenza del personaggio, giustificata anche dalla scelta registica che vede gli attori sempre sul palco, anche quando non hanno battute, restandosene seduti o leggendo le pagine del copione, come a rimarcare sempre la stretta derivazione letteraria dell’allestimento.

La presenza fisica di Jimmy si fa sentire particolarmente in alcuni momenti: balla accanto a George quando questi va a trovare Charlie, si sdraia per terra accanto a lui quando, nel finale, George viene colpito da un infarto.

Una messinscena ambiziosa e ben curata, a cominciare dalla scenografia che vede un tappeto erboso, costosissimo e “vero” coprire tutto il palco, mentre delle piante lussureggianti discendono da uno scaffale di alluminio che pende dall’alto. Su questa scena, col solo ausilio di un tavolo usato di volta in volta come letto, capanna, sedia, praticabile sul quale salire, si muovono i quattro attori in uno spazio labirintico, ritagliato con un sapiente uso delle luci e del buio, dal quale emergono immagini in movimento – disegni animati d’epoca, filmati sempre d’epoca di giovani ragazzi al mare – che scaturiscono da un piccolissimo proiettore portatile abilmente manovrato, che riproduce le immagini ora su uno foglio traslucido sollevato all’uopo, ora direttamente sui corpi degli attori.

Anna Gualdo interpreta Charlie – che per amore di George, e per solitudine, tenta ancora di baciarlo – con un istinto e una intensità che solo un’attrice di grande talento sa fare. Giuseppe Sartori dà al giovane studente di George quella malizia mista a innocenza, perfette per un gioco nel quale non si sa bene chi seduca chi, regalandoci un nudo integrale – giustificato da un bagno nell’oceano fatto di notte – che diventa subito nudità morale, segno di una semplicità disarmante e naïf tipica di certi giovani. Pasquale di Filippo è un Jimmy struggente e tenero mentre Marco Angelilli, in genere molto preciso e generoso nell’interpretare George – la prima volta che lo vediamo in scena si muove nudo, carponi, come una dantesca anima in pena – si dimostra a tratti un po’ impacciato, come per esempio quando fa lezione in classe senza riuscire ad apparire provocatorio, come vuole Isherwood nel romanzo, risultando invece tremebondo e vulnerabile.

Niente che il rodaggio delle repliche non possa sistemare agevolmente, in uno spettacolo che risulta davvero notevole anche perché esce a testa alta dall’inevitabile confronto con il film che Tom Ford ha recentemente tratto dal romanzo.

Romanzo del quale Villa sa fare giustizia, molto meglio del fotografo improvvisatosi regista.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Belli

Piazza S. Apollonia, 11/a – Roma
fino a martedì 21 Giugno, ore 21.15

A Single Man
dal romanzo di Christopher Isherwood
a cura di Valentino Villa
con Marco Angelilli, Pasquale Di Filippo, Anna Gualdo, Giuseppe Sartori
scene Francesco Mari
luci Gill McBride