Folle amore

Amore e morte nell’ultimo spettacolo di Carlo Cecchi in scena al Teatro Vascello

Carlo Cecchi ha cominciato il suo percorso nel teatro sperimentale anni fa. Ora che da quel periodo sono passati interi lustri non è difficile stupirsi per quanta modernità (per non dir proprio contemporaneità) c’era già allora nel suo teatro. E per farlo non è necessaria alcuna operazione nostalgica, perché l’esempio di tanta stupefacente innovazione è in scena in questi giorni al Teatro Vascello (poi in tournée in diversi teatri d’Italia). Com’è suo costume anche questa volta Cecchi si getta a peso morto nella perlustrazione profonda di un testo anticonvenzionale e lo afferra nella sua nevrotica ansia apocalittica e autolesionista. A un attore che si divide tra il classico (ricordiamo il recente Sogno di una notte d’estate sempre al Vascello) e lo sperimentale non si potrebbe chiedere di meglio. Ma i risultati per una volta vanno oltre le aspettative. Abbastanza sbronzo da dire ti amo? è un testo che risente moltissimo della tendenza antimilitarista dell’autrice che qui approfondisce tematiche come le politiche sessuali e il colonialismo. Il tutto in modo volutamente confuso, in cui l’ambiguità dei protagonisti, due senescenti omosessuali, finisce per essere lo spunto (o piuttosto il pretesto) per una sferzata al sistema americano, colonialista senza scrupoli, guerrafondaio che vede nella sottomissione il fondamento stesso della sopravvivenza. Ma in un mondo dove tutto sembra confuso la metafora è chiara. Cominciando dai nomi: il rapporto tra “a country” (l’America) e “the man” (l’individuo europeo) rappresenta quello tra Sam (Tommaso Ragno) e Guy (Carlo Cecchi) ossia l’amato e l’amante. Il primo è possessivo, passionale, mosso da uno spirito distruttivo e conquistatore. Il secondo, più docile e fragile, soggiogato e a volte ribelle, non ha la forza e il coraggio di aprirsi a una vera contestazione. Insomma, l’America imperialista e l’Europa sono le principali, invisibili protagoniste. Ma dietro c’è dell’altro. Perché lentamente i deliri geopolitici di Sam si traducono in una danza erotica perversa e insensata, i dialoghi e i gesti si perdono nel nulla, la sottomissione fisica si fa sempre più degradante. Guerra e omosessualità, possessione e umiliazione: corde distruttive dei caratteri di entrambi. Cecchi non si tira indietro, non ha paura di apparire sgradevole, e il carisma che si è conquistato in anni di teatro ne esce rafforzato. Nella platea era palese in alcuni il disagio, in altri la sorpresa. Si esplodeva in una risata liberatoria di fronte ai momenti più comici, ma senza convinzione, quasi a esorcizzare l’imbarazzo. Ma l’imbarazzo di alcuni era ammirazione verso l’attore per altri. Perché dopo anni di carriera Cecchi poteva scegliere il testo che voleva. E ha scelto questo, affrontandolo con sincerità e naturalezza. Lode a chi, in un’epoca di conformismo anche artistico, osa tanto.
Il dittico si chiude con Prodotto di Mark Ravenhill, monologo ironico su un regista che fa di tutto perché una star titubante accetti di comparire nel suo film. Per questo inventa sul momento situazioni incredibili al limite dell’assurdo. Talmente assurde che paradossalmente la star accetterà di fare il film. Altra vittoria di Cecchi, tanto nella realtà quanto nella finzione.

Lo spettacolo continua:
Teatro Vascello
via Giacinto Carini, 78 -Roma
fino al 26 febbraio
orari: dal martedì al sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Abbastanza sbronzo da dire ti amo?
di Caryl Churchill
con Carlo Cecchi, Tommaso Regno

Prodotto
di Mark Ravenhill
con Carlo Cecchi, Barbara Ronchi

regia Carlo Cecchi
traduzioni Giorgio Amitrano
direttore di scena Roberto Bivona
amministratore di compagnia Francesca Leone
direttore di produzione Marta Morico