Un “dittico” di religione e fantascienza

teatro-rossiniDue “liriche dialettali”, tra religione e fantascienza, angeli ed extraterrestri, in scena con I Sacchi di Sabbia, all’insegna dell’ironia e della ricerca teatrale.

I Sacchi di Sabbia, «compagnia tosco-napoletana di Comici dell’Arte» – come loro stessi amano definirsi –, proseguono il lavoro di ricerca intorno alla comunicazione teatrale e ai linguaggi artistici che a essa si possono intrecciare. Lo fanno anche stavolta presentando un “dittico” di «liriche dialettali» (per usare le parole di Giovanni Guerrieri, drammaturgo e regista del gruppo).
Il primo lavoro è Abram e Isac. Sacra rappresentazione in cartoon, presentato al Festival Federgat – I Teatri del Sacro 2011, liberamente tratto dalla Rappresentazione di Abramo e Isac (1440) del poeta fiorentino Feo Belcari. Come già ne La passione di Clermont-Ferrand (nata nel 2008 nell’ambito di Crucifixus – Festival di Primavera), anche in questa mise en espace si assiste a un suggestivo e originale uso dei libri pop-up (ideati e creati da Giulia Gallo, attrice e fondatrice della compagnia), la cui modellatura e le cui modalità di intreccio con la figura dell’attore ricordano le sagome e le maschere cartonate di Saul Steinberg.
La vicenda “narrata” è quella biblica: Dio chiede ad Abramo il sacrificio del suo unico figlio, Isacco, e l’uomo, obbediente, sveglia il ragazzo in piena notte, lo conduce con sé fin sul monte Moria, lo lega per il sacrificio, e si accinge a sgozzarlo quando giunge un Angelo del Signore che frena la sua mano. L’ordine di Dio serviva ad appurare la fede del suo servo.
In scena tre attrici (Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giulia Solano), vestite di nero, sedute intorno a un tavolo. Fuori campo la voce di Giovanni Guerrieri che declama i versi di Belcari, e il ticchettìo di un metronomo che scandisce il tempo. Le performer non recitano battute, emettono solo i suoni della natura (l’ululato di un cane, il fruscio del vento, il frinire delle cicale) oppure cantano, e intanto sfogliano dei libri che presentano il succedersi delle scene della storia, attraverso le sagome cartonate.
Uno spettacolo essenziale e suggestivo, quasi più un lavoro di arte visiva che di teatro, incentrato sulla forza evocativa delle immagini (stilizzate). La conoscenza diffusa del passo biblico permette allo spettatore di compensare con l’immaginazione ciò che non viene detto né mostrato.
Il secondo lavoro s’intitola Il ritorno degli ultracorpi. A science fiction (2012), liberamente tratto dal romanzo fantascientifico di Jack Finney L’invasione degli ultracorpi, dal quale sono nate diverse trasposizioni filmiche, prima fra tutte quella diretta da Don Siegel nel 1956.
La vicenda ruota intorno all’invasione del pianeta Terra da parte di alieni capaci di clonare perfettamente i terrestri, ai quali si sostituiscono. La clonazione avviene all’interno di grossi baccelli, che si schiudono una volta compiuto il processo di imitazione. Nella versione dei Sacchi di Sabbia però, la clonazione raggiunge il risultato ben diverso di generare “umani” altruisti, sensibili e sentimentali, che si commuovo ascoltando l’Aida di Verdi e s’identificano coi giovani amanti destinati alla morte.
In scena due attori “storici” del gruppo, Gabriele Carli ed Enzo Illiano (già protagonisti di una gag fantascientifica nello spettacolo Essedice, 2010), che recitano l’uno in dialetto puteolano l’altro in russo, linguaggi incomprensibili per il pubblico – ma ci sono, ad aiutarlo, i sopratitoli proiettati sul fondale. La comicità scatta ogni volta che lo spettatore carpisce frasi e parole (talvolta scurrili) del dialetto puteolano, che nei sopratitoli vengono tradotte in un ineccepibile e compassato italiano.
Ancora una volta, la ricerca dei Sacchi di Sabbia si basa sull’essenzialità comunicativa, sull’intrecciarsi di serio e comico, sulla sperimentazione di diversi linguaggi artistici (che spaziano dalle arti visive al mezzo cinematografico, dall’esercizio vocale a un ritmato andamento teatrale), nel presentare due performance apparentemente distanti l’una dall’altra, ma al contrario – citando ancora una volta Guerrieri – accomunate dal «gusto per l’oltremondano, il senso dell’allegoria, la forza della metafora. E naturalmente l’ironia».

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Rossini – Pontasserchio
venerdì 26 aprile, ore 21.00
 

Abram e Isac. Sacra rappresentazione in cartoon
di I Sacchi di Sabbia
liberamente tratto da Feo Belcari
testo e regia Giovanni Guerrieri
libri Giulia Gallo
tecnica Federico Polacci
con (in ordine alfabetico) Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giulia Solano
voce Giovanni Guerrieri
produzione I Sacchi di Sabbia, Federgat, con il sostegno di Regione Toscana

Il ritorno degli ultracorpi. A science fiction
testo e regia Giovanni Guerrieri
tecnica Federico Polacci
con (in ordine alfabetico) Gabriele Carli, Enzo Illiano
 
(durata 50’)