Il ritorno del rimosso

Una performance che rimbalza tra parola e musica, tra la narrazione e l’evocazione di una Storia sempre presente al Teatro Elfo-Puccini di Milano.

Addèla Ole! è l’ultima fatica di Agnese Grieco, che porta in scena al teatro Elfo Puccini di Milano La Storia, celebre e discusso romanzo della scrittrice Elsa Morante.
Siamo nella Roma della seconda guerra mondiale, ben immersi nella Storia scritta con la maiuscola. Ma non la vediamo da un’altezza onnisciente, da una panoramica d’insieme, da un occhio critico che scandisce eventi e giudizi. Quella, la Storia con la lettera maiuscola, resta sullo sfondo, negli stralci di radiocronache dell’epoca che di tanto in tanto s’insinuano nella scena. Ciò che invece la Morante – e Agnese Grieco con lei – vuole portare alla luce è una storia nella Storia, una matassa di vite che si intersecano, che si rotolano addosso al suono ritmato di bombe, spesso inesplose. È la vita di una famiglia, raccontata e raccontabile solo attraverso immagini poetiche. Le uniche in grado di disinnescare le bombe della Storia.

A raccontare, ricordare, masticare quei due tipi di storia è la bravissima Ida Marinelli, le cui parole danzano sulla scena, sempre in bilico tra una dimensione a braccetto tra il poetico e l’onirico e la durezza della realtà. Nella sua trasparenza, l’attrice accarezza volti e caratteri dei personaggi, sempre tra narrazione e incarnazione. Ci racconta di Ida Ramundo, vedova Mancuso, del figlio Nino e della cagna Bella. Ci racconta di un albero genealogico in cui ebrei, anarchici, fascisti, alcolizzati ed epilettici sono rami che si intrecciano, che si nutrono della medesima linfa. E poi Useppe, figlio della violenza subita da Ida da parte di Gunther, militare del Reich. Useppe, figlio da tenere nascosto, piccolo Buddha dostoevskiano, con il suo linguaggio da bambino, le lettere scandite male che dipingono un’altra realtà, che creano tavolozze di colori in grado di spostare i confini di quella Storia così apparentemente immutabile.

Nella scena spoglia, le luci si spostano dalle parole di Ida Martinelli alle note di Anne Lisa Nathan, mezzosoprano che, insieme all’attrice, dà vita a uno spazio sospeso, senza tempo, tra Storia e storia. Il suo canto sembra provenire da lontano, da una memoria ebraica rimossa, da un al di là velato. O forse da una sorta di pozzo profondo, simile a quello che sta al centro del palco, dal quale esce una luce che proietta sopra di sé le ombre delle due uniche presenze sceniche. Come spettri che si arrampicano silenziosamente sul proprio albero genealogico – dipinto al centro del grande telo rosso che copre l’intero fondo della scena – le due donne scalano e scavano il romanzo della Morante, lasciando parlare musica e poesia.
Il minimalismo scenico, il movimento dato soltanto dall’illuminazione, di volta in volta, dei diversi punti focali, sorreggono coerentemente la scelta registica di non voler mostrare i volti dei personaggi, ma di volerli raccontare, evocare. Ida, Nino, Useppe e tutti gli altri sono vestiti di parole e musica e questo, forse, è il modo più vero di farceli vedere e anche di renderli liberi.

E la libertà, tra morte e pazzia, tra violenze e amore, è allora forse da cercare proprio nel linguaggio imperfetto del piccolo Useppe, in quel lessico che trasforma la «bandiera tricolore» nell’assonante «addèla ole». Perché se la grande Storia è un simbolo definitivo e definitorio, la piccola storia ci ricorda che i confini sono e devono essere mutevoli, sfumati.
E in quella piccola distorsione, in quel viraggio verbale, c’è tutta la possibilità di una scrittura e di una riscrittura retroattiva della propria esistenza e di quella del mondo.

Addèla Ole è un canto che viene da lontano, un rimosso di cui faremmo meglio a riappropriarci.

Lo spettacolo continua
Teatro Elfo Puccini
Corso Buenos Aires 33 – Milano
dal 5 al 25 maggio 2014

Addèla Ole!
tratto da La Storia di Elsa Morante
progetto e regia Agnese Grieco
con Ida Marinelli e Anne Lisa Nathan
fondale di Ferdinando Bruni
luci di Nando Frigerio
suono di Luca De Marinis