Adrénaline – nata dall’incontro tra il Centro Coreografico Nazionale di Nantes di Claude Brumachon e la compagnia Imperfect Dancers di Walter Matteini e Paola Catalani – è andata in scena in prima mondiale al Vascello di Roma.

Adrénaline è una coreografia nata dall’incontro tra il Centro Coreografico Nazionale di Nantes, la Ricerca Educazione Danza di Bruno Valentino Perillo e la compagnia Imperfect Dancers (con la quale la RED si è fusa nel 2009).

Un progetto per nove danzatori e danzatrici del CCN e della Imperfect Dancers che si sono uniti per l’occasione allestendo una coreografia di Claude Brumachon.Un incontro internazionale, quindi, tra realtà di eccellenza che non può non essere accolto con piacevole sorpresa in un periodo di grandi problemi per il teatro e la danza italiani – che ricevono sempre meno sostegno dalle istituzioni locali e dal Governo. Augurandoci che questa sinergia sia la prima di tante occasioni – dati gli straordinari risultati dell’incontro tra un coreografo e un corpo di ballo che hanno in comune una ricerca coreutica incentrata sulle doti atletiche del danzatore e sull’esplorazione del limite fisico e performativo di ogni ballerino e ballerina. Una ricerca coreografica che si coniuga con un percorso narrativo, dove la scrittura coreutica si declina in un discorso sull’uomo e sulla donna.

Il tema dell’adrenalina, quell’ormone che permette al corpo umano di raggiungere in brevissimo tempo i massimi standard performativi, si incarna in una coreografia energica e nervosa che investe il performer di uno spasmo vitale e ne percorre il corpo in stasi – in stazione orizzontale, sul pavimento, o in posizione eretta, immobile – muovendolo con un guizzo di vitalità, di volontà, di desiderio. Un movimento che nasce da terra e che spesso riconduce a terra – i danzatori sono coinvolti in continue cadute, o, al contrario, in guizzi che da terra li riportano in piedi. Un afflato vitale al quale si contrappone una minoritaria – per numero di danzatori coinvolti – vocazione coreutica alla calma, alla gentilezza, come se l’energia dirompente e sovrabbondante dell’adrenalina si accompagni sempre al piccolo gesto, alla calma interiore, a un modello altro.

Da queste due coordinate si sviluppa ogni singolo quadro nel quale il movimento è sia il segno di ogni esistenza individuale – la danza come affermazione del corpo che vive nel movimento – sia la chiave dell’esplorazione dello spazio circostante, nel quale ogni individuo incontra l’altro da sé, ugualmente o diversamente sessuato. L’intuizione del coreografo è quella di sganciare l’energico e il delicato, rispettivamente, dal maschile e dal femminile – ai quali sono di solito riferiti – vedendoli come caratteristiche universali – nei confronti delle quali ogni performer reagisce in maniera diversa per vocazione psicologica e non per via del sesso di appartenenza. Questa intuizione si esprime coreograficamente anche in un impiego delle prese che non vede coinvolti solo gli uomini ma anche le donne, in uno dialogo continuo tra porteur e porteuse dove l’iconografia del corpo sessuato viene riscritta ogni volta da un movimento che non vede distinzione alcuna tra maschi e femmine – grazie anche ai costumi, che vedono gli uomini indossare un lungo camice o biancheria intima di diretta derivazione caravaggesca (si confronti la figura centrale de Il martirio di San Michele), mentre le donne vestono slip moderni. Il corpo è così esposto all’occhio desiderante del pubblico e mostrato secondo una seduzione che non predilige alcuna combinazione normativa: il desiderio è pansessuale e trova diversi modi di esprimersi tra uomini e tra donne. In uno dei quadri più suggestivi e anche più impegnativi per il pubblico, in un’ambientazione da spiaggia, due ragazzi in costume bianco amoreggiano esplicitamente, un terzo ragazzo osserva distate mentre sullo sfondo quattro donne si muovono, si guardano, si avvicinano e solidarizzano prima ancora di amoreggiare.
In un continuo interscambio tra mondo rinascimentale – con la sua sessualità non rigidamente confinata all’interno degli orientamenti – e contemporaneità – che impone spesso orientamenti sessuali impermeabili e opposti – danzatori e danzatrici mostrano come alla base di ogni interrelazione umana, dalla seduzione al corteggiamento alla curiosità esplorativa per il corpo simile o dissimile, ci sia la pulsione a conoscere e interagire che si tramuta in un movimento organico dei corpi, in una coreografia che nasconde – quando non tradisce – l’isolamento esistenziale che ci caratterizza tutti e tutte.

Brumachon ricorda – proprio mentre seduce il pubblico coi corpi dei suoi danzatori e delle sue danzatrici – che quel corpo, che ci fornisce i mezzi per comunicare ed esplorare lo spazio e dunque anche gli altri, segna al contempo il confine che ci separa, rendendoci unici e isolati. Lo spasmo adrenalinico è un elemento primigenio della vita ma è, al contempo, uno spasmo di morte o, meglio, di resistenza alla morte proprio come il movimento si oppone alla gravità che attira il danzatore a terra.

La coreografia è sostenuta sul fronte musicale da una partitura che spazia e oppone sapientemente melodie rinascimentali a brani classici del Settecento – da Haendel a Beethoven – sino a brani moderni da Carl Orf a Zonk (electro-acustic), che contribuiscono a non connotare storicamente le scelte musicali ma a restituire il dualismo che le caratterizza.

Adrénaline è una splendida e riuscitissima coreografia che diventa esempio delle potenzialità degli incontri tra realtà coreografiche diverse eppure affini, qui in una sinergia rara e invidiabile.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vascello

via G. Carini, 78 – Roma
fino a domenica 3 luglio

Centro Coreografico Nazionale di DANZA di Nantes, Claude Brumachon – Benjamin Lamarche & Imperfect dancers Company (Balletto90) – RED International Performing Arts
presentano:
Adrénaline
creazione 2011 di Claude Brumachon
per 9 danzatori con la Imperfect dancers Company
diretta dai coreografi Walter Matteini e Paola Catalani
(anteprima mondiale)