Le emozioni in fondo al pozzo

Al teatro Lo Spazio viene ritrovata una nuova sensibilità per Aiace fondendo mito e umanità.

Aiace, leggendario eroe del mito greco, dopo la guerra di Troia esige di ricevere in dono le armi del defunto Achille: chi se non lui avrebbe potuto onorare la forza e l’impeto battagliero del Pelide? I capi dell’esercito greco, decidendo di negargli questo privilegio, provocano però la sua ira, una furia cieca determinata da un inganno divino che lo spinge a massacrare un gregge di buoi credendo di uccidere i propri compagni Achei.
Aiace, vergognandosi delle proprie azioni, decide di togliersi la vita con la spada donatagli da Ettore tempo prima, chiudendo per sempre il mito del figlio del re di Salamina.

Lo spettacolo, agganciandosi alle suddette vicende, non sceglie solamente di riprodurre la storia dell’eroe ma ne cambia totalmente il punto di vista. Riprendendo le opere di Jannis Ritsos, autorevole poeta greco dei primi del ‘900, il mito viene visto e narrato dalla moglie di Aiace come se fosse stata partecipe delle stesse esperienze. Il palco si presenta semplice e spoglio, viene utilizzata solo una sedia coperta di vestiti stracciati e non ci sono particolari usi delle luci che si limitano a illuminare staticamente la protagonista per l’intero spettacolo; molto suggestivi sono i suoni che riproducono occasionalmente i rumori ambientali, si sente il mormorio della folla e il cinguettio degli uccelli rendendo le scene molto più immersive di quando non sarebbero state altrimenti.

Viola Graziosi diventa voce e interprete delle emozioni che il grande eroe greco provò negli ultimi anni di vita con l’intento di analizzare la personalità di Aiace secondo la mentalità più flessibile ed empatica propria di una donna. La protagonista appare vestita con panni logori e di un bianco sporco, parte da una scalinata alle spalle degli spettatori, si posiziona al centro del palco per poi tornare indietro a fine spettacolo.
Il furore eroico e la forte rabbia di Aiace vengono ben percepiti, le urla strazianti si alternano a significativi silenzi, momenti di rabbia ad attimi di pianto; il tentativo di esprimere la sensibilità  femminile appare subito nel personaggio tanto è vero che non viene perso l’impeto guerriero dell’uomo ma lo si fa sposare gradevolmente con l’emotività della donna, dunque salvaguardando il carattere di Aiace ma arricchendone l’esternazione delle proprie sensazioni attraverso l’assunzione di un punto di vista altro.

Nel finale – in cui viene narrato che Aiace torna a casa dalla madre intenta a intrecciare una coroncina di fiori – il personaggio si meraviglia nel sapere che quell’ornamento è dedicato a una donna sul fondo di un pozzo, ma, se Aiace non può capirne il significato, risulta chiaro per il pubblico: i sentimenti più umani quali la rabbia, la vergogna, la paura sono non solo di donna ma anche di ogni uomo, anche di chi ha l’animo inasprito da guerre e sangue, perché possiede, magari in fondo al cuore o in fondo al pozzo della sua anima, la capacità di mostrare anche i lati più emotivi della propria essenza.

L’analisi interiore delle emozioni, permettendo allo spettatore di immedesimarsi e offrendo le molte sfaccettature di Aiace, risulta però difficile da concentrare in soli circa quaranta minuti di spettacolo, così inficiando in parte l’empatia e l’immedesimazione del pubblico nelle vicende della donna che osservò e trasmise le ultime gesta di Aiace.

Lo spettacolo racconta allora di una leggenda ma anche di un uomo creando più livelli di interpretazione. Perché se, da un lato, si potrà facilmente riconoscere nella bella prova della Graziosi la forza, la fierezza e il profilo battagliero del personaggio, dall’altro, mentre le sue parole e le sue azioni rimandano continuamente alla caratterizzazione eroica tipica del teatro greco, si potrà intravedere l’onesta esaltazione dell’idea di come anche i grandi del passato siano tormentati e schiavi dei sentimenti, così connotando il proprio Aiace di un’umanità talmente straordinaria da far dimenticare di stare ad assistere a un racconto mitico.

Uno spettacolo molto stimolante tanto da voler rimanere un po’ di più in sala.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Lo Spazio

Via Sannio
dal 2 Al 7 maggio
dal martedì al sabato ore 20.30 domenica ore 17.00

Aiace
di Ghiannis Ritsos
traduzione di Nicola Crocetti
regia Graziano Piazza
assistente alla regia Ester Tatangelo
con Viola Graziosi
scenografia musicale Arturo Annechino
costumi Valentina Territo
registrazioni e mix David Benella