Quando le parole colpiscono più delle spade

Al Funaro di Pistoia torna Matej Forman, con uno spettacolo per bambini che solleva molti dubbi.

Nella giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, ascoltare il racconto de Le mille e una notte è un cortocircuito emotivo e psicologico abbastanza forte. E ascoltarlo in uno spettacolo per bambini, ossia Aladino (ultima fatica di Matej Forman), che si conclude con il perdono del re Shahriyār delle donne, in generale, e di Shahrazād, in particolare – alla quale non taglierà la testa perché, con le sue storie, lo ha sollevato dal dolore e perché, nelle 1001 e una notte, ossia in circa tre anni, gli ha partorito tre figli – non è solamente fastidioso, è un vero e proprio insulto alle donne. E ci spiace sentire un simile epilogo anche perché raccontato ai bambini, ai futuri uomini e donne che dovranno elaborare e sviluppare un proprio rapporto con l’altro da sé. Scivolone davvero poco aggraziato, questo, a livello pedagogico, sostenuto anche da un altro dettaglio poco convincente, l’aver detto che Shahrazād, con il suo narrare, abbia salvato gli “uomini”. Ora, non piace che gli esseri umani siano definiti genericamente uomini, ma piace ancora meno quando si consideri che il re Shahriyār tagliava la testa solo alle spose – donne, quindi, e non genericamente a tutti gli esseri umani presenti nel regno.
Ma spazziamo il campo dai discorsi educativi (che, nel caso del teatro ragazzi, vanno comunque presi in considerazione) e analizziamo cosa convince e cosa non convince dello spettacolo in sé.
Ovviamente, vista la grande maestria scenotecnica e il côté fortemente visionario di Matej Forman, convincono le atmosfere che ha saputo ricreare (soprattutto quella del bazar dove si compra e vende di tutto, comprese le storie); alcuni elementi come il dromedario che custodisce la caverna, o l’elefante dal quale si innalza la reggia nella quale dimoreranno, la loro prima notte di nozze, Aladino e la principessa Badr al-Budūr; la commistione con il teatro delle ombre (con rimandi soprattutto a quello giavanese); il mago che ricorda i demoni balinesi che sono bruciati sui roghi nella notte precedente il Nyepi (la giornata del silenzio). Questi, sono solo alcuni dei tanti rimandi culturali e teatrali che affollano la scena, ricreando un universo di senso alquanto coeso.
D’altro canto, però, l’intero racconto non è agito dai personaggi, bensì narrato, in italiano da Massimo Grigò – il quale, nonostante la bella voce e le intonazioni, non può supplire a una soverchiante staticità e mancanza di azione. E laddove i personaggi agiscono, spesso l’azione stessa risulta confusa. Ad esempio, non si capisce cosa sia successo ad Aladino quando il Mago compare alla sua reggia (dovrà supplirvi il narratore, raccontando i fatti); o, ancora, come riesca Aladino a conquistare il cuore e a sposare la principessa. Né si utilizzano le infinite possibilità del genio della lampada per creare situazioni e azione (a parte la comparsa di una serie di vassoi con frutta e leccornie in plastica o simil). In pratica, sembra di essere seduti in un bazar, dove un cantastorie ci narra un sunto di Aladino, piuttosto che a teatro per vedere uno spettacolo di marionette e ombre (e, del resto, le marionette sono ridotte all’osso: Aladino e la principessa; le ombre: Shahrazād e Shahriyār). Aladino, poi, sembra proprio quello che è: un pezzo di legno. Manca l’abilità che, per esempio, abbiamo applaudito a Mittelfest, nel 2011, quando i Betontanc e gli Umka.LV presentarono Show your face!, riuscendo a rendere espressiva una tutina da sci per bambini. Ma si sa, come dimostrano l’esperienza e la magia della Carlo Colla e figli (proprio in questi giorni è venuto meno l’ultimo erede di quella illustre famiglia, Eugenio Monti Colla), dare vita, di fronte ai nostri occhi, a una marionetta non è impresa da tutti.
Resta il ricordo della meravigliosa esperienza vissuta dai pistoiesi con Obludarium nel 2014, e che si spera si rinnoverà nel prossimo appuntamento con i fratelli Forman.

Lo spettacolo è andato in scena:
Il Funaro Centro Culturale

via del Funaro, 16 – Pistoia
sabato 25 novembre, ore 17.00

The Forman Brother’s Theatre presenta:
Aladino
di Matej Forman
spettacolo in italiano
narratore Massimo Grigò
regia Matej Forman
scenografia, costumi e marionette Josef Sodomka, Andrea Sodomková e Matej Forman
musica Daniel Wunsch
coreografia Veronika Švábová
luci Petr Goro Horký e Tomáš Morávek
suono Philippe Leforestier
marionettista 1 Radim Klásek ed Eleonora Spezi
marionettista 2 Tereza Hradilková
marionettista 3 Jan Bárta e Vít Maštalír
marionettista 4 Miroslav Kochánek e Jan Niesyt
direttore tecnico Josef Sodomka
produttore esecutivo Jakub Hradilek
costruzione e decorazione marionette Antonín Malon, Tereza Komárková, Martin Lhoták, Radomír Vosecký, Petr Horký e Vladimír Všetečka
produzione Theatre Jeu de Paume, Aix en Provence e Pilsen