Al teatro Franco Parenti va in scena lo sport maschile per eccellenza e, protagoniste di una storia diversa, sono le donne.

È curioso che, mentre fuori dal Franco Parenti, Milano era in fermento per la sfida di Champions, Milan – Manchester, un teatro gremito ascoltasse la storia – vera –  della sconosciuta squadra di calcio del Calais con una spiritosa quanto emozionante Marianella Bargilli – qui nel suo primo monologo – a ripercorrere la storica scalata della classifica di questa squadra di provincia verso la finale del torneo di Francia.

Calais è una cittadina d’Oltralpe considerata di passaggio, uno di quei paesi dove la vita scorre sempre uguale. Ma nel 2000 qualcosa cambia. Cambia il vento – recita il testo – e questo vento si sente in teatro: l’atmosfera si risveglia dal suo torpore di lunghe giornate uguali a se stesse, mentre Calais si rianima e prende vita. E tutto ciò è possibile grazie a una squadra di calcio. Pare strano da credere, al giorno d’oggi, quando andare allo stadio è come barricarsi in trincea, eppure il Calais ha saputo ricreare quello spirito – forse ormai perso? – del gioco. Sbaragliando tutte le avversarie riesce ad arrivare alla finale a Parigi, portando in campo ragazzi comuni – dilettanti. Ragazzi che di giorno lavorano al supermercato e la sera vanno ad allenarsi. Storia che, si intuisce, è metaforicamente applicabile anche al di fuori di un campo da calcio. La storia di Calais è infatti quella della gente semplice, di chi ancora sa emozionarsi per poco, è la storia fatta di grandi sogni, speranze e quei 15 minuti di notorietà che Andy Warhol aveva preannunciato sarebbero stati concessi a tutti.

“Pollicino che si mangia il gigante quotato in borsa”: così le testate dei più importanti quotidiani francesi definiscono quanto sta accadendo. Il gigante quotato in borsa è il Cannes, squadra di star e superstar – ma può anche essere inteso come il calcio in senso generale, fatto di copertine, tv e contratti milionari. Calais è Pollicino: i suoi giocatori sono ragazzi comuni, che nel calcio ci mettono tutta la passione e il senso di appartenenza che fanno di una squadra una vera squadra.

La Bargilli ripercorre, accompagnata da un trio d’archi, i giorni precedenti alla grande finale. Il ritmo è sempre più incalzante, si sperimentano: il fermento cittadino, le ansie, le aspettative, il senso di unione e la gioia della festa. Naturalmente ci si aspetta il lieto fine, ma la storia non sempre va come si vorrebbe. Il Calais perde, eppure gli spettatori che ascoltano questa storia – quasi fossero sugli spalti a gridare: «Alè Calais!» –  non rimarranno con l’amaro in bocca. Il gran finale c’è, basta vedere oltre. I giocatori del Calais alzeranno la coppa insieme ai campioni del Nantes, insegnando cosa sia il vero sport, ma soprattutto che i sogni, anche quelli grandi, sono alla portata di tutti.

Spesso per imparare qualcosa si guarda al passato, agli eroi, ai miti e alle grandi imprese, eppure anche nel semplice vivere quotidiano sono nascosti degli insegnamenti. L’entusiasmo e l’emozione che questo spettacolo comunica è merito sicuramente del testo scritto con sensibilità da Osvaldo Guerrieri; e della bravura della regista, una donna – Emanuela Giordano – che ha saputo mettere in scena questa avventura avvalendosi di un’unica attrice e pochi strumenti musicali. Ma soprattutto della delicatezza recitativa di Marianella Bargilli, accompagnata da Claudia Della GattaGabriele CurciottiStefano Marzolla, a dimostrazione, ancora una volta, che il lavoro di “squadra” porta lontano.

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti

via Pier Lombardo, 14  – Milano
Fino a domenica 28 Febbraio: da martedì a sabato ore 20.30 – festivi ore 16.00

Alè Calais
di Osvaldo Guerrieri
con Marianella Bargilli
regia di Emanuela Giordano
musiche di Bubbez Orchestra eseguite dal vivo da: Claudia Della Gatta (violoncello), Gabriele Curciotti (chitarra), Stefano Marzolla (contrabbasso)
produzione Teatro Stabile di Calabria