Il Teatro Ringhiera affronta il sentimento più banalizzato – che strugge i cuori, annebbia la mente, “ci fa amare come dèi e abbandonare da uomini”.

«Dicono che a santa Teresa bastasse pensare a Dio per sentire e rabbrividire fino alla lucidità. Beata lei che trovò un Dio che la amò tanto. Invece noi, comuni mortali, con appuntamenti terreni, con polmoni che cercano di abituarsi all’aria nera e desideri che marciscono nel tentativo di abituarsi a ciò che è permesso, abbiamo un’occupazione meno divina, destinatari meno perfetti e, quindi, amori più tormentati e meno eterni. Amori per cui non abbiamo altra spiegazione se non la loro esistenza, doveri e idilli che soffrono di malumori, arrivano in ritardo o lavorano troppo. Abbiamo la spaventosa fortuna di essere amati come dèi e la sfortuna di essere abbandonati come esseri di nessun conto. Ma allora, ne vale la pena?».

Questa la presentazione dell’Atir per lo spettacolo All’amore io ci credo, un mix di testo e musiche, con Sandra Zoccolan e Matilde Facheris, drammaturgia e regia di Marcela Serli.

Accompagnate da Sara Calvanelli alla fisarmonica e Loris Facchin alla chitarra, le due donne interpretano l’amore, attraverso le parole di autori e cantautori più o meno famosi: l’amore vero, l’amore disperato, l’amore dei vecchi coniugi, l’amore litigarello, l’amore dolce e quello passionale, l’amore segreto, il piccolo grande amore, l’amore da decifrare, l’amore eterosessuale e quello omosessuale, l’amore a cui credi, appunto. Le due attrici trasformiste interpretano di volte in volta i diversi personaggi delle loro storie: la donna, l’uomo, Adamo ed Eva, i giovani o i vecchi innamorati, mentre lo spazio si trasforma intorno e insieme a loro, da strada con i lampioni a giardino dell’Eden, da locale notturno a vecchia balera.

Giocando con la musica e con tutte le possibilità della voce, le due interpreti coinvolgo il pubblico nelle loro vicende d’amore che, in fondo, non sono diverse da quelle degli spettatori.

Gli attori della compagnia Atir hanno la capacità di usare il corpo assumendo posture aderenti al personaggio e, in questo spettacolo, si dimostrano all’altezza della loro fama. Alla fine della rappresentazione risulta strano che siano solo due attici a ricevere gli applausi.

La drammaturgia è ispirata a canzoni d’amore più o meno note di autori quali Ivano Fossati, Marco Masini, Leonard Cohen, Claudio Baglioni e Francesco Guccini, che da sempre prestano le loro parole agli innamorati. Ma non solo la musica contribuisce alla costruzione dello spettacolo, bensì le storie di Mark Twain, Italo Calvino, Pier Vittorio Tondelli, Paul Verlaine, Efraim Medina Reyes e tanti altri, che fanno da testo ai dialoghi dei personaggi. E a conclusione della pièce, dopo aver sentito parlare d’amore per un’ora e mezza, averne valutate le infinite possibilità ed essersi resi conto di quante volte si ha amato, sofferto e amato ancora, la frase che rimane in mente, citando le parole di Guccini, è: «Ditemi che ne valeva la pena».

E ne valeva la pena.

Lo spettacolo continua
Teatro Ringhiera
Via Boifava 17, Milanofino a domenica 24 gennaio
e da mercoledì 27 a domenica 31 gennaio
orari: da mercoledì a sabato, ore 20.45 – la domenica, ore 16.00

All’amore io ci credo
da un’idea di Sandra Zoccolan e Matilde Facheris
drammaturgia e regia di Marcela Serli
con Matilde Facheris e Sandra Zoccolan
accompagnate alla chitarra da Massimo Betti e alla fisarmonica da Loris Facchin
ideazione spazio scenico di Marcela Serli
realizzazione e tecnica di Pietro Paroletti
arraggiantamenti vocali di Sandra Zoccolan