I luoghi del mondo e dello spirito

Dal 26 al 28 maggio, la nona edizione di Festival Periferico ha trasformato il Villaggio Artigiano di Modena Ovest in un esperimento di teatro a cielo aperto per interrogarsi sulla reale possibilità dell’arte di «operare delle trasformazioni in luoghi che sembrano cementificati nel loro presente».

Visto da lontano, il senso del festival ideato e organizzato dal collettivo modenese Amigdala (Gabriele Dalla Barba, Federica Rocchi, Sara Garagnani e Meike Clarelli) potrebbe correre il rischio di venire semplicisticamente interpretato quale analisi e ricerca di una nuova relazione tra centro e periferia.

Infatti, se l’alternativa tra monadi (il centro e la periferia) poteva funzionare come ipotesi di lavoro per le nascenti scienze umane di fronte al compiersi dei poderosi processi di massificazione e industrializzazione socio-culturali del secolo scorso, oggi essa risulta totalmente inadeguata e priva di alcun senso e Periferico sembra averne preso atto.

Contaminando corpo artistico e corpo urbano in una suggestiva ambiguità, volgendosi a rinnovare una narrazione tanto canonica quanto obsoleta che costringe centro e periferia a una strutturale contrapposizione tra parti (la prima vitale e pulsante di cultura, politica ed economia, la seconda marginale), Amigdala raccoglie infatti una delle sfide più affascinanti e proprie della post-modernità, ossia strappare all’inutile banalità di ogni definizione eterodiretta l’individuazione e la funzione del rapporto mai interrotto tra spazi ed esseri umani per così poterne significativamente spostare il baricentro oltre la possibile riduzione in termini di consumo e capitale.

A mostrare con lancinante opacità come la periferia possa essere un’illusoria eterotopia, un luogo che, in realtà, possa macellare dentro la carne e il sangue di chi lo vive passivamente è il Villaggio Artigiano di Modena Ovest, un contesto «sorto nel 1953 […] grazie a un intervento pubblico di innovazione sociale ante-litteram» e attualmente caratterizzato da «estinzione del lavoro artigianale […] abbandono degli immobili […] degrado dello spazio pubblico […] assenza di verde urbano e convivenza interetnica», e che, a latere delle sue strade, degli edifici e delle assenze che lo innervano, continua a ricordare come nel recente passato fosse riuscito a distinguersi per l’imponente e qualitativa cultura del lavoro e della produzione.

Ciò che muove «un lavoro che connette attivazione territoriale, riflessione urbanistica e arte partecipata» e che vede nel progetto Periferico di OvestLab di rigenerazione di «una delle tante officine dismesse del Villaggio Artigiano», uno step di una «restituzione più ampia e articolata» non è l’ideologica affermazione di principio o un banale furore avanguardistico.

Raccolto il poetico suggerimento di Franco Armino di abitare i luoghi con «intimità e distanza», Amigdala segna difatti il solco di un percorso di straordinaria lungimiranza, accompagna lucidità a complessità e «focalizza ogni anno contenuti e proposte su un’area della città selezionata attraverso un lungo lavoro di ricerca che coinvolge anche architetti, urbanisti, imprenditori, ricercatori, giornalisti, cittadini e così via».

Il percorso non è affatto semplice e non può essere esente da punti deboli, come in particolare quello della complicatissima opera di tessitura con anime locali che allo stato attuale appaiono coinvolte e presenti solo in parte. Tuttavia, rispetto a tale questione il collettivo modenese rivela, opportunamente, di avere una chiara e consapevole strategia d’azione di rilancio per i prossimi tre anni di «una nuova fase del progetto OvestLab con cui […] radicandosi nell’ex-officina, […] avviare nello spazio e nel quartiere un nuovo presidio locale partecipato dei processi di rigenerazione del territorio». L’intenzione è di promuovere «processi continuativi in forme laboratoriali e sperimentali per ampliare progressivamente la durata del festival in una progettualità su scala annuale», cercare di accompagnare sempre maggiore inclusione e interpretare con un’intenzione affatto naif la dicotomia tra un centro non più ridotto a specchio per il turismo globale o alla conservazione museale (dunque promotore di solitudine nella moltitudine) e una periferia non più romanticamente elevata a contesto in cui si concentrano le condizioni più idonee per il fiorire della cultura e dell’arte, ma vissuta come comunità orizzontale e, di conseguenza, come autentico argine all’aridità dell’emarginazione.

In questo quadro di permeabilità al meticciato, di attraversamento dei confini rispetto ai quali si è ormai al di là ed è innaturale/disumano opporsi, Amigdala attribuisce al teatro e all’arte performativa un decisivo ruolo di migrazione delle coscienze da uno status quo (percepito immutabile) a margini operativi in cui potersi coltivare fuori dall’anonimato della massificazione e al periferico il luogo non di anacronistica isola geografica, ma di spazio fisico e simbolico, di riunione con l’alterità (etnica e sociale) in cui promuovere un’esperienza direttamente incisiva nell’individuazione del soggetto sociale.

Nella pratica, Periferico sviluppa questa volontà di esercizio condiviso attraversando e lasciando attraversare ex officine, strade e cortili del quartiere, imprese e case del Villaggio Artigiano, spazi in cui il Made in Italy ha conosciuto i fasti dell’eccellenza.

E, dalla delicatissima installazione La disobbedienza dell’acqua al (troppo) cervellotico Office for a Human Theatre, dalla strepitosa The Streetwalker (una galleria open air di ready-made in grado di innescare con sontuosa semplicità la compartecipazione del pubblico) ai Racconti Americani secondo i Muta Imago (una restituzione «per suoni e immagini» della banalità del disagio contemporaneo tratta dai meravigliosi testi di Herman Melville e John Cheever), che il Villaggio Artigiano fosse un esperimento sociale e politico di dimensione comunitaria lo ha ricordato uno dei momenti più potenti della tre giorni, lo sconcertante incontro – inopportunamente turbato dalla vis comica del conduttore Simone Francia – con Beppe Manni, celebre ex prete-operaio che, negli anni settanta, con Gianni Ferrari e Franco Richeldi fu co-protagonista di un radicale tentativo di applicazione pastorale dell’anelito rinnovatore del Concilio Vaticano II all’interno del Villaggio Artigiano. La sua è un’autentica perla di memoria che obbliga alla necessità di ripensare con responsabilità il valore e la funzione umanitaria della localizzazione, ossia della de-strutturazione gerarchica dei luoghi in cui cultura e natura devono necessariamente coesistere.

Perché se le periferie, fisiche o simboliche, rappresentano – di fatto – la distanza dai luoghi dell’Istituzione, la cui normatività ideale è spesso sinonimo di perdita del senso di realtà, la perturbazione promossa dalle fantastiche visioni del collettivo Amigdala rilancia non l’illusione di una terra promessa cui giungere da stranieri al termine di un esodo più o meno volontario, quanto l’intimo valore sociale di una cultura che, quando instabile perché libera, riesce nel proprio magico intento di facilitare la costituzione delle identità attraverso le differenze e, come auspicato, di «operare delle trasformazioni in luoghi che sembrano cementificati nel loro presente».

Periferico è un progetto di Amigdala
ideato e diretto da Federica Rocchi, Gabriele Dalla Barba, Meike Clarelli, Sara Garagnani
cura Federica Rocchi
suono Meike Clarelli
immagine Sara Garagnani
scritture Gabriele Dalla Barba
organizzazione, logistica, amministrazione Frida De Vreese
ufficio stampa Michele Pascarella e Silvia Mergiotti
social media manager Silvia Mergiotti
tecnica Davide Cristiani e Fabrizio Orlandi
coordinamento rapporti con il territorio Silvia Tagliazucchi
tirocinio Cuan Sommacal, in collaborazione con Master in Public History Università degli studi di Modena e Reggio Emilia e Istituto Storico di Modena
volontari Diego Fiori, Alberto Vezzelli, Paolo Credi, Dino Zanasi
con la preziosa collaborazione di Eredi Cavallini, Silvio Lolli -Fabele, LUOGO –spazio eventi con cucina, Bianco Creative Studio Design, Learco Menabue, Circolo Piazza, Angelo Fantoni e famiglia, Rossana Lusvardi e Angelo Canali, Silvia Sitton, Matteo Diici, Trame 2.0 e Laboratorio Tric e Trac, Emilia Romagna Teatro Fondazione
con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Modena; Quartiere 4 del Comune di Modena; Ministero per i Beni e le Attività Culturali
con il patrocinio di Regione Emilia Romagna
un ringraziamento a Nicola Ferrari; Patrizia Canali; Donatella Caselli;Angelo Canali; Andante Coordinamento Teatrale, Instabile 19, Teatro dei Venti, Drama Teatri, Aliante Cooperativa Sociale
punto ristoro a cura di: Keller
Nell’ambito di Andante 2016/17, progetto selezionato attraverso il bando Rassegne teatrali 2016 promosso e finanziato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Modena

Programma

Venerdì 26 maggio
dalle 17 alle 22.30
FILIPPO TAPPI
Con tendenza a perdere | da Ovestlab
installazione

dalle 17 alle 21
AMIGDALA
La disobbedienza dell’acqua | ex officina Cavallini Radiatori

ore 18.00
FILIPPO ANDREATTA (Office for a Human Theatre)
conversazione | LUOGO, partenza da OvestLab

ore 19.30
ISABELLA BORDONI
Adiacenze | per le strade del quartiere | partenza da OvestLab
performance itinerante

ore 21.30
COMPAGNIA ABBONDANZA BERTONI
Le fumatrici di pecore | Ovestlab
spettacolo

ore 22.30
Ceci n’est pas un dj set | OvestLab

Sabato 27 maggio
ore 10.30
Inaugurazione progetto Un Community Hub al Villaggio Artigiano (a cura di Amigdala e Associazione Archivio Architetto Cesare Leonardi) con la partecipazione di CLAUDIO CALVARESI | OvestLab

dalle 10 alle 23
FILIPPO TAPPI
Con tendenza a perdere | OvestLab
installazione

dalle 17 alle 21
RADHARANI PERNARČIČ
Skin-deep jag. The doors to deep skin – prima assoluta | Ovestlab
performance

ore 16.00
LEONARDO DELOGU
conversazione | cortili del quartiere, partenza da OvestLab

dalle 17 alle 21
AMIGDALA
La disobbedienza dell’acqua | ex officina Cavallini Radiatori

ore 17.30
ORME | visite guidate nelle imprese e case del Villaggio Artigiano | partenza da OvestLab

ore 19.30
ISABELLA BORDONI
conversazione | cortili del quartiere, partenza da OvestLab

ore 21.30
OFFICE FOR A HUMAN THEATRE
JA
site-specific version di squares do not (normally) appear in nature | Ex officina, via C. Della Chiesa, partenza da Ovestlab

ore 22.30
MUTA IMAGO
Racconti Americani: Bartleby | OvestLab
videoracconto

ore 23.00
Ceci n’est pas un dj set | OvestLab

Domenica 28
ore 10.30
Visite Laboriose a cura di ERT – Emilia Romagna Teatro Fondazione nell’ambito del progetto Un bel dì saremo. Narra BEPPE MANNI legge SIMONE FRANCIA | cortile di Ovestlab

ore 12.00
Geo Esplorazione
condotto da ANTONIO CANOVI (geostorico) fino al Laboratorio Tric e Trac e pranzo conviviale (a cura di Associazione TRame 2.0) | partenza da Ovestlab

dalle 17 alle 21
RADHARANI PERNARČIČ
Skin-deep jag. The doors to deep skin | Ovestlab
performance

dalle 17 alle 21
AMIGDALA
La disobbedienza dell’acqua | ex officina Cavallini Radiatori

ore 15.00
CLAUDIA SORACE (Muta Imago)
conversazione | cortili del quartiere, partenza da OvestLab

ore 16.30
CLAUDIA CATARZI
40.000 cmq | Ex officina, via C. Della Chiesa, partenza da Ovestlab
spettacolo

ore 18.00
ENRICO GABRIELLI
conversazione Musica tradotta e tradita | OvestLab

ore 19.45
ILARIA GRAZIANO E FRANCESCO FORNI
concerto | partenza da Ovestlab

ore 21.30
MUTA IMAGO
Racconti Americani: The river – prima assoluta | OvestLab
videoracconto

ore 22.30
Ceci n’est pas un dj set | OvestLab

INSTALLAZIONI
Venerdì 26, sabato 27, domenica 28 dalle 10 alle 24
LJUD
Streetwalker | Installazione per le strade del quartiere

FILIPPO TAPPI
Non un manifesto | Installazione per le strade del quartiere e della città

CESARE LEONARDI
Paesaggi Domestici (a cura di Archivio Architetto Cesare Leonardi) | Ovestlab

SILVIA TAGLIAZUCCHI, GIULIA FIORILLO, MARIA GRAZIA ARGENTIERI
OvestMaP | mappatura partecipata del Villaggio Artigiano
in collaborazione con CivicWise e Architetti di Strada

Venerdì 26 e sabato 27 dalle 16 alle 20
ANGELO FANTONI
Casa/studio aperta | via Rinaldi, 81

Domenica 28 dalle 16 alle 21
FEDERICO LOMBARDO
Identità artificiali | Bianco Creative Studio Design – via Emilio Po, 111