Un altro luogo, un’altra vita, altrove…

Paola Ponti è l’autrice di Altrove, uno dei 24 frammenti del polittico teatrale Ritratto di una Capitale, rappresentato al Teatro Argentina nel 2014, allargato a atto unico per il pubblico del Piccolo Eliseo di Roma.

Un padre e un figlio si aggirano di notte in un misero parco giochi di una periferia romana. Vivono di espedienti, il primo massimizzando il profitto in loschi e sempre precari investimenti immobiliari, il secondo spacciando droga. Arriva a fare tremila euro al mese: non male per uno che ha la terza media. Malgrado questo, ha la sensibilità per suonare il flauto. Aspettano qualcuno; il padre vuole che suo figlio – Mario – faccia fuori un uomo che passerà di lì a poco. Passerà una ragazza invece. Si chiama Julie, è francese. Ha perduto una scarpa; deve andare a Vigna Pia, e si è perduta in un quartiere che non conosce.

La ragazza incalza il giovane. Perché è lì? Cosa fa nella vita? Quale sogno nutre? Alla parola “sogno”, Mario si inalbera. Naturalmente si sente preso per frocio. Per Julie due persone che si incontrano per caso fanno conversazione, ma Mario alle domande di lei si sente come oscenamente scrutato. Non si sente bravo a parlare, ma gli piace suonare: il flauto è la voce degli angeli, una voce che non ha bisogno di significare nulla. Suo padre invece è istruito. Ha letto tanti libri, ma la conoscenza che ne ha tratto si esaurisce nell’aneddoto enigmistico: la coca-cola è nata verde, come Babbo Natale, che era verde perché irlandese. Il diamante fonde a tremilacinquecento gradi; a Parigi non c’è il mare ma ci sono le spiagge. L’accendino è stato inventato prima dei fiammiferi. Nessun luogo e nessun tempo è quello giusto per nascere.

Sollecitato dalle incalzanti domande di Julie, Mario ammette che sì, ha un sogno, quello di suonare il flauto nella banda del quartiere, ma non si sente abbastanza intelligente per imparare. I topi sono intelligenti, che sanno sempre dove nascondersi. Mario ha la vita piena di topi, topi che si nascondono dentro, fuori, in suo padre, nei bar del quartiere, dove una donna quando entra si sente impudicamente spogliata dagli sguardi degli uomini, topi anch’essi.

Ora è il figlio che vuole fare conversazione con suo padre. Vuole sapere chi è, qual è la misera eredità che li appesantisce. Perché suo padre ha letto tanti libri, ma ha solo la terza media? Il veleno di un peccato originale, commesso chissà da chì, chissà quando, si tramanda da intere generazioni. «Ho preso la terza media e ho preso ottimo e ottimo. L’esame de latino? Ho preso ottimo pure a quello» esclama suo padre, in un ribollire di rabbia per qualcosa che doveva rimanere nascosto, come un topo. Cosa? Papà che riempie mamma di mazzate; lei scappa, e lui finisce – da ferroviere – ubriaco sotto a un treno. Accendini e fiammiferi appiccano lo stesso fuoco, che fa ardere da sempre le vite che si abbeverano ad un sangue avvelenato.

«Ma perché famo sta vita de merda?» si chiede Mario quasi tra sé. Ogni personaggio è stato scritto altrove, e ripete la stessa vita che si è già fatta destino. È possibile cancellare la pagina e la sua scrittura automatica? «Vorrei essere senza scopo» ammette Julie, come il sogno che la muove, e vorrebbe muovesse anche quel compagno improbabile, incontrato in un parco. «Dura tutto un secondo, e siamo morti» esclama.

Gli attori Massimo De Lorenzo, Mario Russo e Costance Ponti tengono acceso per il pubblico un grumo fiammeggiante e inestricabile di corpo, anima e voce, che prende alle spalle, e non lascia la presa sullo spettatore, come in una domanda che rimane inevasa. La scena scarna, il semplice suono di un flauto, le voci che cercano di dimenarsi tra un desiderio di morte e uno di vita, assalgono al cuore, e al singolare desiderio che ci fa ospiti, qui al Piccolo Eliseo. Un sogno non deve essere detto, deve solo essere chiesto. Tutto il resto dura un secondo, e siamo già tra la vita e la morte.

Lo spettacolo continua
Piccolo Eliseo

Via Nazionale 183, Roma
dal 16 al 27 novembre
martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 20 – mercoledì e sabato ore 17

Altrove
scritto e diretto da Paola Ponti
consulenza al testo Alessandro Paderno
con Massimo De Lorenzo, Constance Ponti, Mario Russo
scene Sonya Orfalian
luci Danilo Facco
musiche Alessio Mancini
produzione compagnia della luna