Semplicemente umani

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Silvia Zoffoli porta in scena problemi e fragilità di una giovane donna disabile.

Amalia, lavoratrice presso un museo di arte contemporanea, è una giovane guida annoiata di fronte al tempo lavorativo che sembra non finire mai. La lunga attesa diventa occasione per pensare e riflettere sui propri sogni e sulle proprie ambizioni, ma anche per ripercorrere le tappe fondamentali della sua vita: l’infanzia, l’adolescenza, l’approdo all’università. Tappe importanti e non facili per chiunque, ma ancora di più per Amalia, sorda della nascita.
Silvia Zoffoli, vincitrice di OFFerta Creativa (2014) e primo premio Monologhi Sipario Autori Italiani (2012), porta in scena al Teatro Sala Fontana un intenso e toccante monologo che si confronta col tema della sordità, raccontandolo con estrema lucidità.
Presentare a teatro la disabilità, senza apparire retorici o fuori luogo, non era compito facile, ma si può affermare che Silvia Zoffoli sia riuscita nell’impresa, mettendo in evidenza l’abbondante ignoranza che ancora avvolge l’universo dei non udenti (come il definire sordomuta una persona che, semplicemente, non ci sente, semplificando qualcosa di così complesso come la disabilità uditiva).
Lo spettacolo si muove fondamentalmente su due piani e sull’antagonismo tra la voce interiore di Amalia – soave e delicata – e il mondo esterno – dove tale voce diviene incerta e dai colori acidi -, in cui lei è costretta a lottare contro tutto e tutti per essere capita, dovendo inevitabilmente presentarsi come una disabile ed esibire una sorta di “libretto delle istruzioni’’. La protagonista combatte per essere accettata e al contempo sembra rifiutare tutti, creando situazioni dai toni inevitabilmente tragicomici che rendono lo spettacolo decisamente piacevole e scorrevole.
In tale arduo percorso di accettazione di se stessi e degli altri, la disabilità diviene solo il pretesto per parlare delle difficoltà imposte, da un lato, da una società in cui gli aggettivi divengono sempre più importanti dei sinonimi, e, dall’altra, della lotta dell’individuo per non essere inserito in categorie preconcette, ma ribadire con fierezza la propria diversità e unicità (in tal caso, appunto, quella di essere “Amalia e basta’’).
Lo spettacolo è, in definitiva, un riuscito manifesto alla bellezza della fragilità umana e a quell’Amalia che c’è un po’ in ognuno di noi.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Sala Fontana
via Gian Antonio Boltraffio 21, Milano
il 5 e il 6 marzo 2015

Amalia e basta
di Silvia Zoffoli
regia Silvia Zoffoli
con Silvia Zoffoli
scene Leonardo Carrano
disegno luci Camilla Piccioni
costumi Maria Grazia Lasagna Mancini
strutture scenografiche Carlo e Roberto Zoffoli
assistente alla regia Ilaria Montagna