Dialogo tra Autori

Va in scena a Officina Teatro di San Leucio, a Caserta, Amleto FX di Vico Quarto Mazzini, effetti speciali di un dramma senza tempo.

È probabilmente la personalità di più complessa definizione, quella che dà il nome alla celebre e omonima tragedia shakesperiana. Personaggio dell’atto mancato secondo Adorno, emblema nietzschiano dell’assoluto nichilismo,  incarnazione del titanico eroe romantico per Goethe e del malinconico patimento per una vita oscura e incapace di farsi opera d’arte secondo Oscar Wilde, il principe di Danimarca rappresenta il drammatico esito dell’ormai avvenuta divergenza tra volontà e ragione, inevitabile soluzione di un’esistenza a confronto con il proprio perentorio destino di inadeguatezza. Amleto sa cosa fare, vuole farlo, ma questi due atti non saranno mai sintonizzati all’unisono l’uno con l’altro, dunque nelle condizioni di compiersi. Per lui, nessun appagamento potrà essere possibile, non della sete di vendetta, tantomeno dell’amore, neanche della riconciliazione con l’amico Laerte.

È attraverso un totale controllo gestuale e vocale che Paolocà restituisce un flusso di coscienza adamantino nell’alternare contaminazioni pop e riferimenti al contenuto originario, nonché lucidissimo nel(lo) (s)travolgere anche il più celebre soliloquio della storia del teatro, senza disperderne il senso, mentre è in virtù di una indovinata scelta di omogeneità dell’intonazione e dell’interpretazione tragica che l’artista romano (ma barese  d’adozione) riesce splendidamente a demandare alla soggettività di ogni astante la percezione comica o umoristica della rappresentazione, portando l’attenzione del pubblico nel territorio del (com)patimento più intimo.

Perso via via il sincero conforto dei miti generazionali del nostro tempo (da Kurt Cobain ad Amy Winehouse, da Marylin Monroe a Robin Williams e Luigi Tenco), il climax ascende calmo e privo di parossismo, sciogliendo questo Amleto dentro un’ilarità costantemente dolorosa (anche quando nascosta dietro lo squallore di occhiali kitsch, mortificata dalle «castrazioni tecnologiche» di una notifica di scrittura lasciata sul social di turno o di un video del padre perso nella cartella documenti) e fuori in un corpo e in un mondo mai lievi, quest’ultimo «atomo opaco del Male» ricordato in una amorevole e infantile interpretazione della pascoliana X Agosto.

Soggetto di una storia senza fine, Amleto percorre sentieri spezzati all’interno di una abbondanza scenografica a tratti geniale nel ribaltare le funzioni liberatorie della celebre woolfiana stanza tutta per sé; materializzando in tal modo un asfissiante contenitore da cui la mente e lo sguardo del protagonista saranno costretti a vedere e vivere il mondo come da dietro quella finestra disegnata con La camera di Vincent ad Arles del fool Van Gogh, non a caso un’altra (più consona al contesto) celebre stanza tutta per sé.

Dell’allestimento di Vico Quarto Mazzini, che già la nostra Mailè Orsi aveva avuto modo di ammirare a La Spezia, durante le selezioni di In-Box del 2015 (e alla cui recensione rimandiamo per una più dettagliata analisi del suo svolgimento), sorprende allora la capacità di muoversi con delicato e riuscito equilibrio tra il rispetto filologico di un testo classico (da cui cita testualmente con grande naturalezza) e l’urgente esigenza di una sua credibile attualizzazione di allusioni esplicite, mai forzate o decontestualizzate, a quella civiltà tecnologica di cui, invece, è figlio il suo attuale artefice. Così plasmando una inedita visione autoriale e una convincente fusione di orizzonti.

Lo spettacolo è andato in scena:
Officina Teatro, San Leucio (CE)
2 aprile 2016, ore 21.00
3 aprile 2016 ore 19.00

Amleto Fx
uno spettacolo di e con Gabriele Paolocà
collaborazione alla regia Michele Altamura, Gemma Carbone
scene Gemma Carbone
disegno luci Martin Emanuel Palma
produzione VicoQuartoMazzini, Progetto Goldstein, Teatro dell’Orologio
Selezione IN-BOX 2015
Premio Direction Under 30 – TEATRO SOCIALE GUALTIERI