Al teatro Libero di Milano, il comico di Guida al Campionato dimostra come la perdita di memoria accompagni l’uomo dalla nascita fino alla morte. Un percorso circolare in cui però gli spettatori si ricordano sempre di non trattenere il sorriso.

Perdere la memoria o far finta di perderla, dimenticare ma senza essere dimenticati, potrebbero essere questi gli interessanti spunti offerti da Max Pisu, nella sua ultima fatica teatrale, Amnesìe. Uno spettacolo che, probabilmente, oltre ai significati di cui si carica sul palcoscenico, porta in seno un messaggio autobiografico dell’attore meneghino che da troppo tempo è identificato solamente con la sua maschera più famosa – quel Tarci che lo ha lanciato a Zelig, prima, e in altri show televisivi, poi – oscurando alla memoria le capacità di essere anche trattenitore dal vivo. Succede – e il nostro Max non è l’unico esempio di questo tipo di fenomeno – e, per invertire la tendenza, ha deciso di ripartire proprio dal teatro Libero di Milano. Amnesìe racconta in ordine cronologico la banale vita di un uomo qualunque che, nelle fasi salienti del proprio percorso, ricorre sempre nell’intoppo di perdere la memoria. Tutto osservato, ovviamente, in chiave comica: le varie amnesìe interrompono il ritmo piatto delle situazioni nelle quali il nostro uomo qualunque si ritrova e intervengono, a volte, in suo aiuto e supporto, in altre, alla distruzione della tranquillità del quotidiano.

La comicità soft di Pisu si sviluppa a livello di mimica e gestualità, ma anche di scrittura, per uno spettacolo che – nella sua semplicità – non distrae e lancia alcuni spunti di riflessione interessanti. “Dove siamo e da dove veniamo” non sembrano essere i nodi cruciali dell’esistenza dell’eroe e, anche se lo fossero, Max avrebbe troppo poca memoria per riuscire ad elaborare una parte construens e una destruens della tesi. Piuttosto, ciò che attrae lo spettatore è la capacità del protagonista di essere solo in scena e, contemporaneamente, sempre a colloquio con qualche fantomatico compagno, rivelando quanto effimera sia l’esistenza e quanto poco possa aiutare la memoria nelle fasi salienti del percorso. Capita così di comprendere il perché della smemoratezza di un padre a colloquio con la figlia quando l’argomento da trattare è la politica, oppure quanto possa essere complicato convincere la propria moglie che il tradimento appena consumato a una festa, davanti agli occhi di tutti, è solo un’invenzione dovuta alla carenza di fiducia del proprio coniuge. O, ancora, quanto possa risultare improbabile convincere un amico, in punto di morte, che la vita è bella – senza incappare in gaffe clamorose. In ogni episodio la memoria sgambetta il nostro Pisu senza dargli tregua, fino a giungere al ribaltamento finale della vicenda: l’ultimo punto di questa circonferenza mostra infatti il capovolgimento totale dei canoni – sostenuto dal testo.

Sarà la vecchiaia – per logica e fisicamente il momento in cui la nostra attenzione si riduce drasticamente – a regalare gli unici veri attimi di lucidità al protagonista che, nell’analisi e nei ricordi, dimostrerà come si possa vivere senza memoria – intendendo per memoria quella storica dei fatti.

Max Pisu, al contrario, ricorda a tutti noi di non essere solo legato agli stereotipi tv ma di avere nelle proprie corde altre note interessanti da suonare. La sua comicità leggera e mai volgare sembra ricordare malinconicamente la Milano di una volta – coperta dalla coltre di nebbia fino a primavera. L’anziano, rappresentato nell’ultima scenetta, incarna il classico personaggio del baretto di periferia – dove la voglia di dimenticare tutti i problemi chicchierando con gli amici esiste ancora.

Grazie allora al signor Pisu che, con le sue Amnesìe, ci ha rammentato che la sua maniera di far sorridere ha davvero mille volti.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Libero
via Savona 5 – Milano
fino a lunedì 21 febbraio

Amnesìe
testi Max Pisu e Riccardo Piferi
regia Riccardo Piferi
musiche originali Franco Serafini
con Max Pisu