Foto di famiglia

Antropolaroid di Tindaro Granata è lo spettacolo andato in scena nell’ambito della rassegna teatrale de Il Giardino della Memoria, all’interno della Sala Montanari, riuscendo a coinvolgere il numeroso pubblico.

Antropolaroid è il primo spettacolo firmato nel ruolo di autore-regista-inteprete da Tindaro Granata, che dal 2011 vanta il Premio Associazione Critici Italiani, il Premio Fersen e il Premio Mariangela Melato.
Si tratta, infatti, di uno spassoso, quanto drammatico, album fotografico di famiglia, sfogliato in scena con poliedricità dall’attore-regista. Una sorta di breve Cent’anni di solitudine in versione sicula. Il racconto di una famiglia siciliana, quella dello stesso Tindaro, che si incrocia inevitabilmente con fatti di cronaca malavitosa (dominata dalla figura di Badalamenti), usanze popolari e tentativi di riscatto, ma che a suo modo, tra alti e bassi, si batte per correggere la fede nell’immutabilità del destino condensata nell’assioma che «chi nasce pescatore muore pescatore!».
Nella famiglia Granata il destino si tenta quanto meno di dominarlo, anche con scelte che si riveleranno non sempre corrette. Così, su una scena semplicissima, ma resa ricca dalla forte presenza dell’attore, si consumano vari tentativi di influenzare sulla direzione del proprio destino. Si parte dal bisnonno, Francesco Granata, che decide di non lottare contro le lente sofferenze del cancro e di morire di propria mano, lasciando la moglie Concetta e cinque figli. Nel 1944, poi, Maria Casella sceglie di sfuggire al matrimonio combinato dal padre sposando Tindaro Granata, figlio di Francesco. Quest’ultimo, senza un lavoro, si fa coinvolgere in un delitto mafioso ordinato da Badalamenti di Patti. Segreto che si terrà eternamente per sé. E ancora Teodoro, figlio di Tindaro e Maria, deciso a sottrarsi ai condizionamenti dell’ambiente siciliano, parte per la Svizzera, dove impara il mestiere di falegname. Poi, fidanzatosi con una siciliana, sceglie di tornare nella propria terra. Solo che la Sicilia non è la Svizzera e per ottenere dall’autorità competente la licenza di aprire la falegnameria è costretto a ricorrere ai favori degli amici potenti. Ecco di nuovo allora Badalamenti, che lo aiuta ben volentieri, naturalmente in cambio della disponibilità a ricambiare con altri favori.
In questo modo la famiglia Granata torna a legare il proprio destino alla famiglia Badalamenti, un legame che sembra essere destinato all’indissolubilità. Ma non sarà così. Sia perché Tindaro, ultimo arrivato, ha ben altro in mente, sia perché la famiglia Badalamenti viene coinvolta nel maxi processo per mafia. Questa situazione spinge alla disperazione il nipote di don Badalamenti, Tino, che decide di suicidarsi lo stesso giorno in cui Tindaro, suo compagno di leva, parte per Roma per fare l’attore.
Antropolaroid è uno spettacolo semplice e snello, fine ed elegante. Un rapido susseguirsi di ritratti, o meglio di flash, di personaggi (a questo allude il curioso titolo, incrocio di antropos – uomo in quanto esponente della specie – e polaroid, la più nota macchina fotografica a sviluppo immediato usata negli anni settanta-ottanta). Tutti interpretati da Tindaro Granata, ne vengono tracciati solo i tratti indispensabili a trasmettere l’essenza e il senso della storia di una famiglia semplice come tante in Italia. Tra personaggi caratteristici, spesso grotteschi, risate del pubblico e momenti emozionanti, viene rappresentata una storia tipicamente italiana (soprattutto del sud) degli ultimi novant’anni del nostro paese. La potenza del mezzo teatrale è ben usata da Granata attraverso il giusto ritmo, la gestualità e il colore dato dal dialetto siciliano. Giustamente dosato, tranne in un paio di momenti che meriterebbero qualche affinamento. Un racconto pieno di ottimismo, che appunto sembra smentire la comune convinzione che «chi nasce pescatore muore pescatore!».

Lo spettacolo è andato in scena
Sala Montanari del Parco della Memoria di Ustica

Parco della Zucca – via di Saliceto 3/22, Bologna
Giovedì 24 luglio 2014, ore 21.30

Antropolaroid
regia, di e con Tindaro Granata
scene e costumi Margherita Baldoni e Guido Buganza
rielaborazioni musicali Daniele D’Angelo
suoni e luci Matteo Crespi
produzione di Proxima res
durata 1h
ingresso libero