Ieri, oggi, domani

Il progetto triennale promosso da Regione Toscana e Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana arriva a quota due: tempo di primi bilanci e di nuove sfide.

Ieri. A Prato, Marisa Fabbri si trasforma nella menade dionisiaca che abita le camerate e i saloni dell’ex orfanotrofio Magnolfi. Charles Mingus intesse Flowers for a Lady tra le corde del suo contrabbasso. Mama Afrika canta la sua world music multicolore mentre l’Apartheid insanguina il suo Paese.

Oggi. Alcune istituzioni, come la Regione Toscana e la Soprintendenza Archivistica e Bibliografica della Toscana, ma anche la Fondazione Teatro Metastasio e il Centro culturale Il Funaro di Pistoia, si domandano come preservare il ricchissimo patrimonio teatrale toscano, sia a livello iconografico che archivistico – costituito da video, tracce audio, materiale amministrativo, appunti e lettere, registrazioni, fotografie, manifesti e copioni. E, soprattutto, come rendere questo materiale fruibile non solamente per gli addetti ai lavori ma per la comunità nel suo insieme, quel pubblico che è indispensabile al rito laico del teatro perché senza lo specchio dello spettatore, l’attore rimarrebbe muto.
Il progetto Archivi dello Spettacolo 2016/2018 si pone quindi come un primo tassello per edificare almeno una casa virtuale dove conservare le tracce di un passato recente, che possano fornire dati e informazioni agli studiosi, ma anche spunti di riflessione critica e metodologica per gli operatori del settore, e infinite curiosità per un pubblico giovane che forse stenta a comprendere, oggi, in tempi di blockbuster ed effetti speciali, la magia ma anche le difficoltà pratiche, le ricerche estetiche e l’impegno etico del fare teatro. Il progetto, partito nel 2016, grazie al lavoro di studenti e docenti della Scuola Normale Superiore di Pisa, sta raggiungendo quota 80: ossia, un primo numero di registrazioni di concerti (soprattutto di musica jazz e classica) e spettacoli, realizzati al Metastasio tra il ’64 e il ’73, che attraverso la digitalizzazione saranno salvati dalla corruzione del supporto e archiviati in un formato consultabile.
Una seconda fase del progetto prevede l’individuazione e il censimento del lavoro di altre otto Compagnie toscane – tra le quali Virgilio Sieni, Lombardi-Tiezzi e Krypton. A noi viene da pensare immediatamente anche a un’altra Compagnia, che non solamente ha fatto la storia del teatro di ricerca in Toscana, perché Marconcini-Daddi, con i loro cinquanta anni di esperienza, i contatti con il mondo teatrale da Barba a Grotowski e la lunga collaborazione con Straub-Huillet, potrebbero essere una ricchissima fonte di informazioni ma anche un’interessante scoperta dal punto di vista dei metodi di lavoro (ricordiamo, ad esempio, i copioni utilizzati dalla Compagnia con gli appunti di Straub). E qui ci poniamo una domanda. Come rimettere in vita, in circolo, questo immenso patrimonio? La consultazione e divulgazione sono imprescindibili, come la conservazione del materiale originale, ma mettere in vita (e non solamente in scena, come avviene nella non-scuola del Teatro delle Albe) vale non solo per i classici, ma anche per quello che il materiale archivistico può celare e rivelare.

E arriviamo a domani. In effetti, la terza parte del progetto, perseguita dal Centro culturale Il Funaro di Pistoia, ci pare particolarmente interessante e da arricchire con altre proposte. Al Funaro, infatti, hanno pensato di trasformare parte del materiale fotografico dell’archivio Andrés Neumann in un cine-documentario, Pina Bausch a Roma, di Graziano Graziani. Ma, soprattutto, di mettere in scena (e ridare nuovamente vita) ai materiali relativi all’esperienza di Pina Bausch a Palermo, che portarono alla costruzione di quello spettacolo voluto dal sindaco Leoluca Orlando, nel 1989, e che debuttò nel gennaio del ’90 al Teatro Biondo come specchio fedele di una Sicilia che si stava lacerando tra i vecchi poteri mafiosi e politici, e le nuove aspirazioni di una generazione che pretendeva il cambiamento.
Rimettere in vita i materiali è il domani. Le iniziative del Funaro possono essere una strada percorribile. Così come incontri, laboratori e altre forme di scambio tra coloro che hanno fatto e coloro che fanno teatro, non dimenticando mai il pubblico – sia quello affezionato ma soprattutto le nuove generazioni, gli spettatori di domani.